Arbitro e calciatore, due ruoli di uno stesso sport che tuttavia appaiono come estremamente distanti l’uno dall’altro. Il primo, chiamato a far rispettare le regole ed essere una presenza quasi invisibile all’interno di una partita, il secondo invece, tenuto a giocare e ad essere protagonista in campo. Sembra alquanto inusuale dunque vedere un giocatore dividersi tra la divisa della sua società ed il fischietto da arbitro, ma in realtà questa è la storia di Manuel Caputo, giovane centrocampista classe 2006 del Morazzone, che da qualche mese ha iniziato la sua carriera da arbitro. Insieme a lui abbiamo voluto raccontare la sua storia.

La tua è sicuramente una storia non così frequente da incontrare. Cosa ti ha spinto ad intraprendere il percorso da arbitro?
“Ho sempre giocato a calcio, e l’idea di frequentare il corso da arbitro è nata per caso, quando un giorno mio papà tornando dal lavoro mi ha raccontato di alcuni sui colleghi che facevano gli arbitri nel fine settimana e delle loro partite, e da lì mi sono interessato, iniziando a seguire la pagina AIA di Busto Arsizio e svolgendo poi successivamente il corso. Qui ho trovato un personale assolutamente preparato, ed un presidente come Diego Carrara che ha saputo accogliermi al meglio”.

In quali partite sei stato impegnato fino ad ora come arbitro?
“Ho iniziato a marzo, dirigendo la prima partita di Under 14 a Robecchetto con Induno tra Ticinia e Canegrate. La cosa bella è che per le prime partite non ti mandano mai da solo, ma sei accompagnato da una figura che è il tutor, e nel mio caso ho avuto occasione di conoscere Marco Costa, un tutor preparatissimo e che mi ha aiutato davvero tanto. In questi mesi sono poi passato ad arbitrare anche incontri di Under 15 e Under 16, e da poco anche di Under 17”.

Una nota dolente da direttore di gara tuttavia immagino siano le proteste provenienti dagli spalti…
“Purtroppo, o per fortuna, il gioco del calcio è il più seguito in Italia, e le persone che lo seguono molto spesso si ergono a direttore sportivo, presidente, credendo sempre di avere ragione. Il ruolo dell’arbitro è quello di sbagliare il meno possibile, tuttavia è normale che qualche errore possa capitare, specialmente ai ragazzi più giovani e alle prime armi, così come magari capita ad un giocatore di sbagliare uno stop o un passaggio. Purtroppo questo tipo di pensiero dai genitori molte volte non viene fatto, e penso che ci sia ancora tanta cultura morale ancora da imparare sugli spalti”.


Ti è mai capitato invece da giocatore, alla luce di questo tuo percorso, di riuscire a metterti nei panni di un arbitro?
“Mi è capitato giusto un paio di settimane fa, al termine di una partita ero andato dall’arbitro che ci aveva diretto per parlargli e tranquillizzarlo, perché lo vedevo agitato dopo una gara in cui erano successi diversi episodi e proteste dagli spalti. I genitori dei propri figli molte volte non pensano che ad arbitrare ci sia una persona e non un robot che non fa errori; o magari che prima di parlare dovrebbero almeno conoscere il regolamento”.

C’è differenza tra la tensione che provi prima di una partita da giocatore e quella prima di una partita da arbitrare?
“La tensione è uguale, perché comunque da calciatore c’è la paura di sbagliare, di essere richiamato dall’allenatore o essere sostituito; mentre da arbitro si ha anche qui una grandissima responsabilità, probabilmente la più grande. Lo sottolineo ancora, un arbitro è anche lui un essere umano come un calciatore, ha anche lui i suoi pensieri prima di una partita ed i rituali di preparazione in quell’ora e un quarto prima che arriva al campo”.

Per concludere, qual è il tuo pensiero finale su questa tua esperienza?
“Il corso da arbitri è sicuramente da provare anche per conoscere al meglio il regolamento e sfruttare al massimo le varie opzioni e le varie facce che ci mostra il calcio. Questo ruolo da una responsabilità che a quest’età nessun lavoro e nessuna scuola ti riesce a dare. Volevo infine approfittarne per pubblicizzare l’inizio del nuovo corso della sezione di Busto Arsizio che sarà il 14 giugno, dove si darà la disponibilità a tutti i ragazzi che lo vorranno di conoscere il ruolo dell’arbitro”.

Francesco Vasco

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