Esistono le sette meraviglie del mondo e poi ci sono le sette meraviglie biancorosse, quelle targate Johan Roijakkers, quelle che hanno restituito alla Pallacanestro Varese lo status di grande in un campionato che sembrava allo sbando.
La vittoria di ieri sera contro Napoli per 74-82 lascia al mondo biancorosso una convinzione in più, quella della maturità definita raggiunta da questa squadra, in quello che era probabilmente l’ultimo step richiesto ai ragazzi fantastici in maglia Openjobmetis.

Una maturità figlia di una crescita costante, continua, spettacolare per fattezze, modi e tempi in cui è avvenuta. Un mix terribilmente efficace di fame, voglia, grinta, tecnica, tattica e da ieri sera più che mai ci mettiamo anche unione e carattere, come ben ha sottolineato l’allenatore olandese a fine gara.

Il carattere di vincere una partita tutt’altro che scontata, contro una squadra in crisi affamata di punti, capace di non mollare mai la partita, di recuperarla, guidata dal calore del suo pubblico ma di non prenderne mai le redini in mano, perché alla Varese di oggi puoi fare tutto, tranne che togliergli la gestione della partita.

Sta qui la maturità di questo gruppo diventato grande, capace di dirigere le partite come più le aggrada, di calarsi camaleonticamente in ogni contesto di gioco fino a renderlo habitat naturale perfetto nel quale esprimersi. Una crescita che si mostra nella tenuta mentale, solidissima, di questo gruppo, che non si fa mai abbattere, che continua a mostrare un gioco spettacolare anche nei momenti più difficili, perché guidata da un credo cestistico che è più forte di tutte le avversità che provano a palesarsi di fronte a sé.

Un gioco nel quale tutti trovano il loro posto, dove cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, con protagonisti sempre nuovi: una volta De Nicolao e Sorokas, un’altra Woldetensae e Reyes, un’altra ancora Keene e Vene. Equilibrio ed equa distribuzione di onori ed oneri, che potrebbe sembrare lo slogan di un manifesto comunista degli anni sessanta e che in realtà è il capostipite fondante di questa rinascita biancorossa.

Una rinascita che ormai è continuità, per una striscia positiva che così grande non si vedeva dalla stagione 2017-2018 e che a Varese vogliono prolungare per continuare a sognare, perché se è vero che l’appetito vien mangiando, all’ombra del sacro Monte c’è una fame chimica che non si vuole placare.

Alessandro Burin

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