Ti piace vincere facile? Cioè, chi gratta (la Pro Patria) e chi vince (il Padova). Il day after dello “Speroni” gira tutto intorno al buco della crew arbitrale sulla sbracciata di Busellato ai danni di Stanzani. Un episodio che al 25’ del primo tempo avrebbe potuto mettere il match su tutt’altra china.
Intervenuto telefonicamente a “Bustosport del Lunedì” su Radio BustoLive, a proposito dell’omissione di Arace di Lugo di Romagna, il DS biancoblu Sandro Turotti non ha dubbi: “Un episodio molto grave. Loro dovevano rimanere in 10 e la gara poteva avere un epilogo diverso. Forse il direttore di gara non ha visto. Ma con le riprese di Sky è stato chiarissimo. Un fatto che ci ha penalizzato molto. A volte il quarto uomo non dovrebbe servire solo a richiamare le panchine. A fine partita ho parlato con Colombo. Arace gli ha detto che se avesse visto avrebbe mandato fuori il giocatore del Padova. Si è difeso così. Ma alla fine serve a poco. Per noi fare risultato con squadre come il Padova (per cui è opportuno il paragone con il Monza di 2 anni fa) è già difficile. Figuriamoci con episodi del genere. Sotto di un gol e con l’uomo in meno avrebbero certamente fatto fatica a recuperare”.

Per allargare il discorso, nelle prime 5 giornate il nuovo designatore Ciampi ha già assegnato 3 matricole alla Pro Patria. Non ieri per la verità. Al Padova ancora nessuna. C’è una diversa sensibilità tra le favorite per la promozione e tutte le altre?  
“Sicuramente è così. Già negli anni scorsi. Lo dicono i numeri. Ieri però era un quarto anno. Tra l’altro tra i più seri candidati a fare il salto di categoria…”.

Passando al piano esclusivamente tecnico, terza rimonta subita dopo quelle con AlbinoLeffe e Piacenza. Punti di contatto?
“Credo nessuno. Solo che ci siamo fatti rimontare. Con l’AlbinoLeffe c’è stato un vistoso calo fisico. Con il Piacenza nel finale abbiamo patito l’impossibilità di fare i cambi a centrocampo che Prina avrebbe voluto. Per gestire meglio la palla e tenere la squadra alta. Ieri è stata una prestazione decisamente superiore. L’aspetto fisico è c’entrato poco. Loro hanno chiuso gli spazi, Piu ha avuto un problema atletico e non ha potuto dare il suo contributo”.

Prina ha di fronte un’avventura molto sfidante. Inevitabile dopo un quinto posto che non rappresenta esattamente la dimensione della Pro Patria attuale. Cosa ne pensa? 
“Deve affrontare una doppia difficoltà. Quella di arrivare dopo un allenatore come Javorcic che ha fatto molto bene. Chiunque incontrerebbe delle difficoltà. Basta guardare grandi squadre. Come la stessa Juve nel passaggio tra Allegri e Sarri. La seconda difficoltà è che la Pro Patria deve mantenersi nei budget, far giocare i giovani e difendere la categoria. Il quinto posto dell’anno passato era un’anomalia. Io dico sempre: salviamoci! Poi se possiamo fare qualcosa in più…”.

Sono stati espressi giudizi anche molto ruvidi sulla scelta di affidare la panchina a Prina. Un allenatore che conosce da tempo per le comuni radici biellesi. Come risponde? 
“Bisogna saper distinguere il piano tecnico da quello personale. Conosco Prina da 30 anni. L’ho avuto come allenatore del settore giovanile. Javorcic non lo conoscevo ma abbiamo comunque stabilito un rapporto come se ci conoscessimo da 50 anni. Sulla base di questo abbiamo ritenuto che la soluzione migliore dopo Javorcic fosse quella di un profilo in grado di instaurare un certo tipo di rapporto. Dopo tanti anni di carriera, pensare di fare un favore a qualcuno mi offende”.

Risponde al vero l’indiscrezione secondo cui avrebbe provato a portare a Busto l’uruguayano della Primavera dell’Inter Martin Satriano? 
(Ride, ndr) “Se lo davano via, l’avrei preso molto volentieri. E’ un giocatore top. Come spesso succede forse lo volevano dare in B o in C ma dopo aver fatto tutta la preparazione con la prima squadra hanno preferito tenerlo per la Serie A. Venendo ai nostri in prestito, spero che Vezzoni, Pierozzi e Caprile confermino tutte le qualità che nelle loro categorie li avevano posti come emergenti”.

Ieri il botteghino ha registrato 516 paganti per la sfida alla capolista. Un dato su cui riflettere? 
“C’è amarezza. Il calcio in generale sta perdendo troppi tifosi. Un discorso che riguarda tutti. Però devo anche dire che quando sono arrivato qui c’era il problema di essere scesi in D, poi le televisioni, poi il tempo, poi il biglietto. Credo sia un discorso più ampio. Oggi le nuove generazioni non sono disposte a fare sacrifici per andare a vedere la squadra della propria città. Bisogna prenderne atto e affrontare il problema seriamente attraverso le sue componenti”.             

Giovanni Castiglioni

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