Moldava di nascita, bresciana d’adozione e da qualche mese anche un po’ sestese, essendosi recentemente trasferita per lavoro a Sesto Calende. Ana Ciuchitu è sempre stata abituata a viaggiare senza sosta per inseguire il suo sogno olimpico nel taekwondo, accarezzato sia nel 2016 che nel 2021 ma mai raggiunto finora.

L’atleta in forza al Taekwondo Leonessa del maestro Roberto Bonetti vanta un palmares di tutto rispetto: cinque medaglie ai campionati europei tra cui l’oro Under 21 a Varsavia nel 2018, 19 nei tornei Open di cui sei d’oro, bronzo alle universiadi di Napoli 2019, oltre a diversi titoli italiani sia Junior che Senior Categorie Olimpiche. In attesa di ricevere la tanto agognata cittadinanza che le potrebbe spalancare finalmente le porte della Nazionale (per cui ha presentato domanda già un anno fa) la 22enne originaria di Chisinau si sta allenando nella palestra del maestro Stefano Cornacchia, la Taekwondo Gallarate Evolution. Pur con una preparazione atletica molto limitata, dovendo conciliare da febbraio gli impegni sportivi con quelli lavorativi, lo scorso maggio ha trionfato all’Insubria Cup ripetendosi due settimane più tardi all’Olympic Dream Cup di Roma.

Cosa ti ha spinta, dopo la sconfitta al torneo di qualificazione per Tokyo 2020, a lasciare la nazionale moldava?
“Purtroppo mi sono accorta troppo tardi che mi mancava qualcosa per competere alla pari con le migliori. Per praticare a certi livelli servono tanti finanziamenti perché occorrono le giuste strutture ma anche gli specialisti, come il preparatore atletico, il fisioterapista e il mental coach. In Moldavia si faceva fatica ad avere tutto e alle qualificazioni olimpiche mi sono accorta di non essere pronta a livello atletico, perché pur allenandomi due volte al giorno la preparazione non era adeguata. Si era lavorato tanto su altri aspetti, come quello tecnico e psicologico, ma non a sufficienza su quello fisico. Così ho deciso di tornare a Brescia dove, appena maturati i termini, ho subito fatto richiesta per la cittadinanza italiana”.

Poi cos’è successo?
“Mi ha contattato l’allenatore della nazionale slovena e ho provato ad andare là, ma anche quella purtroppo non era la soluzione ideale. Ormai ho quasi 23 anni e non posso permettermi di perdere tempo in un contesto che mi accorgo non essere quello giusto, perché non ho molte altre chances da giocarmi. Quindi dopo sei mesi sono tornata in Italia e ho iniziato a cercare lavoro. Inizialmente l’idea era quella di trovare un lavoretto in attesa di iscrivermi all’università a settembre, poi a febbraio è arrivata questa opportunità con Txt Group e sono finita qui a Sesto Calende presso Leonardo. Sono stata molto fortunata perché è un ottimo ambiente di lavoro”.

Quindi hai smesso di credere al sogno olimpico?
“Bisogna essere realisti perché oggi ho questo lavoro a cui devo dare la priorità, mentre senza cittadinanza italiana non posso competere alla pari con le mie avversarie in ambito europeo e mondiale. Certo, ho intenzione di continuare a fare tutte le gare possibili a livello italiano, ma andare a combattere all’estero è un’altra cosa. Nell’ultimo mese ho partecipato all’Insubria Cup e all’Olympic Dream Cup e ho vinto due medaglie d’oro. Questo da un lato fa piacere, soprattutto perché sono risultati arrivati pur essendo lontana dalla condizione fisica ideale, sia a causa del lavoro sia per stare vicina al mio ragazzo che si è dovuto operare. Infatti in entrambi i casi ho combattuto in una categoria superiore a quella che normalmente sarebbe la mia, ovvero la -67 kg. Dall’altro però fa crescere il rammarico perché significa che potenzialmente avrei ancora un’opportunità di provare a competere nelle più importanti competizioni continentali e mondiali, ma alla mia età senza entrare nella nazionale diventa impossibile. Quando termini il percorso scolastico arriva un momento in cui devi scegliere cosa fare nella vita e lo sport diventa secondario se non puoi farlo come lavoro”.

Se la cittadinanza arrivasse in tempi rapidi permettendoti di tenere aperto uno spiraglio verso Parigi 2024, cambierebbe qualcosa?
“Io spero che la richiesta di cittadinanza venga accolta in fretta, così potrei finalmente giocarmi le ultime chances di partecipare ad un’Olimpiade alla pari con le mie avversarie. Parigi 2024 rappresenta per me l’ultimo treno da prendere per sperare di avere ancora un futuro nello sport. Nel frattempo però che io aspetto la cittadinanza le altre stanno iniziando ad accumulare punti per il ranking, non stanno certamente qui ad aspettare me”.

In Italia oggi solo il Gran Prix di Roma assegna punti validi per il ranking. L’anno prossimo però potrebbe aggiungersi l’Insubria Cup diventando un torneo Open.
“Se diventasse finalmente un G1 o un G2 sarebbe fantastico, perché si trasformerebbe nella più grande opportunità che avrei per mettermi alla prova contro le più forti a livello europeo. Ma sarebbe una grandissima occasione anche per tutte le palestre lombarde e non solo, che così avrebbero la possibilità di portare tutti i loro bambini e ragazzi a vedere un torneo di livello internazionale a costi contenuti. Sarebbe un’ottima vetrina per tutto il taekwondo italiano”.

All’Olympic Dream Cup eri tra gli atleti con più esperienza internazionale. I ragazzi più giovani ne hanno approfittato per chiederti qualche consiglio?
“Il bello di questa competizione è che facendo parte di una squadra regionale hai la possibilità di fare gruppo con altri atleti. È fantastico osservare i più giovani che stanno crescendo col sogno di arrivare in nazionale, vederli con gli occhi luccicanti dalla voglia di combattere. Certamente qualche consiglio me l’hanno chiesto e spero di aver fatto un buon lavoro nel darglieli”.

Alex Scotti

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