Sta cambiando proprio tutto in casa Pallacanestro Varese, non solo in campo, dove la squadra ha completamente cambiato rotta dall’arrivo di coach Roijakkers, quanto in società, con il nuovo corso targato Luis Scola e l’insediamento di Michael Arcieri come GM.

Un asse portante nuovo d’ispirazione NBA, per il passato ed il bagaglio dei suoi due maggiori interpreti, che sta modificando anche il modo di comunicare in casa biancorossa. Così succede di venire chiamati dallo stesso GM per trovarsi a chiacchierare di quelli che sono gli argomenti più importanti dell’attualità varesina.

Punto di partenza, il mercato: “Abbiamo una squadra nuova, un allenatore nuovo che ha fatto 3 partite, Reyes che ha giocato due partite così come Librizzi e Virginio. Vogliamo capire chi siamo prima di muoverci ancora sul mercato. Dalle ultime partite sono uscite cose positive ma prima di scegliere uno o due giocatori dobbiamo capire quali sono le skills di cui abbiamo bisogno. Questo non si può fare in 2 partite o 23 giorni. Ci vuole pazienza, vogliamo fare le cose con intelligenza. Non abbiamo altri visti utilizzabili, il giocatore deve essere italiano o con un passaporto europeo. Stiamo cercando un giocatore con potenziale di crescita e futuribile con noi. C’è anche la possibilità che non si facciano interventi sul mercato se vediamo la giusta chimica tra la squadra. Non abbiamo un focus preciso su un ruolo, le possibilità sono aperte ma dobbiamo prima capire chi siamo come squadra. Costruire giocatori ad oggi non vuol dire perdere qualcosa ora. Io non sono qui per perdere ma per vincere tutte le partite questo deve essere chiaro“.

Un discorso che si collega direttamente con il secondo argomento esposto da Arcieri, ovvero quello dell’allenatore. Il Gm biancorosso spiega il perché della scelta di passare da Vertemati a Roijakkers, alla ricerca di quell’identità che l’allenatore di Cornaredo non ha mai saputo portare alla squadra biancorossa: “Dopo 13 partite eravamo con 3 vinte e 10 perse e per noi era chiaro che dovevamo cambiare allenatore per avere la possibilità di vincere più partite possibili. Dovevamo modificare il modo di giocare, creare un’identità di squadra, un fondamento di gruppo. Per vincere devi difendere, devi giocare con intensità ogni possesso. Un giocatore deve capire che se non gioca in difesa ciò che fa in attacco non vale. Se lui segna da due e il suo avversario da tre, finiamo sotto di uno. Ora questo cambio difensivo si inizia a vedere. La scelta di Johan è stata ponderata ed è arrivata dopo un lungo studio sul mercato allenatori: abbiamo parlato con professionisti di tutto il mondo, dall’NBA all’Europa tutta, fino in Russia. Alla fine abbiamo scelto Roijakkers e penso sia stata la scelta giusta per portare un’identità in squadra“.

Immancabile un passaggio sull’affaire Gentile, che ha occupato per giorni il mondo Pallacanestro Varese: “A me Gentile piace tantissimo come giocatore – dice Arcieri-. L’ho conosciuto solo quest’anno ma lo seguivo da tanti anni. Venerdì 22 gennaio siamo andati a cena e mi ha fatto una bellissima impressione, avevamo anche trovato un punto d’incontro per andare avanti insieme in sintonia totale. Purtroppo dopo pochi giorni ci siamo accorti che però qualcosa non andava nella chimica di squadra tra lui ed il resto del gruppo, è arrivato con il suo agente e ci ha chiesto di andare via. Sono rimasto molto dispiaciuto ma gli auguro il meglio per tutto. Non è però la sua assenza che spiega il nostro cambio di marcia, se fosse rimasto qui con Johan anche lui avrebbe avuto un impatto positivo. Il fatto che Brindisi abbia parlato con Gentile senza il nostro consenso è una cosa che per me non sta ne in cielo ne in terra, perché vengo da una cultura NBA dove questo è proibito. Qua si può fare, lo accetto e non me ne preoccupo più di tanto alla fine“.

Terminando l’incontro, è lo stesso Arcieri a prendere voce e sembianze di Luis Scola, parlando della visione del campione argentino, che però ad oggi continua ad essere molto distante da quella italiana, dove il risultato conta più di tutto, anche di un bellissimo progetto: “Ho sentito molte volte dire, da quando sono qui, che non si può conciliare sviluppo dei giocatori con risultati nell’immediato. Questa cosa non esiste secondo me. Lo sviluppo dei giocatori è fondamentale da integrare con i risultati della prima squadra. Le due cose non devono essere separate. Non possiamo avere una strategia sul mercato basata sulla speranza di prendere qualche giocatore, andandoci magari a scontrare con realtà che economicamente sono più forti di noi. Dobbiamo crerare una base solida da cui poter attingere per alzare il nostro livello ed ottenere risultati importanti. Io, lo ripeto non sono rimasto qui in Italia per perdere, nessuno di noi vuole questo“.

Alessandro Burin

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