Una lezione di procedura penale. Probabilmente corretta (chi scrive non ha titoli per metterlo in dubbio). Ma che poco chiarisce, molto omette e (soprattutto), nulla spiega riguardo ai possibili riflessi che gli ultimi sviluppi giudiziari potranno avere su uno degli asset societari. Cioè, il 90% delle quote dell’Aurora Pro Patria 1919.

La nota (riportata in calce) attraverso cui il Consorzio Sgai prova a normalizzare la deflagrazione dell’indagine sulla presunta maxi frode fiscale sul mercato del superbonus 110%, è una difesa d’ufficio (legittima) che però non fa altro che avvicinare il redde rationem biancoblu. L’elefante era già nella stanza (mediante l’arresto del Presidente Galloro) dal 24 novembre. Ma l’Armageddon trevigiano/partenopeo ha messo l’attuale proprietà tigrotta nell’opportunità (o nella necessità?) di fare un passo indietro rispetto all’investimento nel calcio. Insomma, l’accanimento terapeutico serve a poco. Meglio staccare la spina. La gestione del club e la rincorsa salvezza della squadra di Prina urgono presenza e risolutezza che certamente oggi (forse neppure domani) il Consorzio Sgai può garantire. Il 118 da comporre corrisponde al numero di Patrizia Testa. Al netto della incompatibilità politica comunque da risolvere, il ritorno al futuro è l’unica strada percorribile per evitare guai peggiori di quanti già occorsi.                        

Per sua natura, il sequestro preventivo d’urgenza è non solo provvisorio ma anche destinato a perdere immediatamente efficacia se non convalidato entro dieci giorni dal Giudice per le indagini preliminari, che in questo caso dovrà pronunciarsi entro il 23 gennaio 2022. La notizia di reato alla base del provvedimento è rappresentata da nove su 5.709 clienti attivi. Con questi nove clienti, Consorzio SGAI aveva già risolto il rapporto e rinunciato al proprio compenso. Fino a oggi, il Consorzio ha ricevuto appalti per un valore complessivo di 1,5 miliardi di euro ed eseguito interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico per oltre 226 milioni di euro: dunque, le denunce alla base del provvedimento rappresentano soltanto una minima parte (con un valore di 550.000€) rispetto alle migliaia di progetti in essere.

A ogni modo il Consorzio intende dimostrare la legittimità del proprio operato anche nei pochissimi casi oggetto di denunce-querele, rispetto ai quali non ha conseguito alcun profitto, avendo rinunciato al proprio compenso. Il Consorzio, infine, sta effettuando nuove verifiche su tutti i progetti e dimostrerà in tutte le sedi la legittimità del proprio operato e dei professionisti che con esso collaborano”.

Giovanni Castiglioni

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