La partita di ieri sera contro la Virtus Bologna, seppur sia finita con una sconfitta per la Pallacanestro Varese, ha portato in dote molto di più di due punti, ovvero la convinzione che questa squadra possa giocarsela con tutti e abbia in mano buona parte del proprio destino.

Questa potrebbe sembrare una considerazione scontata ma invece non lo è, perché se torniamo indietro di qualche mese Varese contro la Virtus usciva dal campo con un pesantissimo 97-56 sulle spalle, perché fino a un mese fa eravamo qui a parlare di un collettivo che di tale non aveva nulla: tanti singoli aggruppati ma che lavoravano e giocavano ognuno per sé, perché la ricerca dell’identità perduta finalmente è arrivata compimento e ha ridato a Varese il senso del proprio essere in questa stagione.

In campo, come sugli spalti, in un Enerxenia Arena che pareva vivere un clima playoff ieri sera e che, più di tutto, ha ricreato quel legame unico con la squadra che è linfa pura per ogni annata biancorossa. Per conquistarsi l’amore di Masnago non bastano cuore e voglia, poi ci vogliono anche le giocate, la bellezza estetica e l’efficacia tattica, quello che è oggi la Pallacanestro Varese di coach Roijakkers, guidata da un De Nicolao rigenerato e da un Vene in versione monstre, da un Giancarlo Ferrero tornato alle prestazioni di un paio di stagioni fa e di un Sorokas gigante in mezzo ai lunghi virtussini.

Ed allora siamo qui a parlare della rinascita varesina che per assurdo ha trovato la conferma più importante nell’unica sconfitta delle ultime 4 gare, per il valore dell’avversario ma ancora di più per la consistenza della prestazione di tutta la squadra, in una partita in cui il miglior terminale offensivo della OJM, Keene, si prende un turno di pausa ingiustificato.

Quando un gruppo è tale però, seppur in netto deficit numerico e di rotazioni è tale, riesce a tenere lo scontro fisico per 40′ contro i Campioni d’Italia e per assurdo, ancora una volta, mostra di avere più energie nel finale, dove apparecchia come galateo comanda la miglior tavola possibile. Peccato che l’ultima portata questa volta sia fredda ma il banchetto biancorosso è diventato di quelli gustosi che tutti vogliono assaggiare, avendo riportato quella fame, in campo e sugli spalti, che stava venendo a mancare.

Alessandro Burin

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