Un weekend da incorniciare, di quelli che arrivi al lunedì mattina e pensi che sia per fino divertente aprire gli occhi e andare a lavorare. E’ questo quello che ha provato Thomas Valentino, presidente onorario del BasketBall Gallarate, vincente nella prima giornata di Serie B Old Wild West contro Casale Monferrato e membro del CDA di Pallacanestro Varese, trionfante sulla Dinamo Sassari alla prima di LBA.

Una due giorni di sport che gli ha regalato emozioni e adrenalina a non finire, con la speranza che, per entrambe le due realtà cestistiche che lui ha più a cuore, questo sia solo il primo passo di un lungo e prosperoso cammino.

Come descrive un weekend come l’ultimo appena trascorso?
“E’ uno di quei fine settimana che ci si ricorda. Non normale assolutamente (ride, ndr)”.

Partirei da Gallarate, venerdì sera l’ho vista abbastanza emozionato nell’entrare al PalaEnergica di Casale, sbaglio?
“No, è stato proprio così. Ho provato quell’emozione che si prova quando si fa il classico passaggio dalle scuole superiori all’Università. Esci da un contesto familiare, entrando in un nuovo mondo. Questo ti dà senso di crescita, d’indipendenza, di maturità, ed è quello che come Gallarate abbiamo provato venerdì sera giocando a Casale, al di là poi del risultato finale. Questo però è chiaro che se da una parte lascia grande emozione, dall’altra porta responsabilità, perché capisci che devi comportati in una certa maniera, che non puoi permetterti di fare brutte figure, che devi sempre dare il meglio per dimostrare di meritare questo livello. La Serie B ti porta nel libro del basket che conta e non si può più scherzare”.

Che Esse Solar ha visto al di là della vittoria finale?
“L’avversario era nei ranghi, non era sicuramente una delle grandi del campionato, ma una buona squadra. Passando a Gallarate, ho visto una squadra che ha fatto uno switch a livello mentale, dando continuità a quanto fatto vedere già nell’ultima amichevole con Oleggio. I ragazzi li ho visti consapevoli dell’importanza del momento e questa è una cosa molto importante. A ciò, aggiungo che i leader hanno iniziato a prendersi la squadra sulle spalle, vedasi Hidalgo, Antonelli e De Bettin che, fin dalla prima partita, hanno già fatto capire di che pasta sono fatti. Devo dire che tutto il gruppo ha dato ottime risposte, soprattutto da un punto di vista fisico, dopo che nel precampionato qualcuno mi aveva un po’ preoccupato. Tutto questo, tenuto conto che avevamo ancora fuori un certo Francesco Gravaghi. Ho visto una bella intensità difensiva, dei cambi importanti sull’uomo e soprattutto un grande agonismo da parte di tutto il gruppo. Qualità sublimate da giocate corali di alto livello”.

Una prima giornata di Serie B che ha regalato qualche risultato sorprendente. Cosa ne pensa?
“Vedendo i risultati delle prime partite ho mandato un messaggio in chat ai miei giocatori dicendo: “Signori, secondo me tutto è possibile, basta volerlo”. E questa è una frase che voglio rimanga a tutti loro. Io sono convinto che se ogni componente del nostro team capisce che può ritagliarsi un ruolo da protagonista in questo campionato, perché se lo merita prima di tutto per se stesso che poi per la squadra, probabilmente possiamo superare nomi più altisonanti. Il basket è questo, non è una raccolta di figurine ma è il carattere che ogni giocatore mette in campo pensando di poter superare tutti gli ostacoli. Ci sono delle teste di serie sicuramente, ma dopo i risultati della prima giornata ho detto prendiamo nota e rendiamo possibile quello che appare impossibile”.

