Ci sono sconfitte difficili da digerire, specie se arrivano in un derby e si portano dietro il fardello di un inizio di campionato complicato, per certi versi contraddittorio. Mister De Paola si aspettava ben altro esordio rispetto a quanto visto domenica a Venegono quando la Varesina ha dominato 4-1 i biancorossi e c’è da immaginare che all’interno dello spogliatoio le emozioni prevalenti siano la rabbia e la voglia di rivalsa. Senza dubbio per il Città di Varese ora è il tempo del lavoro e delle riflessioni, ma per ritrovare morale e speranza ci si può affidare alla storia recente e alle relative statistiche. Già, perché il campionato è ancora lungo e la mano del tecnico calabrese (alla ricerca della giusta medicina) potrebbe rivelarsi fondamentale, come già successo a qualche suo predecessore.

Correva la stagione 2008-2009, quando il Varese Calcio cominciò al di sotto delle aspettative iniziali. In panchina sedeva Pietro Carmignani, promosso dopo essere stato il vice di Roberto Lorenzini nella precedente annata in Serie C2. Nonostante potesse contare su una rosa di livello, composta da giocatori del calibro di Franco Lepore, Mauro Milanese, Claiton Dos Santos ed Eros Pisano per citarne alcuni, l’ex Parma non riuscì ad imbastire un filotto convincente di risultati. Dopo appena due punti in cinque giornate, si rivelò fatale la sconfitta nel sentitissimo match contro il Como terminato 3-2 in favore dei lariani.

La dirigenza capì che era arrivato di cambiare registro e puntò su una vecchia conoscenza, ovvero Giuseppe Sannino, già manager nella sfortunata stagione 2003-2004. Dopo un controverso pareggio con l’Alessandria, il 12 ottobre 2008 il Varese prese forma a immagine e somiglianza del suo allenatore, travolgendo 4-0 il Mezzocorona e inanellando quella serie di successi che portò i biancorossi a trionfare in Seconda Divisione. La squadra divenne praticamente insuperabile all’Ossola, segnando tanto e subendo poco, vincendo contro le dirette avversarie e prendendosi la rivincita con il Como. Trascinatore a suon di gol fu Stefano Del Sante, con 13 reti messe a referto, coadiuvato però dalle prestazioni superlative di Paolo Grossi sulla trequarti, Mathieu Moreau tra i pali, il capitano Franco Lepore sulla fascia e Alessandro Gambadori in mediana. Sotto la gestione di mister Sannino, il Varese stabilì un record d’imbattibilità casalinga che durò per tre anni, risultando una delle squadre con il miglior rendimento interno di tutta Europa.

Dopo aver conquistato la Serie B battendo la Cremonese nella finale playoff di Prima Divisione nel giugno 2010, l’idillio tra Sannino e il Varese si concluse l’anno successivo con una clamorosa promozione in A soltanto sfiorata. I biancorossi non riuscirono a superare il Padova nella doppia semifinale dei playoff di Serie B e l’avventura del mister di Ottaviano volse al termine. Ripartire dopo aver chiuso un ciclo memorabile non era cosa facile e questo la società bosina lo sapeva bene.

Fu così che nell’estate 2011 il presidente Rosati e l’AD Montemurro decisero di cambiare drasticamente modus operandi, puntando su un allenatore in erba come Benito Carbone, alla sua prima vera esperienza in panchina dopo l’addio al calcio giocato. Il tecnico calabrese non riuscì nell’intento di amalgamare una rosa dall’alto potenziale ma bisognosa di essere collaudata, racimolando solamente una vittoria in sette giornate (condite da tre pareggi e altrettante sconfitte) stoppando inoltre il già citato primato d’imbattibilità casalinga. Il 1° ottobre le sirene d’allarme portarono all’esonero di Benny Carbone e all’avvicendamento dell’esperto Rolando Maran, già reduce da precedenti esperienze in Serie B con Brescia, Bari, Triestina e Vicenza.

L’allenatore trentino partì col botto, piazzando subito tre vittorie consecutive e facendo ritrovare la vena realizzativa che fino a quel momento era mancata. Col passare delle giornate la squadra divenne sempre più compatta e difficile da affrontare per gli avversari, trascinata dalle prestazioni magistrali di un giovane Jasmin Kurtic e del gioiellino di casa Giuseppe De Luca, capocannoniere di quella stagione biancorossa. La prestigiosa vittoria per 3-1 all’Ossola contro la Sampdoria nell’ultimo match di campionato, valsero al Varese l’accesso ai playoff e il quarto posto finale, ad oggi il miglior risultato ottenuto da Maran in carriera.

Il temibile ostacolo chiamato Hellas Verona nelle semifinali fu superato con successo grazie alle reti del difensore goleador Christian Terlizzi, altro protagonista di quell’annata. Il destino riservò una doppia finale contro la Sampdoria, già battuta sia all’andata che al ritorno in campionato, ma le discusse sfide di Genova e Masnago si risolsero entrambe in favore dei blucerchiati, vanificando nuovamente le speranze per il salto in paradiso.

Molte cose sono cambiate rispetto ad allora, inutile ripeterle in questa sede, ma certe similitudini di campo sembrano riproporsi: una buona squadra, un avvio di campionato da dimenticare e un allenatore chiamato a rivitalizzare l’ambiente. L’arduo compito spetta ora a mister De Paola: riuscirà a compiere l’impresa? Il tempo sarà messaggero, ma se la storia recente tra Sannino e Maran ha saputo regalato emozioni e ricordi, allora i tifosi possono sperare di essere stupiti ancora.

Dario Primerano

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