Salute, autostima e autocontrollo. Il Karate è ormai uno sport a 360° gradi e a parlarcene è Maurizio Guerrini, direttore tecnico e allenatore Coni con cintura tre dan nella scuola Shouri Team Karate di Gavirate

Maestro Guerrini, qual è stato il suo primo approccio al Karate?
“Mi avvicinai a questa celebre arte marziale nipponica all’età di sei anni. Smisi di praticarla, ma a diciassette anni la ripresi, soprattutto grazie al Maestro che avevo all’epoca e al quale devo gran parte della mia passione per il Karate. Attualmente il Karate è in generale concepito come uno sport utile a migliorare la propria salute psico-fisica, le abilità socio-relazionali e l’inserimento nella collettività, ma è soprattutto adatto per aumentare l’autostima. Nel combattimento regolamentato, o kumitè, occorre dimostrare anche l’autocontrollo, la corretta capacità di gestire le situazioni, le azioni, i movimenti e i colpi, anche con lo scopo di conoscere meglio sé stessi”.

Qual è la concezione del Karate per lo Shouri Team?
“Lo insegniamo a livello sportivo, fornendo delle basi di coordinazione, di posizioni di guardia e basi propedeutiche alle tecniche dei pugni e dei calci. Nel Karate agonistico, il karateka si specializza nel kumitè, duello nel quale non si notano le differenze stilistiche, oppure nel katà, la dimostrazione di tecniche, ma alcuni atleti si dimostrano efficaci in entrambi. Forniamo le basi del kumitè e del katà ai bambini dai sette agli undici anni. Se all’età di quattordici anni dovessero essere già pronti e completi sarà possibile far svolgere loro l’esame per il conseguimento della cintura nera, al Primo Dan. Gli allievi da noi svolgono i katà con un solo avversario, nonostante queste simulazioni si svolgano in generale senza. Pur essendo in origine un karateka Shotokan, ritengo che questo stile sia più lento rispetto al combattimento reale e che sia meno diretto per la difesa personale”.

Quale stile del Karate intende evidenziare e quali sono le sue origini?
“Lo Ryuei Ryu, caratteristico e originario di Okinawa, isola bagnata a est dal Mare delle Filippine e a ovest dal Mare Cinese Orientale. Nel complesso tutti gli stili del Karate provengono da Okinawa e hanno avuto degli influssi anche da parte delle arti marziali cinesi. Lo Ryuei Ryu privilegia i movimenti del karateka in diagonale e, durante lo svolgimento dei katà, le tecniche sono molto più efficaci e dirette. Permettono di riconoscere subito l’attacco e la difesa. Sono previste le posizioni di guardia e sia le parate a pugno chiuso che quelle a mano aperta. Il Maestro Tsuguo Sakumoto negli anni 80 vinse dei mondiali svolgendo i katà nello stile Ryuei Ryu. Nel 2020 il karateka giapponese Ryo Kyiuna ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Tokyo e ha contribuito alla diffusione di questo stile a livello globale. Lo Ryuei Ryu prevede anche delle prese e proiezioni”.

Chi ha introdotto i concetti di proiezioni e di prese nel Karate? Qual è la differenza con quelle previste nel Judo?
“Il Karate, come tutte le arti marziali, li prevede e ciò è dovuto al fatto che in un festival dedicato a queste discipline si incontrarono anche i Sensei Gichin Funakoshi, fondatore dello stile Shotokan, e Kano Jigoro, fondatore del Judo. Il Karate comprende delle proiezioni effettuate con una mano sola che hanno lo scopo di atterrare l’avversario e anche le spazzate che consistono nell’atterrare l’oppositore con le gambe. Le proiezioni, come le cadute corrette che si imparano per evitare il pericoloso urto alla testa, si possono insegnare dai dieci anni in su”.

In quale modo dovrebbero cadere gli allievi che subiscono una proiezione?
“All’inizio ci si allena a cadere con il sedere, pigiando le ginocchia, poi si approfondisce la caduta al fianco e successivamente anche quella all’indietro”.

Nabil Morcos

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