Se dopo una partita come quella di ieri di Casale Monferrato contro Tortona vai a letto con l’amaro in bocca e ti svegli con ancor più questa sensazione, pensando a come Varese arrivava a questa partita, vuol dire che la squadra è ancora viva.

I biancorossi, nonostante il 104-99 finale, mettono sul parquet piemontese, una prova di cuore notevolissima, a fronte della quarta forza del campionato, riuscendo a recuperare uno svantaggio di 18 punti, arrivando ad un passo da vincere una partita che avrebbe consegnato ai posteri un’impresa davvero gigante.

Il tutto fatto con un giocatore – allenatore in panchina, andando oltre lo shock psicologico di giovedì mattina dell’esonero di Roijakkers, attingendo ancora una volta alla più grande qualità che questa Pallacanestro Varese ha, ovvero l’orgoglio, la forza di non mollare mai, quella reticenza alla sconfitta che è dono prezioso ma anche tanto complicato da coltivare.

Nonostante tutto però oggi Varese si trova a fare i conti con una classifica che non permetti altri errori, che non permette di perdere settimana prossima in casa contro una Fortitudo Bologna a -4, ora lanciatissima dopo la vittoria per 89-69 contro Trento, perché al netto di tutti i calcoli di classifica avulsa eventuale, il peso psicologico che si innescherebbe con un’altra sconfitta all’Enerxenia Arena sarebbe devastante.

Ed allora la paura ed il rammarico per quanto sia cambiato e possa cambiare il mondo biancorosso in una maledetta settimana, che dal consegnare alla gloria sta consegnando ben altro, c’è, è tangibile, è concreta e sarebbe sbagliato accantonarla o fare finta di girare la testa dall’altra parte.

Un timore che però deve essere forza, spinta, la stessa che ieri ha permesso di recuperare una partita che ormai sembrava persa, con il cuore di Sorokas, l’atletismo di Reyes, le giocate di Woldetensae, la pazzia di Keene. Insomma, metteteci chiunque voi vogliate, metteteci voi stessi, che domenica siete chiamati a riempire un palazzetto che dovrà davvero essere l’uomo in più di questa Varese, stanca, al limite della propria forza, per l’ultimo passo da non sbagliare, per non ritrovarsi a vivere un incubo che fino ad una settimana fa sembrava solo pura utopia.

Alessandro Burin

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