La stagione sportiva della pallacanestro italiana sta per ripartire ma le incognite su quella che potrà essere la presenza effettiva del pubblico nei palazzetti rimangono ancora molte.
Dopo le disposizioni del Governo di un paio di settimane fa che prevedono la possibile apertura dei palazzetti solo al 25% della capienza dei vari impianti, l’intervento forte della Lega Basket e della FIP ha portato ad un miglioramento delle condizioni fino al 35%.

Un obiettivo importante raggiunto dagli organi istituzionali dello sport con la palla a spicchi che però non basta per poter dare ossigeno alle società, schiacciate dall’ultimo anno passato senza pubblico e quindi con la voce più importante dei bilanci, quella sugli incassi del botteghino, fermi a zero. Per la ripartenza del movimento è necessario, secondo gli addetti ai lavori, una decisa ed ulteriore manovra di apertura che permetta almeno di portare al 50% della capienza la possibilità di apertura al pubblico negli impianti al chiuso, con la prospettiva di arrivare alla completa riapertura.

Una presa di posizione decisa proviene direttamente dal presidente della Lega Basket Umberto Gandini, il quale, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, fa sapere come il 50% sia obiettivo da rendere concreto il prima possibile, per poi toccare quota 100 al più presto: “La Lega Basket ha scelto di portare all’attenzione dell’esecutivo, attraverso Valentina Vezzali, un piano per ritornare al 100% della capienza degli impianti. Gli ingressi saranno possibili solo per chi ha il Green Pass o la doppia dose vaccinale o è guarito dal covid. Su questo punto noi ed il volley siamo perfettamente allineati. Siamo passati dal 25% al 35% di capienza. Ora sono stati presentati numerosi emendamenti che mirano ad ottenere il 75% per gli stadi ed il 50% per i Palasport”.

“La decisione del Governo di aprire solo al 35% la capienza degli impianti indoor è ingiusta, ingiustificata ed iniqua – questa l’opinione di Mauro Fabris, Presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile -. Ingiusta perché tratta gli sport indoor in maniera diversa dal calcio ed altre attività. Non se ne capisce il perché, dato che il green pass viene utilizzato per autorizzare il riempimento, ad esempio, dei ristoranti al 100%, dei treni all’ 80%, degli stadi al 50%. Ingiustificata perché il governo dovrebbe spiegarci come ritenga sia più agevole, ad esempio, controllare il rispetto delle norme sanitarie per l’entrata e l’uscita di 35mila spettatori allo stadio di San Siro e questo non possa essere valido per l’accesso a strutture, come gli impianti indoor, dove l’afflusso e il deflusso degli spettatori e il controllo del rispetto delle norme sanitarie è sicuramente più semplice considerata la capienza enormemente minore degli impianti al chiuso. Infine, iniqua perché deve essere assolutamente cancellato il limite del 35% di capienza, in modo da consentire alle società di vertice della pallavolo femminile italiana, dopo due anni di sacrifici enormi per mantenere in vita i nostri campionati riuscendo al tempo stesso a vincere quanto c’era da vincere in Europa e nel Mondo, di poter tornare a contare sul pieno sostegno di sponsor e degli appassionati“.

Una volontà decisa, quella del mondo della pallacanestro e della pallavolo, di tornare a riempire completamente i palazzetti per ridare energie ai club, economicamente schiacciati nell’ultimo anno e che non potrebbero sobbarcarsi totalmente l’onere di affrontare un’altra stagione con lo stesso problema dei ricavi, altro punto che il presidente della Lega Basket Gandini tiene a precisare: “Il fatto che le società non abbiano ancora un paracadute nel caso in cui siano costrette a chiudere i palazzetti dopo averli riaperti non va bene. Per questo ho chiesto che il Governo stabilisca prima della partenza della stagione le decisioni che verranno adottate per far fronte a questa eventualità. Non è possibile che tutto il peso economico di una situazione simile gravi ancora sui club. L’unico vero ristoro che hanno ottenuto è arrivato dal Sostegni Bis, che attende ancora il decreto attuativo”.

Alessandro Burin

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