Il ticchettio delle lancette di un orologio può essere a volte estenuante, a maggior ragione se quei secondi che si susseguono l’un l’altro ci separano da un evento che vogliamo vivere più di qualsiasi altra cosa al mondo. La consapevolezza di assistere all’inesorabile e lento scorrere del tempo crea uno stato d’ansia, agitazione e tensione, un turbinio di emozioni che trova il suo epilogo solo nel momento in cui si arriva a quell’unico istante tanto atteso.

E così, domani pomeriggio, domenica 9 ottobre intorno alle ore 15.00, una persona in particolare potrà chiudere gli occhi, fare un respiro profondo e dirsi: “Ci siamo”. Tale sequenza di azioni sarà compiuta in parallelo ad un fischio acuto che, oltre a sancire il via al derby tra Varesina e Città di Varese, darà vita ad una sfida nella sfida per chi sa di star vivendo una partita unica nel suo genere. Per questa persona non si può parlare di derby vero e proprio, forse perché il derby per Varese è solo uno o forse perché ogni partita deve avere il valore di un derby, ma Varesina-Varese resta l’incontro tra la squadra del suo paese e la squadra del suo cuore.

Stiamo parlando, qualora non si fosse capito, di Stefano Pertile. Il vicepresidente, prima ancora un irriducibile tifoso biancorosso (uno di quelli che quando il Varese non vince non dorme la notte), vive proprio a Venegono Superiore, a pochi passi dalla casa della Varesina. Domani allo stadio ci arriverà a piedi, indubbiamente per ragioni logistiche, ma anche per ricordarsi e ricordare quell’umiltà che deve essere qualità intrinseca del Varese. Sempre, comunque e ovunque.

A confermarlo, in maniera più diretta, è lo stesso Pertile: “A parte le cariche dirigenziali, sono soprattutto un tifoso. Il derby, e chiunque mi conosca può confermarlo, per me è un altro, ma non nego che la partita di domani sarà davvero particolare: abito a 200 metri dal campo, vivo e lavoro qui a Venegono dove molti mi conoscono e per me sarà una sensazione strana vedere il mio Varese giocare di fatto sotto casa mia”.

Sentimentalismi a parte, cosa possiamo dire sulla partita di domani?
“Varesina-Varese sarà una partita particolare anche alla luce della settimana appena vissuta: nel calcio, un cambio in panchina è sempre un momento delicato di una stagione, in positivo e in negativo, ma non voglio soffermarmi né su questo né discutere del tema tattico e tecnico di quello che potrebbe essere il match. Sono uno pragmatico e mi piace guardare in faccia la realtà. Il Varese sta attraversando un momento difficile a livello di risultati, motivo per cui c’è bisogno dell’unione di tutte le parti in gioco: società, staff, giocatori, stampa e, soprattutto, tifosi”.

Qual è l’importanza dei tifosi?
“I tifosi del Varese possono e devono essere l’ago della bilancia: a Casale e a Sanremo furono determinanti nel creare un’atmosfera che giocò a nostro favore, ma altre volte atteggiamenti distaccati e pessimisti finiscono per essere decisivi all’opposto. Io in primis posso capire che gli anni dopo la Serie B siano stati un inferno: ricordo un Varese-Varesina doveva essere disputato in serale al Franco Ossola che mai si giocò perché allora il Comune chiuse lo stadio alla società di quel tempo. Quelli sono stati drammi veri, ma il Città di Varese oggi è una società nuova, fresca, che porta avanti la cultura del lavoro e che sa cosa fare; la proprietà ha investito molto e molto investirà, ci vogliono solo tempo e pazienza. Da tifoso che parla ai tifosi chiedo solo una cosa: di stare vicino alla squadra e tirare le somme solo a fine campionato perché una stagione, se vissuta tutti insieme, può sovvertire ogni pronostico. In Terza Categoria non ci credeva nessuno e siamo arrivati in Serie D; il primo anno ci davano per retrocessi a Natale e ci siamo salvati; la scorsa stagione ci avevano fatto il funerale durante il periodo no di Ezio Rossi e siamo finiti a vincere i playoff con Gianluca Porro”.

Il tifoso però vuole vincere subito…
“Lo so e lo condivido. Chiaro che viverla dall’interno è diverso, ma è proprio per questo che mi rivolgo ai tifosi in maniera così esplicita: supportateci. Se a fine campionato non avremo raggiunto il nostro obiettivo sarò disposto a sentirmi dire che di calcio non capisco un ca***, che siamo una società di incompetenti e quant’altro. Ma adesso ci vuole equilibrio. Il bello dell’essere un giocatore del Varese è che questa piazza dà una visibilità unica; al tempo stesso, però, i tifosi devono ricordarsi che non siamo in Serie A e certe critiche, talvolta degenerate in insulti, andrebbero risparmiate. Tutto ciò che vogliamo è il sano e genuino tifo”.

L’inevitabile domanda spinosa, pertanto, è: perché sembra che a Varese si stia perdendo la voglia di calcio?
“Se un domani Varese non avrà più voglia di calcio allora io mi auguro di non esserci più; per come la vedo io Varese ha sempre avuto e avrà sempre questa passione e i colori biancorossi non smetteranno mai di vivere. La realtà dice che adesso l’Ossola è semideserto e me ne rammarico: avremo senz’altro le nostre colpe, siamo umani e sbagliamo anche noi, ma anche nella scorsa stagione abbiamo dimostrato di poter infiammare la piazza. A Sanremo tutti hanno riconosciuto il fatto che sembrava quasi fosse il Varese a giocare in casa e mi auguro che sia così anche domani”.

Alla luce di queste riflessioni, qual è l’aspettativa per domani?
“Entrare in campo, vedere la nuova tribuna dedicata agli ospiti strapiena di colori biancorossi, guardare il Varese giocare una grandissima partita, e tornarmene a casa a piedi con i tre punti. Se così non sarà, come ho detto prima, mi auguro che i tifosi trovino un motivo in più per continuare a sostenerci perché noi lavoreremo ancor più duramente per migliorare”.

L’augurio è chiaramente quello di chiamare a raccolta il popolo biancorosso per domani e per le prossime sfide. Se dovessimo chiudere con un invito diretto, quale sarebbe?
“Il Varese ha un valore assoluto. Tutto ciò che si fa deve essere orientato al bene del Varese, ad un bene superiore che trascende ogni altra cosa. Vale per noi della società e vale per chiunque altro: domani mi aspetto di trovare il popolo di Varese qui a Venegono perché senza i nostri tifosi, senza essere uniti, senza ricordarsi di essere IL Varese non andremo da nessuna parte”.

Matteo Carraro

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