I colori della bandiera sono gli stessi, ma la 105esima edizione del Giro D’Italia non partirà dalla nostra penisola, bensì da Budapest, capitale dell’Ungheria. Poco importa, perché è ormai tradizione salutare la Corsa Rosa dall’estero, un battesimo “soft” prima di tornare sul suolo italico e abbracciare le salite, quelle vere, quelle tolgono il fiato, quelle che porteranno a scrivere un altro nome sul Trofeo Senza Fine che nell’Arena di Verona il prossimo 29 maggio incoronerà il vincitore del Giro d’Italia 2022.

Tre le tappe in terra magiara, a cominciare da quella odierna con i 195km che porteranno i ciclisti da Budapest allo strappetto finale di Visegrad; domani spazio ai crono-men (9,2km anche per iniziare a saggiar la gamba degli uomini di classifica) prima di lasciar parola ai velocisti con i 201km di domenica. Lunedì riposo e da martedì si comincia subito a fare sul serio: si torna in Italia e si torna a guardare in su, verso quell’ostacolo chiamato Etna. Subito una salita da brividi che, come si suol dire, di sicuro non consegnerà il vincitore del Giro (quello si deciderà sul Blockhaus, sul Verrogne, sul Mortirolo, sul Valico di Santa Cristina, sul Monterovere, sul Colovrat, sul Pordoi e sulla Marmolada) ma darà le prime importanti indicazioni sui valori in gioco.

E i valori, a ruote ferme, sono quasi scontati. Sì perché a dispetto del nome e della tradizione della Corsa Rosa mancano i “big” veri e propri, ovviamente (purtroppo) orientati sul Tour de France di luglio. Una “tradizione” che si ripete da qualche anno, regalando forse meno appeal ma più equilibrio. Di sicuro la INEOS Grenadiers è la formazione da tenere d’occhio con il favorito numero uno Richard Carapaz (vincitore nel 2019) pronto a respingere la concorrenza degli avversari. Si rivede Tom Doumulin (Maglia Rosa nel 2017), anche se l’olandese della Jumbo-Visma non sembra essere nelle migliori condizione, mentre la Baharain Victorius (con il DS saronnese Alberto Volpi in ammiraglia) spera nella consacrazione di Mikel Landa, palma d’oro a livello di sfortuna nelle precedenti edizioni. L’inglese Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco) dovrà sfatare il tabù che lo vede crollare nella terza settimana di corsa, mentre sarà interessante valutare la tenuta della Bora-Hansgrohe che non rinuncia mai a chi in salita sa andare davvero forte: sia Wilco Kelderman (il capitano) sia Emanuel Buchmann sia Jai Hindley sono sempre nel gruppetto dei migliori.

Per l’Astana all-in su Miguel Angel Lopez con Vincenzo Nibali in veste di gregario: lo Squalo, sulla carta, non ha nulla di dimostrare e non dovrebbe competere per la classifica, ma mai sottovalutare le ambizioni di chi sa come si vince un grande giro. Nibali, inoltre, ha avuto un avvio di stagione in sordina e c’è curiosità nel capire quali saranno le sue condizioni. Il parterre di candidati alla vittoria finale include anche Romain Bardet (ancora etichettato come l’eterno incompiuto) del Team DSM, Hugh Carty (EF), Guillerme Martin (Cofidis), il sempreverde Alejandro Valverde (Movistar) e Joao Almeida della UAE Emirates.

Proprio la formazione emiratina porterà ai nastri di partenza il tainese Alessandro Covi (nella foto destra), l’unico corridore varesino al via della Corsa Rosi. 38° assoluto nella scorsa edizione, il Puma spera chiaramente di migliorare il posizionamento e, soprattutto, di vincere almeno una tappa. Covi è anche tra i principali portabandiera dei nostri colori, con le speranze italiane che sono rivolte anche verso la EOLO-Kometa (Official Sponsor del Giro). Il capitano azzurro sarà il bolognese Lorenzo Fortunato (trionfatore lo scorso anno nella tappa regina dello Zoncolan) coadiuvato da un ottimo Vincenzo Albanese; l’augurio è che tutti gli atleti italiani facciano l’impresa, ma sulla carta i nostri atleti sembrano partire un gradino dietro agli altri.

Anche per le vittorie di tappa non mancano i contendenti agguerriti, a cominciare dal fenomeno olandese Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) che ha dichiarato di voler essere protagonista e di riuscire ad indossare almeno una volta la Maglia Rosa. Occhio poi alle ruote veloci con Arnaud Démare (Groupama – FDJ), l’intramontabile Mark Cavendish (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e l’azzurro Giacomo Nizzolo (Israel – Premier Tech) che punta con decisione alla Maglia Ciclamino.

Mancano ormai pochi minuti al via del 105° Giro d’Italia e saranno i prossimi 3410,4km a dare tutte le risposte che milioni di appassionati stanno aspettando. Forse mancano i grandi nomi degli sloveni Tadej Pogacar e Primoz Roglic, senza dimenticarsi del nostro Damiano Caruso (secondo classificato l’anno scorso) e di Egan Bernal (il colombiano detentore della Maglia Rosa, sfortunatissimo e ancora in fase di ripresa dopo la terribile caduta dello scorso gennaio), forse non si avrà mai l’appeal del Tour de France, ma il Giro d’Italia resta la corsa più dura e affascinante del mondo e la Corsa Rosa regalerà anche quest’anno il suo solito spettacolo.

Matteo Carraro
(foto www.giroditalia.it)

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