Conclusione in grande stile per il progetto di Pallacanestro VareseBasket: una scuola di vita“, coordinato e diretto dalla dottoressa Raffaella Demattè, che ormai da 20 anni porta i colori biancorossi in giro per la scuole della provincia di Varese per avvicinare tanti bambini e ragazzi alla realtà varesina.

Un progetto all’interno del quale si legano tante altre iniziative di collegamento tra scuola e sport che la Pallacanestro Varese, con il costante ed assiduo sostegno ed aiuto de Il Basket Siamo Noi, pensa e realizza ogni anno per poter costruire una relazione sempre più forte tra la società biancorossi ed i giovani del territorio.

Così, in concerto della cerimonia di premiazione di due scuole che hanno partecipato con grande attività al progetto “Basket: una scuola di vita”, ovvero la Scuola Sacro Cuore di Besozzo, premiata come best supporter e l’Istituto Stein di Gavirate, si sono incrociati anche due progetti di primaria importanza del trust biancorosso: i risultati del questionario costruito con Università Cattolica e portato nelle scuole di Varese per cogliere il collegamento tra sport, Pallacanestro Varese e giovani del territorio e la seconda edizione della borsa di studio Emilio Forni.

Ad aprire l’evento la dottoressa Demattè, oggi in veste di padrona di casa ufficiale: “Sono felice ed orgogliosa di essere arrivata all conclusione della ventesima edizione di “Basket: una scuola di vita”. Il progetto non si è mai fermato nemmeno durante la pandemia, dove abbiamo raggiunto i ragazzi con lo slogan lontani ma vicini. E’ stato bellissimo quest’anno tornare in presenza nelle scuole, riportando quell’approccio fisico che è parte intrgrante di questo progetto. Siamo tornati ad invitare scuole e classi al palazzetto, portando così un sostegno concreto alla squadra“.

Un progetto di centrale importanza per il Comune di Varese, come sottolinea la presenza dell’Assessore ai Servizi Educativi Rossella Dimaggio, proprio parlando della borsa di studio che sarà devoluta ai ragazzi ucraini arrivati qui a Varese scappando dalla guerra: “Vi ringrazio per l’iniziativa. Mi è parso bello pensare che la borsa di studio quest’anno potesse essere data a questi bambini ucraini, arrivati da un giorno all’altro nelle nostre scuole, accolti serenamente non solo da compagni e maestre ma da tutta la cittadinanza varesina. Molti di questi bambini ucraini arrivati non erano predisposti all’imparare la lingua italiana, perché il loro desiderio più forte era quello di tornare a casa. Al centro NAI abbiamo dovuto inibire il suono della campanella perché per loro richiamava quello delle sirene della guerra. La sinergia tra scuola e sport penso sia importantissima e una volta di più l’ha dimostrato questa terribile esperienza che stiamo vivendo“.

Discorso a cui fanno seguito le parole di Paolo Biancheri de Il Basket Siamo Noi, che illustra ancor più nel dettaglio il progetto della Borsa di Studio: “Mentre organizzavamo la seconda edizione della Borsa di Studio Emilio Forni, siamo stati investiti dalla guerra ed abbiamo pensato a come riconvertire questo premio. Pensando ad Emilio ci è subito venuto in mente il valore dell’accoglienza, a lui molto caro, ed allora quale miglior modo se non usare questi fondi per sostenere i bambini ucraini che sono arrivati qui per scappare dalla guerra? Speriamo che tante realtà poissano aiutarci e sostenerci, per poter donare materiale ed abbigliamento sportivo a questi bambini, aiutandoli, seppur in piccola parte, a superare questo trauma“.

