Chi l’ha detto che per diventare pilota bisogna mettersi al volante fin dalla tenera età? Sicuramente la vocazione c’è da sempre, ma il mondo delle corse sa essere crudele ed è difficile che apre le sue porte a chiunque. Con determinazione e ferrea volontà, comunque, c’è chi è riuscito a coronare il suo sogno e Umberto Vaglio risponde a pieno diritto a tale descrizione.

Classe ’84, originario di Biella, dopo 13 anni a Milano si è trasferito a Torino (dove vive tutt’ora) ma è di fatto un varesino acquisito, accolto nella famiglia ASD Living Kart di Maurizio Jeropoli e Antonio Ieropoli grazie a cui ha iniziato a correre ormai da quasi otto anni. “Per motivi economici ho iniziato molto tardi – riconosce Vaglio –, quasi per gioco, facendo due o tre gare all’anno, quattro quando andava di lusso;  a questi livelli ci si mette davvero tanto tempo per trovare il budget necessario a competere e la pandemia non ha certo aiutato a trovare sponsor. L’anno scorso ho messo insieme la somma necessaria per fare le ultime due gare della stagione: sono arrivato sul podio a Imola e ho vinto a Cervesina nella mia classe. Risultati che mi hanno aiutato ad iniziare la stagione 2022 e finora sta andando tutto al meglio”.

In effetti, sei al primo posto nel TopJet F22000 Trophy con i tuoi 113 punti a +8 sul secondo; riviviamo l’inizio di stagione?
“Nelle due gare del Mugello sono salito sul podio e arrivato al quarto posto; a Monza è andata decisamente meglio dato che ho vinto entrambe le corse, mentre a Imola, dopo il secondo posto di gara uno, ho preso un cordolo che non è piaciuto alla mia macchina e mi sono girato. Dispiace perché potevo avere qualche punto in più, ma non posso non ritenermi soddisfatto a metà stagione. I problemi, se vogliamo, iniziano ora… Perché? Finora ho trovato il budget per coprire le prime tre gare, ma restano le altre tre. Sinceramente mi dispiacerebbe non poco non riuscire a portare a termine la stagione dato che sono andato davvero forte e ho trovato una bella confidenza con la vettura”.

A proposito della tua Dallara F308 cosa puoi dirmi?
“Che quando è uscita nel 2008 era una delle monoposto più competitive (ride, ndr). Scherzi a parte, credo sia oggettivo che la vettura pecchi di aggiornamenti, ma riuscire a vincere con quest’auto mi dà il doppio della soddisfazione. Se avessi una macchina più performante sarei là davanti insieme ai piloti della classe superiore, eppure non posso fare a meno di godermela: chilometro dopo chilometro cresce la confidenza con il mezzo e riesco a metterci sempre più del mio”.

Da dove nasce la passione per le ruote scoperte?
“Ho fatto una delle 24h di Adria a bordo di una Seat e preso parte alla Peugeut RCZ Racing Cup, ma ho sempre avuto l’interesse per la Formula3. Mi era capitato di provare una Formula Renault e la svolta è avvenuta in pista a Franciacorta: sceso dalla mia vettura c’è stata la possibilità di fare un paio di giri con una Formula3 e da lì è nato l’amore”.

Come descriveresti il campionato di cui sei attualmente leader?
“Entusiasmante. Si corre sui principali circuiti italiani più una tappa all’estero che vale per l’Assoluta o per alcune categorie specifiche; sfortunatamente la mia categoria non rientra in quest’ultimo caso. Ogni corsa prevede due round di prove libere, una qualifica e due gare sprint da 25 minuti più un giro: c’è il tempo per prendere confidenza con la pista e, soprattutto, di capire come risponde l’auto. Il livello? Molto buono: siamo tutti fuoriquota per diventare professionisti, nessuno vuole farsi male o fare danni, altrimenti sono costi, ma la corsa è corsa e c’è il giusto livello di competizione”.

Come imposti il tuo weekend di gara?
“Prima di ogni corsa mi godo il momento. Mi piace costruire il weekend sessione per sessione, studiando gli assetti, capire dove ci sono i margini per migliorare e bilanciare la vettura per esprimere il massimo potenziale tra qualifica e gara. Ciò che mi dà più gusto è il non arrivare in affanno alla partenza; al contrario, mi ritrovo spesso nella situazione in cui vorrei iniziare a correre il prima possibile per vedere a che livello di preparazione sono”.

Su cosa devi migliorare?
“Senza dubbio sul trovare più in fretta il mio limite. A questi livelli è imperativo non fare danni perché altrimenti i costi lieviterebbero in maniera spropositata, per cui a volte si tende a mollare di due millimetri l’acceleratore anziché schiacciarlo quel millimetro in più. Proprio per questo è fondamentale capire in fretta quale sia il proprio limite, a maggior ragione in una gara sprint che dura poco: ho già fatto belle rimonte e tanti sorpassi, di sicuro migliorare in partenza mi aiuterebbe non poco”.

E adesso?
“Proverò ad esserci a Vallelunga. Grazie ad un po’ di oculatezza, unita alla fortuna e al merito, sono in testa al campionato e non ho intenzione di abbandonare; ovvio che in tre gare può succedere di tutto, ma se proprio devo perdere il primo posto voglio farlo in pista. Attualmente sto cercando il budget per andare avanti; dormire sonni più tranquilli se avessi già la certezza di essere a Vallelunga il primo luglio”.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Scendere in pista e chiudere il campionato nelle posizioni di testa giocandomela alla pari con piloti e mezzi più performanti, oltre che vincere la mia categoria. Il sogno è questo ma, come sappiamo, è difficile per mille fattori. Sarebbe bello sapere il primo gennaio di avere già i budget per tutto l’anno e mi auguro di poterci arrivare; se tutto dovesse andare per il meglio l’anno prossimo potrei partire con una macchina più aggiornata e un budget più alto. Nel frattempo, comunque, testa sul presente”.

Matteo Carraro

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