Al termine della stagione si sa è tempo di tracciare una linea e fare un bilancio dell’annata appena passata. Quello in casa Pallacanestro Varese è tutto sommato positivo, tenendo conto della grandissima bufera che ha investito la squadra biancorossa quest’anno. Nonostante tutto per la OJM ha saputo salvarsi, ottenendo un risultato ad un certo punto tutt’altro che scontato.

In quest’ annata così particolare d’interpreti ne sono passati per gli uffici ed il campo dell’Enerxenia Arena e ad ogni modo, ognuno di loro, ha lasciato il segno e quindi meritevole di entrare a far parte del nostro pagellone di fine anno.

Iniziamo con società e allenatori, una categoria all’interno della quale troviamo ben 6 figure che hanno segnato il passato, il presente e segneranno il futuro della società. Nella second parte (domani domenica 15 maggio) ci concentreremo invece sui giocatori che hanno indossato la maglia biancorossa nella stagione 2021/2022. Ma partiamo con i giudizi.

Scola 8: Semplicemente per il fatto di esserci, per quello di dare finalmente un futuro solido e di prospettiva alla Pallacanestro Varese. Il suo avvento dell’estate scorsa come Amministratore Delegato ha smosso un vero e proprio cambiamento in casa Pallacanestro Varese, portandolo in pochissimo tempo ad assumere un ruolo primario in termini decisionali in società. Nonostante per lui fosse la prima esperienza dietro la scrivania, si è mosso decisamente bene, azzeccando le scelte più delicate della stagione, sapendosi assumere l’onere di decisioni pesanti e controverse che hanno però seguito una linea chiara di filosofia ed idee. Riservato, silenzioso ha scelto di lavorare nell’ombra, senza fronzoli o appelli di nessun genere. Ci ha messo la faccia quando ha dovuto, è stato in disparte quando ha ritenuto fosse necessario farlo. Di lavoro ce n’è ancora da fare molto ma se questo è stato solo l’inizio, come dicono tutti gli uomini che compongono la società parlando di Luis, a Varese con El General si possono fare sogni tranquilli.

Arcieri 7.5: Arrivato a sorpresa nel mondo biancorosso ha saputo conquistarsi passo dopo passo credibilità e fiducia di tutto un ambiente non semplice come quello varesino. In pochi giorni si è trovato a dover scegliere un nuovo allenatore dopo l’esonero di Vertemati e a dover rimpinguare il roster con le pedine giusto al posto giusto in un momento delicatissimo dell’annata. Roijakkers, Woldetensae e Reyes, tre scelte azzeccate, seppur per un crudele gioco del destino proprio tra due di esse sia scoppiata una vera e propria bomba che ha portato all’esonero dell’allenatore olandese. Anche qui, Arcieri ha mostrato un’altra delle sue qualità: il coraggio di esonerare un allenatore che aveva scelto in prima persona e che aveva portato Varese dall’ultimo posto alla zona playoff, a 4 giornate dal termine, senza aver ancora conquistato la salvezza. Una scelta contestata da parte dei tifosi che però forse si accorgeranno solo tra un po’ del peso specifico della decisione presa. La curiosità di vedere il GM a stelle e strisce all’opera nel mercato estivo ora c’è tutta, con la speranza che prosegua in quella scoperta di talenti utilissima per rifare grande Varese.

Seravalli 7: Il coach della salvezza, l’uomo sempre presente al momento del bisogno. Partito come terzo allenatore nello staff di Vertemati, dietro anche a coach Cavazzana (a cui facciamo un grande saluto ed in bocca al lupo), ha saputo rispondere sempre presente quando è stato chiamato in causa. Collante decisivo tra staff e squadra, quando la società gli ha affidato il ruolo di capo allenatore in due partite delicatissime come quella contro Venezia di gennaio e soprattutto quella salvezza contro la Fortitudo Bologna, ha saputo centrare l’obiettivo vittoria, tirando fuori il meglio dalla squadra in due momenti davvero complicati da gestire a livello psicologico. Non si sa ancora quale sarà il suo futuro, se a Varese o altrove, se da primo o da assistente allenatore, ciò che è certo è che ha dimostrato tutte le sue qualità e l’attaccamento a Varese e se c’è stata la salvezza il merito è anche suo.

