La vicenda “Franco Ossola” continua a tener banco e rappresenta uno degli snodi cruciali per il salto del Città di Varese in Serie C. Formalizzata la richiesta per iscritto al Sindaco Davide Galimberti e all’Assessore allo Sport Stefano Malerba, la società biancorossa non ha gradito la risposta del Comune che chiedeva una “garanzia simbolica” di 30mila euro a fronte dei 150mila euro stanziati per i lavori allo stadio di Masnago.

Pertanto, il presidente Stefano Amirante ha inviato in mattinata una lettera di risposta definendo la delibera in oggetto come “inaccettabile“, in quanto pretende una garanzia da parte della società biancorossa per dei lavori “Che mancano sullo Stadio ormai da quasi un decennio e che sono essenziali per adeguarlo all’uso professionistico, ma che in gran parte sono sicuramente necessari per un semplice utilizzo dignitoso da parte di tutte le realtà sportive che lo usano e che continueranno ad usarlo”.

Per di più, il numero uno biancorosso sottolinea come tale garanzia richiesta dal Comune potrebbe non essere restituita anche per cause esterne alla volontà del Città di Varese e, a tal proposito, Amirante dichiara: “Non posso che esprimere assolutamente il mio stupore più genuino ancor prima di un diniego che diventa a questo punto irremovibile e scontato“.

Al netto della diatriba tra le parti, una cosa è certa: il Città di Varese vuole la Serie C. Proprio per questo motivo Amirante conclude la sua missiva sostenendo di accettare di “piegarsi alla situazione” e impegnarsi a versare il 10% della somma stanziata (15mila euro) “Esclusivamente di fronte al chiarimento formale che la restituzione della stessa sia sottoposta alla sola condizione di presentazione della domanda di ripescaggio ove vi fosse una chiamata in tal senso per disponibilità di slot liberi e completa di tutta la documentazione che dipenda solo ed esclusivamente dalla nostra condotta e non alla condotta altrui“. Di seguito, la lettera integrale del presidente Stefano Amirante:

Con la presente, nella mia qualità di Presidente della società SSDaRL Città di Varese, matricola F.I.G.C. 952859, sono a comunicarvi formalmente le nostre decisioni in merito a quanto contenuto nella delibera di cui in oggetto.

Devo necessariamente premettere la piena soddisfazione nell’ apprendere che siano stati reperiti e stanziati 150.000 euro per un intervento sullo Stadio Franco Ossola. Si tratta di un segnale importante nei confronti del calcio a Varese e ritengo che non resterà un intervento una tantum ma che segnerà un cambiamento importante nel supportare la nostra e le altre società che fanno calcio con sede in città.

Devo però prendere atto che permane la richiesta di una garanzia economica rispetto alla credibilità delle nostre intenzioni. A mia memoria si tratta di un meccanismo del tutto nuovo tanto per la nostra città quanto per altre realtà nazionali.

Continuo a ritenere assolutamente ingiustificato che per essere credibili nella prosecuzione del nostro progetto sportivo, che tutti ben conoscono, e per poter valorizzare i risultati raggiunti sul campo sia necessario utilizzare il parametro economico. La società che presiedo ad oggi è esposta con il Comune di Varese con garanzie tanto inerenti il canone di concessione dell’area delle Bustecche quanto per la realizzazione dei lavori sulla medesima area. Ad oggi abbiamo già speso oltre 400.000 euro di risorse esclusivamente private per la prima parte dei lavori sul centro sportivo che, va ricordato, è un bene pubblico attribuito in concessione. Non mi risulta ci siano precedenti in tal senso per quanto riguarda tutte le strutture sportive cittadine. Evidentemente nel momento in cui l’opportunità di salire nel professionismo a sole tre stagioni dalla fondazione e dal campionato di Terza Categoria l’unico modo per ottenere credito è quello di impiegare risorse finanziarie a garanzia delle proprie intenzioni.

A tutto ciò la delibera di cui in oggetto ha aggiunto un passaggio che la rende ulteriormente inaccettabile. Il testo della stessa, al netto delle semplificazioni giornalistiche, mi ha profondamente sorpreso. Ci viene chiesto di mettere a garanzia una cifra definita “simbolica” di 30.000 euro facendola discendere dal totale dell’impegno economico necessario per il ripescaggio in serie C. Una garanzia per la realizzazione di lavori che mancano sullo Stadio ormai da quasi un decennio e che sono essenziali per adeguarlo all’uso professionistico, ma che in gran parte sono sicuramente necessari per un semplice utilizzo dignitoso da parte di tutte le realtà sportive che lo usano e che continueranno ad usarlo. Si tratta quindi di un intervento a tutela del valore di un bene pubblico per il quale si chiede una garanzia a chi poi dovrà peraltro pagare un gettone per poterlo utilizzare.

