Un vivaio numericamente importante, una filosofia imperniata sulla crescita delle proprie risorse, un progetto nuovo e ambizioso in chiave futura: è con questi presupposti che la Sestese sta preparando la prossima stagione del settore giovanile. Tra i nuovi istruttori vi è Alessandro Carnaghi, un innesto di spessore che con la sua passione e il suo lavoro vive lo sport, e in particolare il calcio, a trecentosessanta gradi. Allenatore, massoterapista e selezionatore della Nazionale femminile, fino all’anno scorso calcava anche i terreni di gioco come difensore centrale. Dopo l’infortunio rimediato nel precampionato e un’esperienza nello staff tecnico di una Prima Squadra di Eccellenza, è arrivata la chiamata dei biancazzurri, che gli hanno affidato la panchina degli Allievi Regionali Under 16. Si tratta di un ruolo, quello di mister delle giovanili, che il classe 1985 ha già ricoperto negli scorsi anni tra Solbiate Arno, Torino Club e Arsago, dove per due anni è stato anche direttore sportivo.

Con la tua esperienza in simili contesti, quali sono le tue aspettative per questa nuova avventura? E come hai maturato la decisione di approdare alla Sestese?
“Sono venuto qui perché mi cercavano da diversi anni e quando mi hanno contattato mi hanno proposto una squadra su cui puntano molto. Potrò contare anche su due collaboratori, Stefano Roviello e Andrea Alzati, e l’obiettivo sarà di fare un buon campionato. In più, oltre a questo ruolo di allenatore, è nata anche una collaborazione a livello massoterapico con l’intero settore giovanile della società, quindi durante l’anno sarò io a seguire i ragazzi in caso di infortunio”.

Arrivi in una società che dà molta importanza al proprio vivaio. Quali sono state le tue prime sensazioni?
Le sensazioni sono molto positive, sia per il progetto relativo alla mia squadra, sia per tutto quello che si vuole creare in questa società, visto che è un ambiente con molta ambizione. Mi fa anche piacere lavorare insieme a Moffa, con cui ho giocato nella stessa squadra anni fa, e anche a Bizzaro e Farinella, che invece incrociavo sulle altre panchine delle giovanili e con cui ho avuto sempre un rapporto di stima e rispetto, quindi ringrazio loro e la società per la fiducia“.

Parliamo del tuo lavoro nel settore del calcio femminile: quali sono, esattamente, le tue responsabilità?
“Lavoro nei CFT, cioè i Centri Federali Territoriali, come istruttore dell’Under 15 femminile e sono referente dell’area femminile di Casnate con Bernate, in provincia di Como. Oltre all’allenamento del lunedì, una o due volte a settimana sono impegnato con l’AST, ovvero l’Area di Sviluppo Territoriale, che raggruppa otto società élite dipendenti dal centro federale, tra cui Varesina, Morazzone e Como Women, che quest’anno è salita in Serie A. Come selezionatore, invece, gestisco la selezione Under 15 del Ticino, che comprende una parte di Lombardia e una parte di Piemonte. La mia squadra ha vinto il triangolare contro Taurinense e Ligurnova ed è passata alle fasi finali, che si terranno dal 3 al 9 luglio a Cesenatico. Da queste selezioni nasce la nazionale italiana Under 16, che è la prima squadra riconosciuta a livello nazionale”.

Rispetto a qualche anno fa, il calcio femminile ha preso molto più piede. Pensi che siano possibili ulteriori margini di crescita?
“È un mondo sempre più in ascesa ed è sicuramente importante che a settembre i club di serie A diventeranno professionisti, un riconoscimento che le donne giustamente meritano. Si stanno facendo molti progressi, ma penso che ci vorrà ancora tanto tempo prima che il calcio femminile venga messo sullo stesso livello di quello maschile”.

Passiamo alla tua carriera da calciatore. L’infortunio dell’anno scorso ti ha rovinato i piani? Qual è stato il momento più bello di tutti questi anni sui campi?
La voglia di giocare è ancora tanta e non mi sento ancora pronto a smettere. È anche vero, però, che la sfera lavorativa sta andando bene, e anche quella calcistica in veste di mister. Fino all’anno scorso, però, ero in campo. Avevo iniziato la preparazione al San Michele, ma durante un’amichevole in estate mi sono fatto male alla caviglia e a quel punto, visto che sarei dovuto stare fermo per un po’, mi è stato proposto di fare il secondo in Eccellenza, a Vergiate, e non ho potuto rifiutare perché in futuro mi piacerebbe provare ad allenare una Prima Squadra. Difatti, sia l’anno scorso che quest’anno ho ricevuto qualche proposta, ma in quest’ultimo caso ho rifiutato perché avevo già dato conferma a Sesto.
Riguardo alla mia carriera, il momento più bello è stata la convocazione nella Nazionale Under 21 a diciott’anni. Ero stato a Coverciano per una partita e avrei dovuto fare il passaporto per andare a giocare un torneo all’estero, ma ho avuto un incidente d’auto ed è saltato tutto. Quell’anno ero nella Berretti della Pro Patria, ma difatti non ho mai giocato con loro perché ero sempre aggregato in Prima Squadra in C1. Avrei anche dovuto esordire nella finale di Coppa Italia contro il Cesena, ma per quello stesso motivo non mi è stato possibile. L’anno dopo sono andato in prestito a Solbiate Arno in Serie D, poi in Eccellenza, sono stato anche in Svizzera, ho giocato in Promozione e negli ultimi anni in Prima Categoria. Diciamo che ho provato un po’ tutte le emozioni calcistiche: retrocessione, salvezza nei playout, playoff e tre campionati vinti, due dalla Prima Categoria alla Promozione, con Besnatese e Solbiatese, e uno dalla Promozione in Eccellenza, con il Busto 81″.

Viste le tue esperienza sui campi e fuori, quello di fisioterapista-allenatore potrebbe essere il tuo ruolo ideale per il futuro?
“Sicuramente mi alletta perché vorrei rimanere nel mondo dello sport. In questi anni sto lavorando come massoterapista e sto anche studiando osteopatia, e molti dei miei pazienti sono ragazzi che giocano a calcio o che comunque praticano uno sport, quindi mi piacerebbe continuare in questa direzione”.

Silvia Alabardi

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