Un discorso che si può legare anche alla Pallacanestro Varese, trionfante in grande stile sulla ben più quotata Dinamo Sassari domenica. Che impressioni le ha lasciato questa vittoria?
“Ho visto esattamente la squadra che tanti criticavano e a cui invece noi dicevamo di dare fiducia. Brase ha installato un sistema di gioco nuovo, rivoluzionario ma che poi parte dalla solita base che qui a Varese ha sempre fatto la differenza, la difesa. Abbiamo giocato una partita domenica di grandissima applicazione e intensità. Mi sono emozionato nel vedere Reyes e Woldetensae sporcare ogni pallone che gli capitava davanti, lottare contro un giocatore enorme come Onuaku, buttare il cuore oltre l’ostacolo. E’ chiaro che questo effetto sorpresa probabilmente verrà attenutato nelle prossime giornate perché le altre squadre ci studieranno, però penso che la squadra abbia dato la dimostrazione che in campo non vadano solo i nomi, i chili o i centimetri, che servono sia chiaro, ma che vada allo stesso tempo il cuore, la grinta, la rabbia, la voglia di non mollare mai. E’ ovvio che il basket è fatto di episodi, io penso che la partita sia girata sulla tripla di Brown che da +3 ci ha rimandato a +6 nel nostro momento di maggior difficioltà, però signori quel canestro va fatto e noi abbiamo preso un giocatore come Brown, come Johnson, per essere determinanti in questi momenti delle partite”.

Anche lo scorso anno Varese trionfò nella prima gara di campionato con Brescia, sciogliendosi poi come neve al sole. Quest’anno pensa invece possa essere diverso?
“Sì, mi sento più tranquillo per diverse motivazioni. La prima è che il gruppo ha legato in maniera stupenda. Sono tutti ragazzi che amano stare insieme anche al di fuori della palestra: ridono, scherzano, c’è un clima stupendo, sono un gruppo di amici prima che di compagni e questo sicuramente aiuta. La seconda è che non ci sono più prime donne o giocatori che non hanno sposato la causa pensando al bene della squadra e società ma solo a se stessi. La terza motivazione è l’ambizione di questo gruppo che parte dai propri coach e arriva fino all’ultimo giocatore nel giro dei cambi. Questi penso siano elementi che possano davvero fare la differenza”.

Dal campo alla società, le chiedo come procede il progetto instaurato con gli australiani?
“Come membro del CDA posso dire che siamo aperti ed entusiasti ad accogliere nuovi investitori che vogliano dare lustro e nuova linfa alla Pallacanestro Varese, che è il nostro bene più grande. In questi anni come CDA, il Consorzio e tutte le realtà che hanno contribuito a tenere in vita la società, abbiamo fatto grandi sforzi e sacrifici e vedere una prospettiva nuova, votata al progresso ed allo sviluppo, dalle strutture al campo è sicuramente qualcosa che accogliamo con grandissimo piacere. Detto questo, dico anche che la Pallacanestro Varese merita rispetto. Un rispetto legato alle tempistiche nel far fronte a determinate promesse economiche, di presenza o progettuali, che deve essere un qualcosa che viene fatto subito e non solo un bel proclama. Quello che conta sono i fatti, già in passato purtroppo ci siamo scottati con bei propositi che sono andati in fumo e questo non è giusto per Varese e la sua gente. Io non ho mai sparato cifre a caso. Ho iniziato a fare parte del CDA nel momento più buio per il basket e lo sport, durante il covid, facendo marketing in un momento economico davvero difficile. Quando però ho programmato una certa budgetizzazione ad Alberto Castelli, persona stupenda a cui mi sono sempre voluto rapportare, lui non ha mai avuto difficoltà. Se promettevo cinque quelli erano, potevano diventare sei ma mai quattro e se diventavano quattro facevo in modo che arrivassero a cinque durante l’anno. Questo è il mio senso di serietà e gratitudine per una maglia che va onorata. Ci sia tutto quello che ci deve essere, che ci sia questo sviluppo ma che venga fatto presto e come promesso”.

Alessandro Burin

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