A due giornate dal termine della regular season di Promozione non è ancora tempo di verdetti definitivi, ma è possibile cominciare a tracciare un bilancio. Solbiatese a parte (a detta di tutte le altre società il discorso per il primo posto era chiuso in partenza), la lotta playoff ha trovato un’altra ammazza-campionato: il Morazzone potrebbe rischiare di tagliar fuori direttamente tutte le dirette contendenti. E tra queste rientra il Meda.

Nonostante la bella vittoria dei bianconeri sul Saronno domenica sera, i ragazzi di Giovanni Cairoli si trovano al quarto posto a -10 dai rossoblù: stando così le cose niente playoff, visto che il distacco supera il famoso margine dei nove punti entro cui stare per partecipare alla post-season. Ironia della sorte, a complicare ancor di più la situazione, per un big match appena archiviato un altro attende il Meda che sarà di scena a Cantù domenica prossima per affrontare il Castello. Partita per cuori forti, con due squadre obbligate a vincere.

“Al momento le sensazioni non possono essere del tutto positive – esordisce mister Cairoli – perché ad oggi dipendiamo da altri. Noi dobbiamo solo scendere in campo per fare il nostro, così come stiamo facendo, anche per le prossime due partite; poi ci guarderemo alle spalle e capiremo dove siamo arrivati”.

In due partite avete l’obbligo di ridurre il gap dal Morazzone che, sulla carta, ha un calendario più facile sia rispetto a voi sia rispetto al Castello Città di Cantù. Sei ottimista sulla possibilità di andare ai playoff?
“Io per natura sono ottimista e mi auguro che questi buoni propositi trovino un riscontro sul campo. D’altra parte, se le cose non dovessero andare per il meglio, siamo ben consapevoli che la colpa è solo nostra perché non siamo stati in grado di fare ciò che avremmo dovuto”.

A tal proposito, se si verificasse l’ipotesi peggiore, quali sarebbe il rammarico più grande?
“L’aver perso un’infinità di punti contro squadre di bassa classifica. In questo abbiamo pagato l’avere una squadra davvero giovane, per certi versi inesperta, che deve ancora maturare a livello di mentalità. La qualità non ci manca, e le buone prestazioni contro avversari d’alta classifica lo testimoniano; chiaro che trovare stimoli quando affronti squadre meno blasonate è più difficile e senza la giusta concentrazione non vai da nessuna parte. I campionati si vincono facendo punti con le piccole; noi i punti li abbiamo lasciati per strada ovunque”.

La vittoria sul Saronno cosa ha rappresentato per voi?
“Ero certo che avremmo vinto. Da giocatore i miei allenatori mi ripetevano sempre che l’allenamento è lo specchio della domenica; io odiavo quella frase, ma ora che mi trovo in panchina capisco quanto sia vera. Per tutta la settimana ho visto un atteggiamento encomiabile, tant’è che al termine della sessione di venerdì avevo detto al direttore sportivo che domenica avremmo stravinto. Contro il Saronno abbiamo dominato in lungo e in largo, poteva finire anche 5-1, ma ciò che contava era portare a casa i tre punti e così è stato. Questa vittoria ci ha dato ancor più consapevolezza del nostro valore e dei nostri errori in passato”.

Adesso sfida al Castello Città di Cantù: potete solo vincere e sperare, dico bene?
“Esatto. Sappiamo che è una gara difficile, ma del resto quando affronti una squadra allenata da Marco Bertoni non può che essere così. Ho grande stima per il mister, ma domenica vogliamo andar là per vincere. I nostri stimoli devono essere quelli di migliorare sempre più, andare oltre la perfezione e raccogliere sei punti dalle sfide con Cantù e Solese; poi, alla fine, guarderemo dove siamo arrivati e se saremo fuori dai playoff ci assumeremo le nostre responsabilità”.

Visto che la corsa si farà sul Morazzone, ti aspettavi una stagione del genere da parte loro?
“Vedere il Morazzone lassù per me non è stata certo una sorpresa: a differenza nostra giocano insieme da tantissimi anni, si conoscono alla perfezione, giocano bene e da almeno tre anni sono una costante dell’alta classifica. Hanno poi un equilibrio perfetto tra gioventù ed esperienza: Ghizzi non c’entra nulla con la Promozione, Vezzoli può fare la differenza in ogni momento, Italiano e Libralon hanno un’esperienza pazzesca e potrei continuare all’infinito. All’andata vincevamo 1-0, abbiamo preso tre pali e sbagliato un rigore; alla fine hanno vinto loro 3-1, il calcio è questo. Al ritorno siamo stati noi ad imporci 2-1, ma di certo non è stata una passeggiata. Al Morazzone bisogna solo fare i complimenti”.

A Meda ci sono i margini per costruire qualcosa di importante sul medio-lungo periodo?
“Diciamo che vincere nel breve periodo sarebbe meglio (sorride, ndr), ma senza dubbio qui ci sono tutte le possibilità per costruire qualcosa di importante. Attualmente ho un ’04, Torrente, che gioca in pianta stabile in Prima Squadra, ma lui è solo uno dei tanti protagonisti di un percorso che stiamo portando avanti tutti insieme. Dopo due anni di Covid siamo praticamente ripartiti da zero: è un processo che va fatto e sono orgoglioso di vedere una crescita esponenziale nei miei giocatori, anche se siamo ben consapevoli che la strada è ancora lunga”.

Gli obiettivi di inizio stagione rientravano in questo processo?
“Naturalmente l’idea che avevamo alla vigilia del campionato, lasciando perdere la Solbiatese, era di entrare nei primi cinque. Ci siamo, ma è ovvio che volevamo i playoff e attualmente da questi siamo esclusi. Se la situazione dovesse rimanere tale ci sarebbe parecchia delusione, ma ripartiremmo con ancor più determinazione per riprovarci l’anno prossimo”

Ormai sei a Meda da, per usare un eufemismo, qualche annetto: cosa rappresenta per te questa squadra?
“Venticinque anni per la precisione (ride, ndr). Per me il Meda è vita, è casa: ci ho giocato, ci sono cresciuto e qui ho cominciato ad allenare. C’è stata una parentesi di due anni alla Vis Nova, ma sono tornato subito perché qui c’è un legame particolare, è l’amore della mia vita. Meda è una piazza che merita altri palcoscenici e mi sono posto l’obiettivo di portarla in alto; siamo ripartiti dalla Seconda Categoria e ora siamo in Promozione, ma non vogliamo accontentarci”.

Matteo Carraro

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