We Are One. Uno slogan, un messaggio, un motto che identifica il nuovo progetto Varese BasketBall, nato dall’unione delle due realtà cestistiche varesine più importanti, la Pallacanestro Varese e la Robur Et Fides.

Un passaggio storico che lancia la dimensione cestistica del basket a Varese e più in grande, della provincia, stessa, verso nuovo lidi, nuove prospettive ancora tutte da scoprire ma che intrigano per ambizione e criteri alla base.
Un progetto all’anno uno, che sta già mostrando frutti interessanti nelle prime settimane di lavoro e che racconta il Responsabile Max Ferraiuolo.

L’ hastag We are One con il quale indicate le vostre attività, cosa rappresenta?
“Rappresenta alla perfezione quello che in origine deve essere l’unione che c’è alla base con la Robur, ma soprattutto rende benissimo l’idea di portare Varese BasketBall ad unificare tutto il movimento del basket giovanile a Varese e non solo. La nostra idea è quella di collaborare con quante più realtà vogliano farlo, cercando di fare stare bene i ragazzi e bambini che giocheranno con noi, ridando linfa a tutto il movimento cestistico del territorio, con iniziative che vadano anche ben oltre il campo, come la festa fatta al Campus quest’estate o quella che faremo presso il Triple di Varese sabato 15 ottobre, quando tutti i ragazzi delle giovanili potranno usufruire del 20% di sconto per i loro acquisti e con tanti altri eventi che andremo a creare. Il progetto deve provare ad espandersi su tutto il territorio provinciale e non solo in città”.

La stagione è iniziata. La risposta che c’è stata finora a livello di numeri vi lascia soddisfatti?
“Assolutamente sì. Come sappiamo, ahimè, il tasso di natalità continua a calare e quindi, permettetemi di usare un termine forse brutto, la materia prima è sempre meno, scarseggia sempre più. A questo si aggiunge quella che oggi è la concorrenza ma che volgiamo un giorno possa diventare nostra alleanza, ed è molto alta. La bontà del nostro progetto e della scelta delle persone che sul campo dovranno portare avanti il lavoro è molto importante. La Robur ha competenze altissime per le fasce più piccole, a noi spetta il compito di far crescere i ragazzi più grandi ma i numeri sono già importanti, perché parliamo di più di 400 ragazzi tra minibasket e settore giovanile. Il tutto però va oltre i numeri, noi vogliamo che Varese BasketBall diventi qualcosa che unisce tutto il movimento della nostra provincia”.

E’ interessante però vedere come un progetto così varesino veda figure di riferimento apparentemente molto lontane da questo mondo, come due argentini come Herman Mandole e Marcelo Lopez..
“Vero. Come dicevo prima la bontà del nostro progetto è dovuta anche alle persone che abbiamo deciso di coinvolgere e che possano far sentire a proprio agio e sempre meglio i ragazzi che vengono in palestra, non solo durante gli allenamenti ma anche al di fuori. La scelta delle persone va poi in linea con quel processo d’internazionalizzazione che Luis Scola vuole portare a Varese, che ha già fatto per la Prima Squadra e che sta facendo con il settore giovanile ed io non posso che essere felice di tutto questo”.

Le prime settimane di lavoro hanno già dato risposte importanti. Penso alla Serie B che, nonostante un inizio di campionato molto tosto con Vigevano e Montecatini, ha mostrato una mentalità senior, nonostante la squadra sia davvero molto giovane..
“Sì, è vero, l’impatto e l’approccio con il campionato hanno stupito anche me. Di questo sicuramente bisogna dare merito ai tecnici ma anche ai ragazzi. Abbiamo deciso di completare la nostra squadra giovane con due figure di riferimento come Marco Allegretti e Giorgio Trentini a cui davvero va il plauso più grosso in questo momento, perché hanno la responsabilità di essere vere e proprie guide per i nostri ragazzi. Io temevo molto di più l’impatto con un campionato fisico e di livello come quello di Serie B, mentre le prime due partite ci hanno dato risposte incoraggianti. Con Vigevano abbiamo fatto secondo me bene soprattutto nel primo tempo, nonostante la difficoltà del match, così come contro una squadra esperta come Montecatini, dove abbiamo giocato una grande prima parte di gara, prima di calare un po’ nella ripresa e cedere qualcosa livello di gestione dei momenti chiave del match, ma lì è tutto un discorso di esperienza che fa parte del processo di crescita che i nostri ragazzi devono intraprendere”.

Come sta vivendo lei in prima persona questa nuova avventura?
“Non potrei che viverla bene. Per me il discorso del settore giovanile è sempre stato centrale, anche per la mia stessa estrazione cestistica. Il fatto di essere riusciti a unire sotto un’unica campana le due realtà di pallacanestro più importanti della città penso sia qualcosa di davvero straordinario. Per una società come la nostra, un territorio come quello varesino nel quale c’è una grande fame di basket è un contesto perfetto, però questa passione va sostenuta ed alimentata. Per Pallacanestro Varese è vitale continuare ad alimentare questa passione, per far si che i ragazzi crescano e mantengano sempre amore verso i nostri colori, indipendentemente poi che il loro futuro sia in campo come giocatori, in panchina come allenatori o  sugli spalti come tifosi, in un cambio generazionale che considero di primaria importanza e assolutamente indispensabile per continuare a crescere nel corso del tempo”.

Alessandro Burin

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