Roijakkers 7: Frutto della somma di due voti: un 10 per quanto fatto in campo, un 4 per quanto fatto al di fuori. Indubbiamente se Varese oggi è salva molto, moltissimo del merito è del lavoro di questo allenatore che, arrivato quasi in sordina, nel giro di un mese aveva già stravolto il mondo biancorosso, riconsegnando dignità, orgoglio, divertimento, ambizione e sogni a tutta una città, che all’inizio di gennaio vedeva il proprio destino inesorabilmente tracciato verso la retrocessione. Roijakkers ha avuto il grande merito di rompere schemi e preconcetti forti nel basket italiano odierno, consegnando nelle mani di due ragazzi, Librizzi e Virginio, le sorti della riscossa biancorossa, inventandosi Sorokas falso 5, cucendo alla perfezione l’abito di sesto uomo devastante a Marcus Keene. La sua Varese rimarrà come uno degli spaccati più belli di basket che nella Città Giardino si ricordi da tempo, fatto d’intensità, corsa, imprevedibilità ed un gioco fuori dagli schemi unico. Purtroppo però lo stesso allenatore olandese ha saputo rovinare tutto andando contro ogni sorta di principio morale ed etico che un allenatore potrebbe mai oltrepassare, arrivando così fino all’esonero che ha spezzato un sogno rivelatosi, purtroppo, troppo bello per essere vero.

Conti 5: Perché due galli in un pollaio non possono esistere. Lo si è sempre saputo, lo si è visto quest’anno in casa OJM, con il General Manager cremonese che ad ottobre dopo la gara con Reggio Emilia persa di 40 punti ha rassegnato le dimissioni, ferito nell’orgoglio dall’avvento, a detta sua, a piedi uniti di Scola, sentitosi scavalcato nel ruolo, in una sorta di inutilità inaccettabile dal suo punto di vista. Legittima scelta di un professionista che a Varese ha sempre cercato di fare il meglio con le risorse a disposizione, a volte facendo bene, altre male. Sicuramente però la campagna acquisti di quest’anno non sarà da ricordare: l’errore più grande? Pensare di poter cambiare Alessandro Gentile. Con essa la decisione di puntare su un allenatore ancora troppo acerbo per fare il capo allenatore in Serie A come Vertemati ed infine la scelta di puntare in regia su un giocatore che di playmaker ha davvero ben poco come Trey Kell, mostratosi sul campo molto più a suo agio come guardia.

Vertemati 4.5: Un voto sul quale pesano tanti fattori. Non ha tutte le colpe del suo fallimento, questo è in dubbio. Il fatto di essersi trovato solo all’interno di una bufera societaria ben più grande di lui, abbandonato dall’uomo che lo aveva scelto più di tutti non lo ha aiutato nel suo compito. E’ chiaro però che per quanto fatto vedere sul campo, il pensiero che sia stato un passo fin troppo azzardato portarlo su una panchina di Serie A pesante come quella di Varese per la sua prima esperienza in carriera è più forte che mai. L’allenatore di Cornaredo non ha saputo amalgamare la squadra, non è riuscito nell’intento di recuperare il suo figlioccio Gentile, non è stato in grado di unire un gruppo mai tale, privo d’identità ed unione d’intenti. A questo si somma un feeling mai sbocciato con il pubblico e tutto l’ambiente varesino, per un allenatore che si è sempre mostrato molto sulle sue, dando poco spazio al consolidamento di rapporti umani che, nei momenti di difficoltà, spesso aiutano più dei risultati. Sarà sicuramente un ottimo allenatore ma a Varese del suo bagaglio di conoscenze e capacità, ahi noi, ha mostrato ben poco.

Alessandro Burin

Appuntamento a domani domenica 15 maggio per le pagelle dei giocatori

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