Un sussulto, forte e fragoroso, come un urlo gridato in un burrone profondissimo, capace di scuotere la terra e creare delle vibrazioni udibili a tutti quanti. Può essere questo l’effetto della vittoria di ieri sera della Openjobmetis Varese sul parquet dell’Allianz Pallacanestro Trieste per 70-86, in una partita condotta e vinta dal primo all’ultimo minuto dai ragazzi di coach Vertemati.

I due punti di Trieste nascono soprattutto da un approccio mentale in linea con quello delle ultime due settimane che ha portato la squadra biancorossa a compattarsi nelle difficoltà del momento e tirare fuori il carattere, cercando di ribaltare una partenza stagionale da horror. La mission non era riuscita contro Treviso e Brindisi, mentre è stata centrata in pieno contro i giuliani, spiazzati dall’atteggiamento aggressivo e famelico di una Varese che aveva tutto da perdere e con le spalle al muro.

La vittoria della OJM parte e finisce in una compattezza difensiva che si instaura dalla difesa a zona che ormai è entrata sempre più nei meccanismi di squadra. Non sarà un atteggiamento europeo, sarà anche specchio di un basket passato e forse troppo retro, ma tant’è che in questa momento, per questa squadra, con questi interpreti, è l’organizzazione migliore possibile, capace di dare solidità, compattezza e soprattutto un importante risparmio di energie fisiche e mentali, tale da rendere molto più lucidi i vari Gentile, Kell, Beane, Sorokas e chi per esso palla in mano.

Impostazione tattica quest’ultima che ha messo in grande difficoltà Trieste a tutti i livelli, da Sanders e Banks, schiantatisi ripetutamente sui primi due tasselli difensivi biancorossi, a Konate, Grazulis e Delia, che hanno trovato un’area sempre intasata, non riuscendo mai a destreggiarsi e far valere la loro superiorità fisica nel pitturato.

Difesa che è stato motore continuo di un attacco che ha girato a meraviglia, con un’ottima distribuzione di punti come i 4 giocatori su 7 in doppia cifra dimostrano e soprattutto con una copertura dei ruoli decisamente più congrua. Kell finalmente ormai è consegnato al suo ruolo prediletto, quello di guardia, liberato dai compiti di regia e lasciato libero di esprimere tutto il suo potenziale offensivo. Con lui, un Gentile uomo ovunque, molto più ala piccola che playmaker, comunque, così come Sorokas che ha trovato una serata fatta di solidità difensiva e concretezza offensiva, mettendo in mostra tutto il suo repertorio, dal lavoro nel pitturato al tiro dalla media e lunga distanza.

In tutto questo la Pallacanestro Varese nel complesso sta trovando finalmente parte di quell’identità fino ad oggi mancata, esprimendo la fisicità dirompente del gruppo non solo nella ricerca del costante uno contro uno, offensivo e difensivo, ma bensì nell’unità di gruppo. I dati a rimbalzo di ieri sera, 43 di cui 15 offensivi, gli aiuti continui ed i raddoppi sistematici, per una squadra pur in grande deficit numerico, lo dimostrano.

Una rondine non fa primavera e sabato sera c’è subito un test di quelli da non fallire per Varese, in casa contro Tortona, in una partita che può definitivamente rilanciare i biancorossi in campionato e mostrare se la strada intrapresa sia davvero quella giusta, o se la vittoria di Trieste sia stata solo un fuoco di paglia. Intanto la squadra ha preso una forte boccata d’ossigeno e si è ravvivata come non accadeva ormai da diverse settimane, tornando a scaldare tutto l’ambiente biancorosso.

Alessandro Burin

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