Nel mondo del calcio quanti saranno i portieri che hanno parato due rigori nella stessa partita? Più di qualcuno ma non troppi, di fronte a Francesco Savastano, però, la domanda è un’altra: quanti sono i ragazzi di ventisette anni, con il numero uno sulle spalle che accettano con immensa responsabilità la fascia al braccio ma ancor di più di essere il faro di un gruppo alle prese con una “Mission Impossible?”
Ecco, forse in questo caso, la conta è ancora più rapida. Perché poi, per aggiungere il carico, ci si può aggrappare anche ad un passato tra le fila della Pro Patria, ai playoff vinti o al telefono che squilla e chiama verso altri lidi, altre ambizioni.
“Rimanere qui è stata una scelta consapevole, non ho rimpianti, quello che ho fatto e quello che sto facendo, lo sto facendo volentieri”.

Partiamo dalla fine, allora. Avevi mai parato due rigori nella stessa partita?
“Non mi era mai successo, è stato bello, mi ha gasato, ma soprattutto è stato fondamentale per la squadra, dovevamo vincere contro il Cantello Belfortese per continuare la nostra rincorsa ai playout e lo abbiamo fatto”.

Antoniana, 13 punti in classifica, uno in meno della Faloppiese, squadra che occupa l’ultima posizione utile per agganciare una sfida salvezza (salvo che il Cantello Belfortese non scappi oltre i sei punti di distacco), è veramente una “Mission Impossible?”
“Se me lo avessi chiesto un mese fa ti avrei detto di sì, ma da un mese a questa parte qualcosa è cambiato, siamo più squadra, ci siamo ri-assemblati a dovere, e forse oggi non lo vedo più un obiettivo impossibile, difficilissimo certo, ma non più impossibile e noi abbiamo il dovere di provarci fino a quando la matematica non ci condannerà”.

Per l’Antoniana questa stagione è stata un po’ lo specchio delle ultime, complicata fin da subito e alle prese con la salvezza; ci racconti cosa è successo quest’anno?
“È successo che siamo partiti pensando di essere più forti degli altri anni e di poter stare nella metà alta della classifica, pensavo di essere più bravi di quanto dimostravamo sul campo, poi ne perdi 1, 2, 3 e si innesca un meccanismo da cui fatichi ad uscire, perdi fiducia, il mister non riesce a dare una sterzata, il gruppo si disunisce, qualcuno lascia la borsa, e ti ritrovi in una situazione in cui scendi in campo con ragazzi fuori ruolo e non al 100% sia fisicamente che mentalmente…”

A quel punto viene sollevato dall’incarico mister Pavone ed arriva mister Senziani…
“Sì esatto, c’è un cambio di mister, l’innesto di nuovi giocatori, e devi un po’ ripartire da capo, ci vuole altro tempo per assestarsi e nel frattempo il campionato corre, però quando dico che da un mese a questa parte non è più una salvezza impossibile, lo dico perché vedo una squadra, e vedo una squadra che lotta e ci crede per davvero”.

Come ti trovi con il tecnico Senziani? E con Francesco D’Ascanio, ultimo prelibato acquisto del mercato di gennaio?
“Mister Senziani è un allenatore che ne sa di calcio e ci ha rimesso in carreggiata dopo un periodo di sbandamento, poi fa gruppo, si ferma con noi a mangiare, fa la battuta, su D’Ascanio che dire…ha un mancino delizioso, ha giocato in altre categorie e si vede, si è presentato in punto di piedi e si è messo a disposizione della squadra conscio delle difficoltà e del livello di gioco, ma è davvero alla mano e grazie alla sua umiltà non ha fatto fatica ad inserirsi, queste sono cose che fanno la differenza”.

Hai vissuti tanti campionati in Prima Categoria, questo che campionato ti sembra?
“Equilibrato ed avvincente, un campionato così non lo si vedeva da tanto, non c’è una squadra che ammazza il campionato ma nemmeno una squadra materasso, se si pensa che noi stessi non abbiamo mai “stra-perso” con nessuno ma ci siamo persino giocati diverse partite con squadre più blasonate fino alla fine, salvo poi cadere negli ultimi minuti, si capisce in fretta come l’equilibrio regni spesso anche nel corso delle partite”.

Ti sbilanci? Chi vince?
“Io dico Ispra, poi a seguire metto Bosto e Ferno”.

E la Valceresio del tuo amico Ippolito?
“Non lo posso dire perché se no mi chiama in tempo zero “Lo sai che sono scaramantico” (ride ndr).

E la bagarre salvezza?
“L’Antoniana è già retrocessa…pure io sono scaramantico” (ride ancora ndr).

Ma retrocedere, secondo te, sarebbe davvero un fallimento?
“Se giochiamo come stiamo giocando adesso no, non lo sarebbe, ai miei compagni dico sempre che bisogna uscire dal campo con la maglietta da strizzare, se sei conscio di aver dato tutto esci sempre a testa alta, poi il calcio è fatto anche di sconfitte, dobbiamo essere onesti fino in fondo, se non ci fosse stato il covid probabilmente saremmo retrocessi già due anni fa, ora sappiamo che dobbiamo lottare e provarci fino alla fine”.

Apriamo una parentesi diversa: quest’anno ti sei ritagliato anche un ruolo di preparatore dei portieri nel settore giovanile, come ti trovi?
“Alleno i portieri 2007, 2008, 2009 e devo dire che è una bellissima esperienza, cerco sempre di non farli annoiare, di mettere una parte di divertimento puro in ogni cosa, la domenica spesso vengono a vedermi, mi fa piacere, la cosa più appagante è vederli crescere e dall’inizio dell’anno ad oggi hanno fatto passi da gigante”.

Chiudiamo con il presente imminente: domenica altra sfida difficilissima contro l’Azzurra Mozzate, tra l’altro su un campo che ti ricorda qualcosa…
“Eh sì, giochiamo a Gorla, in un certo senso torno a casa…Mozzate è una squadra che mi aspettavo di vedere più in su, ad inizio anno avrei scommesso su di loro e sul Ferno, sono tosti ma per noi non cambia nulla, affrontiamo ogni novanta minuti come una finale a prescindere dall’avversario, dobbiamo lottare, lottare e lottare, come si suol dire chi non lotta ha già perso”.

Mariella Lamonica

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