Nell’ultima settimana si è parlato tanto di quel Fanum Orosei – La Caletta, gara di giovanissimi provinciali under 15 terminata con il risultato “esuberante” di 42 a 0, e si è scatenato un putiferio mediatico incredibile, fatto di sentenze, giudizi e responsi diametralmente opposti, ma questo caso è davvero una situazione più unica che rara, quasi una tantum del calcio giovanile? O basta affacciarsi nel mondo dei più “giovani” per osservare come situazioni simili siano troppo spesso all’ordine del giorno?

Partiamo dai fatti.
I fatti raccontano, come detto, di una partita di calcio come altre, ultima giornata di campionato, in cui La Fanum Orosei ha messo ko in casa La Caletta, ultima in classifica e scesa in campo in dieci giocatori e con un’età inferiore di due anni rispetto agli avversari. Grazie a questo punteggio per via della migliore differenza reti generale, i padroni di casa hanno superato al primo posto in classifica la Lupi Del Goceano, che squadra a pari punti che la settimana precedente aveva battuto gli stessi avversari in trasferta per 22-0. 

Da qui l’apertura di un’inchiesta da parte della procura generale su richiesta del comitato regionale sardo, guidato da Gianni Cadoni. Cadoni ha infatti dichiarato di voler convocare i presidenti per chiedere loro spiegazioni, sostenendo che si tratta di un fatto gravissimo. A lui ha fatto eco il presidente della Figc di Nuoro Luigi Secci il quale ha ribadito come questo risultato sia un’umiliazione inaccettabile.

Ma senza andare troppo lontano, com’è la situazione in provincia di Varese? Uno dei responsabili di settore giovanile della zona Davide Giardini, dirigente e allenatore nella società Bosto, storico club che conta all’attivo centinaia di ragazzi attualmente iscritti e che migliaia li ha “cullati” e cresciuti negli anni, racconta il suo punto di vista in merito. 

È troppo facile puntare il dito da parte delle istituzioni sulle società a conti fatti, ma qualcuno dei vertici si chiede perché certe cose succedano? Si pone la domanda “come si possa arrivare a tanto?” No, non succede, si finge di analizzare una situazione ai postumi, tra l’altro nascondendosi dietro ad un dito, credendo che questo caso sia isolato, pur sapendo bene che non è affatto così”.

A noi è capitato prosegue Giardinisia di perdere che di vincere 22 o 23 a 0, ha senso? È bello o utile per qualcuno? No, non lo è, ma nessuno da nulla perché le istituzioni non sono presenti sui campi, non toccano con mano le esigenze e le situazioni delle società, non c’è dialogo tra noi e loro è questo, a mio avviso, è il primo vero problema. Ma andiamo oltre: quando fanno i gironi analizzano mai lo storico delle società? Provano ad ipotizzare dei raggruppamenti equilibrati? No, non lo fanno. E non dico sia facile, ma dei tentativi, delle analisi devono essere fatte, altrimenti se va bene tutto poi non meravigliamoci quando capitano situazioni simili”. 

Prendere delle decisioni, è questo il vero problema?
Sì, anche. Prendere delle decisioni è il primo atto, ma lo è ancor di più prendere delle decisioni che facciano degli scontenti, delle decisioni impopolari se opportuno. Qualsiasi cosa si scelga di fare si finirà per non accontentare tutti, e questo è un dato di fatto, ma allora che si fa? Si evita di decidere? Impensabile, eppure…spesso finisce esattamente così”.

Altro argomento caldo, il rispetto sportivo. Per te cosa significa avere rispetto sportivo dell’avversario?
Ennesima questione spinosa. Per me il rispetto sportivo significa entrare in campo e dare il massimo e se questo porta a vincere o a perdere una partita 42-0 io non ci trovo nulla di male, perché fermarsi, non spingere sull’acceleratore, è a sua volta una mancanza di rispetto ancor più grande, anzi è la vera mancanza di rispetto; insegniamo sempre ai ragazzi di fare del loro meglio, come possiamo poi chiedergli di non infierire? Ribadisco, il problema sta a monte. Come si può arrivare ad un risultato del genere? Ce lo si chiede mai? Io una risposta ce l’avrei”. Ovvero?Mi ricollego al discorso di prima, al non analizzare le situazioni col fine di creare gironi equilibrati. Lungi da me pensare che non abbiano tutti gli stessi diritti, questo non lo penso e non lo direi mai, ma proprio perché hanno tutti gli stessi diritti compreso il diritto di divertirsi e di imparare, bisogna mettere i ragazzi nelle migliori condizioni possibili per farlo, istituendo anche dei livelli diversi se necessario e non limitarsi alla mera suddivisione provinciali e regionali, buttando poi tutto nel calderone”.

Esempio? Quali potrebbero essere delle soluzioni ideali? 
Analizzare lo storico delle società ed essere presenti sui campi significa anche capire che all’interno degli stessi gironi possano andare a crearsi livelli diversi, e allora che senso ha, ad esempio, ammettere tre squadre per gruppo ai regionali se sei a conoscenza di questa cosa? Non sarebbe più corretto far passare magari solo la prima di un girone “facile” e le prime tre di un girone “difficile”?  E non dico che le squadre non debbano avere le stesse possibilità, ma bisogna essere in grado di creare situazioni che rispecchino al meglio la realtà dei fatti e non lasciare andare le cose al punto che poi queste situazioni incresciose vadano a ripetersi nei gironi regionali, perché poi lì il problema raddoppia, anche il discorso della differenza reti per eleggere una vincitrice a pari punti, ma fare uno spareggio non sarebbe meglio? Permetterebbe proprio di andare a sviare da situazioni tipo quella accaduta in terra sarda”.

Di esempi se ne potrebbero fare molti, riassumendo quali sono i concetti chiave di questo ampio discorso?
Prendersi delle responsabilità in primis, creare un dialogo con le società e capire le reali esigenze, ma soprattutto smetterla di puntare il dito con chi subisce queste situazioni, non ci sono colpe per ci vince o perde 42-0, ci sono colpe, e non riconducibili ai club, quando non si ha la possibilità di esprimere le proprie qualità nelle migliori condizioni possibili”

Mariella Lamonica

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