Meno male che Prina è ottimista. E sia detto con voluta ironia. Perché se fosse solo per quello che si vede in campo, ci sarebbe davvero poco da stare allegri. “Non incontreremo sempre squadre come la FeralpiSalò”. Questa l’auto rassicurazione esplicitata nel post 0-2 di sabato pomeriggio. Vai poi a capire quale sia la regola e quale invece l’eccezione se si è pagato dazio anche con AlbinoLeffe, Trento, Padova, Lecco, Fiorenzuola e Renate. Non tutti avversari che valgono i gardesani. Insomma, la materia è un tantino più complessa della semplificazione di cui sopra. Nel pensiero gramsciano l’ottimismo della volontà si oppone al pessimismo della ragione.
In quello priniano (così, ad occhio e croce), accade l’inverso. Dopo l’ultimo successo (20 ottobre, 10^ giornata, 2-3 a Legnago), il rendimento della Pro Patria non è stato negativo. Semplicemente pessimo. Nello specifico, 4 punti in 7 giornate (solo la Pro Vercelli con 2 ha fatto peggio, Lecco e Giana hanno pareggiato la prestazione), 4 reti fatte (tante quante le 3 alle spalle Legnago, Pro Sesto e Giana, più la Pro Vercelli), 10 subite. L’allenatore ha tutto il diritto (forse addirittura il dovere), di sostenere che la strada imboccata sia quella giusta. I fatti (ovvero i risultati, decisamente meno soggettivi delle opinioni), dicono (purtroppo) il contrario. L’oroscopo recita prima Mantova (sabato ore 14.30, stadio “Martelli”), poi Pergolettese 7 giorni dopo. Cioè, non ostacoli del livello della Feralpi. Secondo Julio Velasco: “Chi vince festeggia, chi perde spiega”. Ecco, appunto.

Poi non dite che non ve l’avevo detto. “Sui loro gol gli uomini erano troppo liberi. Sono situazioni che dobbiamo rivedere”. Chi l’ha detto, Prina? No, Giovanni Fietta. Più caustico e diretto del suo allenatore nell’analisi della gara. Il modo in cui i tigrotti incassano gol testimonia quanto il lavoro (tecnico e nel profilo di attenzione) sia ancora lunghissimo. Per i soli parziali, delle 24 reti al passivo, 23 sono arrivate da dentro l’area (solo l’1-0 di Lecco è stato prodotto fuori dai 16 metri), 9 dall’interno dell’area piccola, 19 a difesa schierata, 5 su palla inattiva (di cui 2 rigori). Inevitabile pensarla come l’asolano. Che ha anche aggiunto: “Questo è un gruppo che ha sempre avuto come obiettivo la salvezza ma che non è mai stato abituato a lottare per la salvezza”. Sfumature, che fanno però la differenza.         

Gli assenti hanno sempre ragione. Lombardoni, Vezzoni, Bertoni e (in parte Piu). L’alibi delle assenze ci sta tutto. Al netto di alcune recidive che finiscono con l’essere aggravanti. Sabato a pesare è stata soprattutto la panchina forzata del 14 biancoblu. Unico in grado di far andare la biglia al cospetto di un avversario così organizzato come quello di Vecchi. Il vizzolese (solo per ribadire quanto scritto settimana scorsa), resta insostituibile. Meglio prenderne atto e pensare ad altro modo di stare in campo in sua contumacia.      

Zaro a zero. Domenica ore 14.30, stadio “Euganeo”: Padova – SudTirol. Ragionevolmente, il match che investirà la più seria pretendente alla cadetteria. Ruolo ad oggi interpretato senza stecche dagli javorciciani. Invitti in 17 giornate, miglior difesa dell’intero professionismo tricolore (5 reti) e reduci dalla prima gara con più di 2 segnature realizzate (4-1 sul Fiorenzuola). Sfida che ha peraltro lasciato in eredità il rosso (con squalifica) del Giuanìn Zaro. Nelle ultime 9 i Biancoscudati (non memorabile 1-1 con la Giana), hanno messo insieme 18 punti (7 in meno dei 25 degli altoatesini, 2 del Renate, 3 della Feralpi). Ma rappresentano sempre la seconda moneta e la più credibile alternativa ai biancorossi.           

#scienzaout. Quattro sconfitte consecutive (5 nelle ultime 6) possono davvero bastare. Per Beppe Scienza l’1-2 del “Piola” contro la Triestina è stata l’ultima volta sulla panca bicciolana. Dopo 4 vittorie per aprire la stagione e 14 punti nelle prime 6, le Bianche Casacche hanno fatturato solo 6 punti (con 7 sconfitte) nelle 11 a seguire. Roba (neanche a dirlo) da esonero. Nella successione, corsa a 2 (pare) tra un altro ex biancoblu, Franco Lerda e Giuseppe Galderisi.                       

Giovanni Castiglioni

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