Segnando gol a raffica, lottando in mezzo al campo e trascinando i compagni con la grinta e la combattività che lo contraddistinguono, a soli ventiquattro anni Luca Malvestio si è preso sulle spalle il suo Verbano, una delle squadre più insidiose di questo girone A. Già protagonista nella passata stagione con la maglia della RG Ticino, vincitrice del campionato di Eccellenza piemontese, il centrocampista classe 1997 si è personalmente superato in questa annata, mettendo finora a segno la bellezza di tredici gol, un numero da capogiro per chi non gioca in attacco. Devastante dalla distanza, in più di un’occasione ha tenuto a galla i suoi castigando gli avversari nei minuti finali, a conferma del fatto che il verbo “arrendersi” non rientra proprio nel suo vocabolario.

A settembre ci avevi raccontato di voler battere il tuo record personale di cinque gol. Possiamo dire che la realtà ha superato di gran lunga le aspettative?
“Quest’anno calcio in porta e segno (ride, ndr). È la mia stagione fortunata, la migliore da quando ho esordito in Prima Squadra sette anni fa. Adesso mancano ancora due partite e spero di arrivare a quindici, così sarebbe ancora meglio di quello che ho fatto finora”.

Tra questi tredici gol ce ne sono parecchi in cui spiccano non solo le due doti tecniche, ma anche la tenacia con cui lotti per la squadra. Ce n’è qualcuno che per te ha significato più degli altri?
“Quello più bello è stato contro il Varzi: mi ha dato palla Bruno (Barranco, ndr), ho calciato al volo da fuori area e l’ho messa all’incrocio dall’altra parte. Quello più importante per la squadra, per il momento che attraversavamo e anche per il fatto che era un derby, è stato il secondo contro la Vergiatese al novantaquattresimo. Finché l’arbitro non fischia, mollare per me è l’ultima cosa da fare, perché se c’è un minimo di speranza, bisogna andare avanti. Lo stesso vale per la lotta ai playoff”.

Matematicamente, infatti, non è ancora detta l’ultima parola…
“Se possiamo farcela, ci dobbiamo credere. La Castanese adesso è a più dodici e se la battiamo andiamo a meno nove; con questa differenza punti, saremmo qualificati anche arrivando quinti. Il Varzi incontrerà una squadra come il Gavirate, che si deve salvare, e giocare in casa loro non è mai facile, quindi secondo me possiamo sognare. Prima, però, dobbiamo pensare a noi e a vincere la partita di domenica. Non sarà facile, perché se c’è una squadra favorita è proprio la Castanese, che fino a una settimana fa era in lotta per la vittoria del titolo”.

Come ci si prepara a una partita da dentro o fuori?
Nel nostro piccolo dovrà essere come una finale di Champions. Andremo in campo come al solito, spensierati, senza avere nulla da perdere, perché se ci mettiamo addosso troppa pressione rischiamo di sbagliare. Ci giocheremo la nostra partita, dando loro del filo da torcere come abbiamo sempre fatto con tutti i nostri avversari, e il nostro approccio sarà come con la Sestese. Già quella di venerdì doveva essere una finale, perché se avessimo vinto, ora saremmo a un punto dal Varzi e a meno nove dalla Castanese. Prendere gol all’ultimo secondo è sempre brutto, soprattutto perché eravamo andati in vantaggio due volte, però il calcio è anche questo. Comunque già dal primo minuto si vedeva che avevamo tanta voglia e che per noi era una partita importantissima. Li abbiamo messi in difficoltà con la nostra corsa e proveremo a fare lo stesso anche domenica. La Castanese è una squadra esperta, una delle più forti del girone, ma noi abbiamo tanta gamba e penso che vincerà chi correrà di più“.

Quell’1-3 dell’andata potrebbe darvi una spinta in più? Che Verbano era quello di allora e che Verbano è questo di adesso?
“Sicuramente c’è voglia di rivincita. A inizio stagione non ci conoscevamo neanche ed io sinceramente ero il primo a dubitare della stagione che avremmo fatto. Poi il presidente ha concluso un paio di acquisti giusti, è arrivato anche il preparatore e ne siamo venuti fuori, disputando la solita stagione da Verbano, che lotta sempre per la zona playoff. Essendo una squadra giovane, avevamo solo bisogno di fiducia: alla prima partita di campionato avevamo pareggiato contro il Base, alla seconda avevamo perso contro la Castanese e la situazione sembrava già difficile. Poi, però, abbiamo iniziato a ingranare la marcia: in un periodo in cui giocavamo ogni tre giorni abbiamo vinto cinque partite su cinque e da allora ne abbiamo perse veramente poche. La squadra c’è sempre stata tecnicamente, perché siamo bravi e corriamo tanto, ma era appunto una questione di fiducia; una volta acquisita quella, vincere ci ha aiutato a vincere“.

