Non capita tutti i giorni di avere l’opportunità di ritrovarsi ad un tavolo con tutto il Direttivo della Pallacanestro Varese e con il Presidente della FIP Petrucci che, a margine di un incontro con Luis Scola, ha lasciato spazio per considerazioni e domande sul momento del basket attuale.

Tant’è però, perché nella nuova gestione targata El General anche noi giornalisti ci stiamo abituando a questo, un metodo comunicativo nuovo, innovativo, di altissimo livello ed approfondimento che cambia le regole spesso in gioco e che rispecchiano la visione diversa ed unica del campione argentino, anche in questo.

Un Presidente Federale che si mostra subito visibilmente colpito dalle idee e dalla vision che proprio Scola sta cercando di portare in Pallacanestro Varese, supportato dalla presenza costante e determinante di Toto Bulgheroni: “Sono molto felice ed orgoglioso di essere qui oggi. Bulgheroni lo conosco da anni, con lui il basket ha vissuto un’epoca d’oro che speriamo possa tornare presto. Sono entusiasta delle idee di Luis Scola, un mito del basket e non solo, che viene in Italia con un progetto del genere non può che fare bene a tutto il movimento. Il fatto che abbia scelto Varese per le sue idee è un emozione immensa. Ciò che più mi ha colpito è il piano sul settore giovanile e l’amore che ha Luis per la Nazionale. Lui ha rinunciato a ristirarsi per giocare un’ Olimpiade, la manifestazione più importante a cui un giocatore possa ambire, che ti consegna alla gloria. So che dicendo così qualche giocatore si arrabbierà, ma per me non è concepibile che ci sia chi rinuncia a giocare un’Olimpiade. Scola è molto legato al concetto di Nazionale e nonostante sia argentino, vuole creare un bacino azzurro partendo dai giovani qui a Varese e tutto questo è entusiasmante. E’ un uomo con un forte senso di protezione e rispetto verso la cultura di una determinata squadra, società o paese e questo penso sia fondamentale nel suo corso qui a Varese, una città dalla grandissima cultura cestistica. Non posso accettare il messaggio che l’Eurolega ti dica ti do i giocatori, la Nazionale può convocare tutti i giocatori che vuole. Non voglio essere despota ma sono stato chiamato per decidere e la Nazionale è tutto“.

Progetto, quello di Scola a Varese, che passa anche dalla ristrutturazione del Lino Oldrini, un’idea che Petrucci sposa in pieno: “Con il progetto di rifacimento del palazzetto di Varese Scola e Bulgheroni hanno dimostrato ancora una volta tutta la loro lungimiranza. Un impianto che ha vissuto grandissime partite e che continua a viverle, non solo a livello di Pallacanestro Varese ma anche di Nazionale, come l’ultima nostra qualificazione ai Mondiali di Cina, conquistata proprio qui dimostra“.

Un palazzetto che finalmente piano piano sta tornando a riempirsi sempre più, dopo due anni complicatissimi per tutto il movimento, in cui Petrucci si è spesso fatto sentire con il Governo per ricevere quegli aiuti promessi ma mai arrivati: “La situazione della pallacanestro italiana oggi è quella di un movimento che soffre una mancanza di soldi importante. Gli aiuti non sono arrivati, se non in briciole. Questo però non è colpa della Vezzali e ci tengo a sottolinearlo. Avrei voluto capire perché finora nei teatri e nei cinema, e ben venga questo, c’è stata la possibilità di coprire fino alla capienza del 100% e nei palazzetti no. Per fortuna siamo alla fine di questo tunnel“.

Infine, inevitabile un passaggio sul momento storico e sulle decisioni che il mondo dello sport sta assumendo in relazione alla guerra in Ucraina, con tante federazioni che hanno deciso di escludere la Russia dalle proprie manifestazioni, mentre la FIBA no, procrastinando ogni decisione su eventuali esclusioni di squadre, atleti, arbitri ed ufficiali di gara russi a maggio: “Se Federazioni popolari come calcio, nuoto ed altri, hanno escluso la Russia, pur capendo che non sia colpa degli atleti russi tutta questa situazione di con guerra e morte, la FIBA dovrebbe spiegare perché ha rimandato ogni decisione a maggio. Cosa potrà succedere tra un mese? Io sono disponibile a qualsiasi azione. E’ una situazione fuori dal normale. Il basket sta dando l’immagine di chi si volta dall’altra parte in un momento tragico: io non ci sto, è una posizione incredibile ed ingiustificabile“.

Alessandro Burin

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