Con lei, l’Assessore allo Sport Stefano Malerba che si concentra di più sul progetto “Basket una scuola di vita”: “Quello che sta facendo la Pallacanestro Varese con questo progetto esprime appartenenza ad una comunità ed a un terriotorio ed è fondamentale per creare una comunità migliore. E’ un progetto che da anni sta dando molto alla città e fa capire come questa società per il territorio sia un valore fondamentale”, ed il Sindaco Davide Galimberti: “Penso sia bello essere qui per le ragioni già richiamate ma soprattutto perché è una grande fortuna per i ragazzi poter interagire con i campioni che vengono a tifare la domenica o il sabato. Avere la possibilità di scoprire la vita dei giocatori anche al di fuori del campo porta molta voglia di vivere una vita sportiva intensa. Da quando siamo bambini tutti ascoltiamo il messaggio che lo sport serve per la crescita e mai come questo periodo tale messaggio è importante. Ringraziamo Pallacanestro Varese per quanto fatto negli anni e per ciò che avverrà“.

In rappresentanza della Pallacanestro Varese non potevano mancare ovviamente il Team Manager biancorosso, Max Ferraiuolo, braccio destro della dottoressa Demattè per l’organizzazione dei vari eventi e Giancarlo Ferrero, capitano e vero uomo squadra anche al di fuori dal campo, punto di riferimento per tanti tifosi. “Per noi questo progetto è una cosa importantissimadice Ferraiuoloperché ci permette di essere presenti nel terriotrio in modo un po’ diverso dal solito, penso che da un punto di vista di connessione ed interazione con il terriotiro sia determinante arrivare ai giovani. La scuola è uno di quei luoghi che ci permette di arrivare meglio ai ragazzi. E’ un modo per ringraziare i tifosi. Tanti giocatori chiedono di ripetere l’esperienza e questa è una cartina di tornasole importante sulla bontà del progetto“.

Sono oroglioso di aver accompagnato questo percorso per sette anni e sono carico per affrontare l’ottavodice Ferrero -. Quando parliamo con ragazzi di età diverse prima di iniziare pensiamo spesso a cosa dire e la maggior parte delle volte siamo noi giocatori che torniamo più arrichchiti di loro. L’interazione con i ragazzi è bellissima, non raccontiamo solo la vita di campo ma anche quella fuori e quanto lo sport ci abbia aiutato a crescere per dieventare uomini. Culture diverse, lingue diverse anche con i giocatori stranieri è un tutt’uno bellissimo. Personalmente quello che cerco di raccontare è la mia esperienza fuori dal campo, parlo dell’organizzazione dei tanti impegni della vita quotidiana che è fondamentale nella vita di uno sportivo“.

Testimonianze che anticipano la presentazione dei risultati del questionario che il Basket Siamo Noi con Università Cattolica ha portato nelle scuole in questi mesi, per verificare appunto il collegamento tra sport, Pallacanestro Varese e giovani. Un questionario che ha regalato risposte davvero importanti, sottolineando come, su un campione di 1100 ragazzi, il 28% non pratichi sport, che solo il 34% sia appassionato di basket e di questa percentuale, solo il 28% segua il campionato italiano, mentre più del 50% l’NBA. Inoltre, lascia impressionati come il 25% del campione totale non abbia mai visto una partita di basket, mentre di coloro che hanno assistito almeno ad una partita all’Enerxenia Arena, il 78% di coloro che non vi sono più tornati lo ha fatto perché non ha trovato un accompagnatore. Il dato più significativo però è quello che sottolinea come solo 5% accetterebbe di venire al palazzetto se la squadra fosse più forte, a dimostrazione di quanto moltoi giovani vogliano in primis vivere un’esperienza personale che va al di là del valore della squadra.

Risultati che, a vederli bene, rispecchiano quasi in maniera profetica ciò che Luis Scola ha cercato di fare in questi mesi, rendendo il palazzetto di Masnago sempre più vicino al modello NBA, cercando di creare forme d’interazione costante con il pubblico e portando nuove forme di attrattività per tanti giovani anche al di fuori dal campo, come la nuova lounge VIP biancorossa.

Alessandro Burin

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