No mister. La strada non è quella giusta. Perché perdere 4 gare su 6 (di cui 2 per 3-0) non rappresenta un fatturato compatibile neppure con quel target salvezza più volte ribadito. E la forma (prima ancora che la sostanza), con cui la Pro Patria è stata messa a nanna ieri dal Lecco dice che in una competizione sportiva i punti vengono contabilizzati grazie ai risultati. Non alle prestazioni. Altrimenti (per anni), deve esserci sfuggito qualcosa. Nel caso, facciamo ammenda.
Ma i numeri sono impietosi. Una delle migliori difese della categoria si è trasformata nella seconda più perforata del girone: 11 reti, solo la Pergolettese con 13 ha fatto peggio. La perdurante assenza di Lombardoni e la cessione di Gatti (tutte circostanze peraltro arcinote) possono fare da didascalia solo a parte del problema. Non certo a tutto. Ma c’è di più. La squadra non ha fondo. Tecnico, fisico o nervoso è argomento che lasciamo alla sensibilità di ognuno. Nello specifico, 8 gol (su 11) subiti nel secondo tempo, più della metà (6) nell’ultimo quarto d’ora, un terzo abbondante (4) negli ultimi 5’. A fronte di 3 reti su 4 realizzate nei primi 45’. Cioè, 3-3 nel primo tempo, 1-8 nel secondo. Superfluo aggiungere altro. Anche se al “Rigamonti-Ceppi” (per dirla tutta), la differenza l’ha fatta l’1-0 dopo 75’’.
L’oroscopo di ottobre dice Virtus Verona (domenica ore 14.30, stadio “Speroni”), Pro Sesto, SudTirol, Legnago, Pro Vercelli e Giana Erminio. Seconda e terza ma anche 4 delle ultime 8. Ovvero parecchie delle candidate (negli auspici) a finire nel lotto delle 5 alle spalle dei biancoblu.
Prina o poi
Che appaia cinico o meno, il momento difficile chiama in causa l’allenatore. Il Biellese 2 non è in discussione. Alcune delle sue scelte sì. Turotti è fiducioso. Per stima e sillogismo, lo è anche chi scrive. Ma il credito concesso va speso dal tecnico con misura. Salvo non ritrovarsi a secco. In ordine sparso alcuni dei temi più controversi:
– a Lecco (come già occorso con Trento e Piacenza) 3 cambi nell’intervallo. Alcuni forzati (Sportelli a Piacenza), altri no. Tra questi, 5 su 9 riguardanti le 2 punte. Sintomo di valutazioni iniziali bocciate dal campo;
– delle 5 presenze di Fietta ce ne sono 3 da interno in mediana (90’ con l’AlbinoLeffe, 9’ per Bertoni con la Juventus U23, 45’ con il Lecco) e 2 da centrale difensivo destro (45’ per Sportelli a Piacenza e 11’ nel finale con il Padova). Questo secondo ruolo non gli appartiene (come sottolineato dallo stesso tecnico), ma gli è stato affidato al “Garilli” pur con in panca Vaghi (spesso fuori dai radar) e Colombo (titolare la gara dopo nello stesso spot). Per soprammercato, privando la Pro Patria di un prezioso cambio in mediana nel convulso epilogo contro gli emiliani. L’emergenza è emergenza ma con Bertoni fuori causa sino a settembre, l’asolano era stato presentato in estate come difensore. E’ ancora così?
– Bertoni non può giocarle tutte. Ma al momento (a meno di non ipotizzare un cambio di sistema di gioco), non è surrogabile. Anche perché è l’unico a disporre di palleggio e gestione del possesso. Dimensione che Prina (come accennato nel post Piacenza) deve ancora consolidare nel resto del gruppo. Il primo tempo di Lecco la prova provata;
– l’impiego a singhiozzo di Mangano è stata una delle (pochissime) magagne della gestione Javorcic. E’ un investimento del club (appena rinnovato) e va valorizzato. Ma nelle ultime 2 stagioni più questa è stato utilizzato solo 11 volte (con 6 sconfitte e 15 gol subiti). Nel campionato scorso 4 (mai consecutive). Probabile (a naso) che non giovi neppure a lui;
– l’unico successo tigrotto (con la Juve) è arrivato con Colombo a destra e Pierozzi dirottato a sinistra. Mantenendo i 5 under in distinta. Fosse solo per scaramanzia (ma è una provocazione), la soluzione potrebbe essere riproposta;
– infortuni e indisponibilità in numero cospicuo. E qui Prina c’entra poco o nulla. Però alcune costanti fanno riflettere. Quella di Brignoli, certamente. Ma anche la tendenza di Parker allo stop causa scontri e collisioni. La generosità è una dote. Ma va governata;
– infine il dato strategico. Quello più significativo. Il precampionato aveva mostrato una Pro Patria (in sintesi estrema), a difesa più alta, esterni più esterni e punte più verticali. Un’evoluzione (per amore di coerenza) apprezzata anche qui. I primi rovesci hanno però consigliato un formato flat della versione priniana. Attraverso correzioni utili a “tenere la barca a galla”. I blackout registrati in questo avvio (figli di una fragilità tecnico/fisico/emotiva tutt’altro che tipica di questo gruppo) hanno invece dimostrato come il percorso di rinnovamento manchi ancora di linearità (almeno questo è il percepito dall’esterno). Ritrovarla a breve (anche a costo di qualche scelta netta), significherà ritrovare anche i risultati.
Giovanni Castiglioni