Ma c’è di più.
Si legge nella delibera che la somma da versare in “garanzia” della volontà di chiedere il ripescaggio in serie C verrà incamerata dal Comune “In caso di mancata presentazione dell’istanza completa da parte della Società”.

Il deposito della cifra richiesta, si legge sempre nella delibera in oggetto, “verrà svincolato e riconsegnato alla Società una volta acquisita la formale istanza d’iscrizione al Campionato di serie C completa di tutta la documentazione necessaria, indipendentemente dall’effettivo ripescaggio.”

La lettera della delibera è estremamente chiara. Per come è stata scritta appare evidente che ove la Lega – Pro non dovesse aprire la possibilità di richiedere il ripescaggio al Città di Varese per qualsiasi motivo a noi di certo non imputabile (il più banale sarebbe la mancanza di slot in tal senso) sarebbe per me impossibile presentare alcuna istanza di ripescaggio con l’effetto di veder trattenuta la cifra de quo da parte del Comune.

Ma c’è ulteriormente di più.
L’istanza che deve essere presentata per ottenere la restituzione della somma viene definita “completa” e, nella frase successiva, addirittura in modo più specifico “completa di tutta la documentazione necessaria”.

In pratica la restituzione della cifra viene legata in modo indissolubile anche alla riuscita da parte del Comune stesso di adeguare lo Stadio Franco Ossola ai requisiti richiesti dai criteri infrastrutturali per l’ottenimento della Licenza Nazione di Serie C. Ove questo non accadesse nei termini massimi previsti o ove gli interventi fossero considerati insufficienti da parte della competente Commissione infrastrutture (condizione in mano quindi al Comune stesso) la mia società sarebbe chiamata a coprire almeno parzialmente i lavori effettuati pur se insufficienti allo scopo di ottenere l’omologazione dell’impianto per la serie C. Concretamente si fa dipendere la restituzione della cifra richiesta a garanzia delle proprie volontà (perché di questo si tratta) anche da condotte in capo al soggetto che finirebbe per averne un vantaggio economico.

Mi sembra superfluo dover argomentare oltre per quale motivo questa formulazione della già ingiustificata richiesta sia assolutamente inaccettabile. Cercherò quindi di concludere questa mia risposta formale nel modo più costruttivo possibile. Se la lettera della delibera corrisponde alla volontà espressa dalla Giunta (quindi si fa dipendere la restituzione della “garanzia” da fatti dipendenti da terzi se non dal Comune stesso) non posso che esprimere assolutamente il mio stupore più genuino ancor prima di un diniego che diventa a questo punto irremovibile e scontato.

Ove invece, come voglio credere, si tratti solo di una formulazione “infelice” di un concetto differente chiedo che la delibera in oggetto venga corretta o superata da altra delibera che riporti in modo più genuino l’effettiva volontà della Giunta.

Per dimostrare, obtorto collo e con una modalità che comunque non condivido, la fermezza della nostra volontà di essere ripescati nel professionismo (condizione che permetterebbe di sviluppare il nostro progetto tanto tecnico sportivo quanto economico in modo evidentemente più solido rispetto al dilettantismo, oltre che per chiaro soddisfazione dei veri tifosi del Città di Varese) mi obbligo a piegarmi alla situazione e mi rendo disponibile a versare una cifra pari al 10% della somma stanziata (ad oggi in modo peraltro astratto anche facendo riferimento a quanto detto in sede di incontro quando si era parlato di “ qualche decina di migliaia di euro”) esclusivamente di fronte al chiarimento formale che la restituzione della stessa sia sottoposta alla sola condizione di presentazione della domanda di ripescaggio ove vi fosse una chiamata in tal senso per disponibilità di slot liberi e completa di tutta la documentazione che dipenda solo ed esclusivamente dalla nostra condotta e non alla condotta altrui.

Esprimendo quindi sincero auspicio di trovarsi di fronte ad un equivoco formale e non ad una irricevibile volontà mi è gradito porgere
Cordiali Saluti
Stefano Amirante

Matteo Carraro

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