Siamo rimasti molto sorpresi e, per un certo verso, anche in maniera piacevole, dall’attenzione che il Presidente del Città di Varese Stefano Amirante ha riservato al nostro articolo riguardo la segnalazione dei tifosi biancorossi che domenica hanno seguito il derby di Coppa Italia col Legnano dal Settore Distinti. Una lamentela data dalla mancanza di possibilità di acquistare acqua e dal disagio creato per il posizionamento di due soli bagni chimici.
Premessa: il nostro scopo è sempre quello di fare informazione, quindi raccontare un fatto accaduto con l’intenzione di fare, eventualmente, critica costruttiva e mai distruttiva. Abbiamo troppo a cuore le sorti del Calcio a Varese per fare attacchi solo per il gusto di farli; al massimo ci permettiamo di segnalare dei disservizi per cercare di contribuire a fare in modo che alcuni episodi non si ripetano.

Detto questo, come il presidente biancorosso si è detto costretto a scrivere ‘due’ parole, io mi sento in dovere di rispondergli per tutelare l’immagine della testata, del nostro giornalista Carraro e del portavoce dei tifosi che ha voluto mantenere l’anonimato.
Amirante scrive: “… Tutti i tifosi che conosco e che erano presenti alla partita nel settore distinti con cui sono riuscito a parlare fra ieri sera e questa mattina mi hanno smentito altrettanto categoricamente di aver anche solo parlato con qualcuno che fosse intenzionato a farsi “portavoce” di qualsivoglia loro comunicazione“.
Caro presidente, anzi, caro Stefano visto che da tempo ci conosciamo, abbiamo collaborato e, mi sento di poterlo affermare, abbiamo un rapporto da sempre cordiale: invece di cercare di contattare i tifosi presenti nei distinti (stimiamo in circa 300 visto che il numero di spettatori allo stadio non viene mai segnalato a fine gara) non era più semplice fare una telefonata in redazione e chiedere eventuali lumi?

Amirante continua: “… La tifoseria organizzata ha smentito categoricamente qualsiasi connessione con questo presunto portavoce e mi hanno anzi chiesto di chiedere che lo stesso, avendo parlato a nome anche loro, si palesi in modo tale da capire a che titolo lo abbia fatto. Del resto, questa è una mia nota, un “portavoce” non può essere anonimo. Un “portavoce” si presenta con nome e cognome e chiarisce anche a nome di chi sta parlando. Questa è la prima delle regole basilari che dovrebbe essere rispettata quando si dà pubblica rilevanza a una dichiarazione di chiunque peraltro pretenda di parlare a nome anche di altri”.
Nessuno ha parlato di tifoseria organizzata, abbiamo parlato di supporter quindi di comuni tifosi. Il codice deontologico del giornalista ci ha imposto di verificare la veridicità di quanto scritto e, allo stesso tempo, di proteggere il diritto all’anonimato richiesto.

L’attacco alla testata, al nostro Carraro e alla veridicità di quanto scritto prosegue con: “… Al netto di ogni opinione personale quanto pubblicato ieri contiene alcune palesi falsità che non possono essere lasciate passare come nulla fosse“.
In questo caso la risposta la lasciamo a chi ha voluto, palesandosi, commentare sui social quanto scritto nell’articolo.
Lara Cavuoti: “Ero presente domenica.. fine primo tempo non più una bottiglietta d’acqua disponibile!!! E nessuna possibilità di poter uscire per poi rientrare allo stadio per vedere la partita. Mi duole dire certe cose, da tifosissima e comunque sempre seguace del Varese in qualsiasi condizione, però è assurdo essere in quelle condizioni. Il Comune deve intervenire.. per i tifosi, per la squadra, per la città“.
Sven Langb: “Presente con mia moglie e due bambini piccoli, alla fine del primo tempo ho dovuto abbandonare il settore perché non c’era più acqua e un bagno chimico per uomini e donne è quantomeno “limitato all’indispensabile” non degno di un servizio, neanche per tamponare, bastava ragionarci un po’ sopra e metterne almeno 3 per gli uomini e due per le donne, anche perché come avete detto non li pagate voi. Il comune è si il primo responsabile, ma voi siete i gestori dell’ evento quindi se dovete come dite “tamponare” fatelo fare in un modo serio e non con le bottiglie dentro un bidone dell’immondizia e senza acqua dopo 15 minuti. Basta piangere sulle colpe di questo e di quello, siamo il Varese prendetene atto e fate le cose di conseguenza. Saluti“.
Graziella Dellanoce: “Vero…inaccettabile …senza servizi, sporco uno schifo..“.
Angelo Bucci: “L’Ossola non ha futuro, bisogna avere il coraggio di rendersene conto e abbandonarlo“.
Andrea Catella: “Andiamo di nuovo a Solbiate!“.
Luca Aletti (all’intervallo del match, già menzionato nei nostri social post): “Ai ragazzi che vendevano le bevande nei distinti… l’acqua non scade, se ne prendevate un po’ di più forse era meglio“.

Amirante ci fa anche una precisa domanda: “… Ora la domanda la faccio io. Mi si spieghi per quale astruso motivo sarebbe invece responsabilità della società la manca del servizio bar nei distinti. E’ inaccettabile che si dica una cosa falsa, sapendola peraltro falsa, che lede gravemente l’immagine della società a maggior ragione nel suo rapporto con i tifosi, da sempre al centro dell’idea stessa del Città di Varese“.
La risposta è nell’articolo contestato: “Ad onor di cronaca, il servizio bar manca anche per quel che riguarda le tribune e, in questo caso, la responsabilità non è certo della società; di sicuro, però, i tifosi pretendono non solo un Varese vincente sul campo, ma soprattutto una società vicina al proprio pubblico anche nelle piccole cose. Come nel fornire acqua nelle giornate torride”.

Amirante chiude: “… Mi rivolgo quindi a tutti i tifosi, presenti e ancor di più non presenti domenica (che potrebbero per questo essere fuorviati da quanto letto), chiedendo di stringersi intorno alla squadra per il raggiungimento dell’obiettivo con la consapevolezza comune che facciamo e faremo tutto quanto necessario per migliorare sotto ogni punto di vista nei limiti delle nostre possibilità e competenze. Forza Varese“.
Anche noi ci stringiamo quotidianamente e da lungo tempo intorno alla squadra, anche noi da lungo tempo gridiamo Forza Varese, ma non ci venga detto che riportiamo cose false. Ci ripetiamo: non è nostra intenzione creare polemica o screditare chi sta lavorando per il ‘nostro’ Varese. Forse però un po’ più di umiltà nell’accettare anche qualche critica costruttiva non farebbe male.

Michele Marocco
(immagine d’archivio settore distinti Stadio Franco Ossola)

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