E’ stata la mano di Pippo. Anzi, no. E’ stata la mano di Pizzul. Ad un passo dall’onorare con una vittoria di spessore la memoria di Taglioretti, la Pro Patria si è vista costretta a mandar giù il pari con il Piacenza causa divagazione sul tema “la porta giusta era quell’altra” del 15 triestino. Cose che capitano. Anche nelle migliori famiglie. Comunque un peccato. Perché la sceneggiatura del ritorno in campo dopo 33 giorni di astinenza avrebbe sposato mirabilmente il ricordo del recordman di Bergoro con la stretta contingenza tigrotta.

Ma tornando alla parafrasi sorrentiniana, in realtà ieri a far accarezzare l’impresa è stata la mano di Prina. Il Biellese 2 ha letteralmente incartato il suo omologo (ed ex giocatore) Scazzola con Ghioldi e Ferri nel ruolo di spie alle spalle di Piu. Una mossa che al tempo stesso ha neutralizzato l’indisponibilità bustocca di punte e creato agli emiliani problemi di lettura tattica (soprattutto nella prima mezz’ora). Della serie, la necessità aguzza l’ingegno. Tutta ciccia da mettere da parte in ottica secchiata da 8 gare in 30 giorni tra sabato 29 gennaio (ore 14.30, Padova all’Euganeo) e domenica 27 febbraio (Legnago allo “Speroni”).

In mezzo, Trento, Lecco, Virtus Verona, Pro Sesto, SudTirol e Juventus U23 con impegni cadenzati ogni 72 ore salvo settimana tra il 6 e il 13 febbraio. Grazie al quarto risultato utile, la Pro Patria è una delle 6 squadre del Girone a non avere sconfitte nelle ultime 4 (SudTirol, Padova, Pro Vercelli, Virtus Verona e Mantova le altre 5). Confortando i numeri sottolineati dal suo tecnico alla vigilia. La salvezza dista un punto. Un obiettivo (nel tempo) così lontano, da sembrare vicino.                             

busto arsizio pro patria vs piacenza

La senti questa voce. “Sgai, ma quando te ne vai?”. L’avviso di sfratto è arrivato ieri direttamente dalla curva biancoblu che ha invitato l’attuale (?) proprietà a menare le tolle. Come direbbero sotto il Vesuvio. Quanto il sentiment popolare possa incidere nei destini a breve del club è materia insondabile. Ma è chiaro che il Consorzio Sgai debba dare segni di vita in tempi stretti. In parte per onorare la deadline fissata per il 31 gennaio e in parte perché acquisire una società professionistica per poi lasciarla in balìa degli eventi è pratica che non trova giustificazioni logiche. Per quanto le si vogliano cercare. E una squadra ingarellata nella rincorsa alla permanenza in C di tutto ha bisogno tranne che delle bufere mediatico/giudiziarie vissute nelle ultime settimane. Punto. E (si spera) a capo.               

Giovanni Castiglioni

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