Considerando il percorso fatto, essere a -3 dai playoff con la rosa più giovane di tutta l’Eccellenza lombarda vi inorgoglisce? Oppure c’è anche del rammarico per non aver avuto quel briciolo di esperienza in più per arrivare ancora più in alto?
“Un po’ sì. Fino a gennaio eravamo secondi o terzi, anche se in quel periodo c’erano ancora dei recuperi in sospeso. Poi a inizio anno non siamo riusciti a chiudere alcune partite che all’andata erano andate bene e purtroppo c’è stato un mese in cui non abbiamo mai vinto, con tre pareggi e due sconfitte in cinque partite. È stato un periodo di blackout che secondo me ci ha tagliato le gambe. Fortunatamente a inizio aprile in una settimana abbiamo vinto tre partite consecutive che all’andata avevamo pareggiato e così, più o meno, abbiamo compensato i punti persi. Certo è che con qualche punto in più in quelle cinque gare di un mese e mezzo fa, adesso saremmo lì a lottare in piena zona playoff”.

Tu, Dervishi e Barranco siete una macchina da gol (32 sui 47 totali della squadra). Se con il primo avevi già tanta affinità, con il secondo si è creata subito l’intesa vincente?
“Quando Bruno è arrivato qui in Italia, avevo visto subito dai primi allenamenti che era un ottimo giocatore e che anch’io avrei fatto bene insieme a lui. A me piace molto inserirmi e per le mie caratteristiche ho bisogno di un attaccante che faccia tanto lavoro sporco, con sponde e spizzate per mandarmi in profondità, e lui lo sa fare benissimo. L’intesa è ottima con entrambi e dei tredici gol che ho segnato, per metà devo ringraziare Mario (Dervishi, ndr) e per metà Bruno perché gli assist sono arrivati da loro”.

Ti aspettavi un campionato così combattuto? Pensi che la classifica di adesso rispecchi i valori che avete espresso in campo in questi mesi?
“La favorita sicuramente doveva essere la Varesina e così è stato. Riguardo a noi, a inizio stagione avevo visto dei sondaggi che ci collocavano addirittura in zona retrocessione. Penso che alla fine la nostra posizione rispecchi abbastanza il campionato fatto. Chiaro che guardando al girone di andata, un po’ di rammarico, come dicevo, forse c’è, però siamo ancora qui a giocarcela e non molleremo fino alla fine“.

Parlando della vincitrice Varesina, chi di loro ti aveva maggiormente colpito nei due scontri diretti?
“Secondo me il loro giocatore più forte è Poesio, che è stato il trascinatore della squadra. Contro di loro avevamo perso sia all’andata che al ritorno, ma penso che soprattutto nell’1-0 del ritorno non ci fossero stati superiori; ce l’eravamo giocata, avevamo preso tre/quattro pali, sbagliato due/tre gol e avremmo anche meritato qualcosa in più. Nel 3-1 dell’andata avevamo fatto meglio noi nel primo tempo, mentre nel secondo erano venuti fuori loro, sicuramente perché sono più forti e alla lunga vince sempre la squadra più forte”.

Dopo una stagione personale disputata a dei livelli così alti, quali sono le tue ambizioni per il prossimo anno? Non ci sarebbe da stupirsi se ti volessero in Serie D…
“Il mio desiderio è di poter fare una serie D di alto livello,
indipendentemente dal fatto di giocare tanto o poco, quindi valuterò le offerte che arriveranno. Qui al Verbano avrei un altro anno di vincolo, ma per come è andato questo campionato, e avendo già rinunciato a salire di categoria quest’estate, spero che troveremo una soluzione. Ci sto già pensando, ma prima sinceramente voglio finire bene questa stagione con i miei compagni”.

Silvia Alabardi

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