Alzi la mano chi pensa che in questo primo scorcio di stagione Markel Brown sia stato il giocatore più importante della Pallacanestro Varese. Probabilmente le obizioni sarebbero pochissime se non nulle. In sole sei partite, il prodotto di Alexandria è riuscito a mettere in mostra tutte quelle qualità che il duo Arcieri-Brase conosceva, motivo per il quale lo hanno fortemente voluto ai piedi del Sacro Monte.

Ma in cosa consiste davvero l’unicità e l’importanza di Brown? Risposta tanto semplice da dare quanto complicata poi da mettere in pratica: la totalità di gioco dell’esterno biancorosso.
Totalità di gioco che è poi massima espressione e ricerca di quella versatilità estremizzata che il nuovo stile di gioco biancorosso cerca ogni partita di portare in campo.

Una totalità di gioco che va ben oltre le eccelse qualità tecniche e balistiche del numero 22 in maglia OJM, che ad oggi viaggia a 12.3 punti di media, tirando con il 50% da 2, il 34% da 3 e il 75% ai liberi. Numeri che parlano chiaro, dobbiamo aggiungergli qualcosa? Ebbene sì, ovvero il peso specifico dei canestri con cui Brown ha registrato queste statistiche: importanti, pesanti ed il pensiero va subito a quelli con Treviso o ancor di più ai 9 punti con Scafati, pochi forse, ma tutti estremamente preziosi in momenti topici del match.

Tornando alla totalità di gioco, dai punti alle tante, tantissime cose buone che Markel ha messo finora in campo, salendo esponenziale di tono dalla gara di Reggio Emilia in poi ed il primo dato che balza all’occhio è il numero di rimbalzi conquistati: 35 in 6 gare, media di 5.8 a partita, la più alta di tutta la squadra, con gli exploit nelle sfide con Trento e Scafati, chiuse con 9 carambole conquistate.

Rimbalzi, nella stragrande maggioranza difensivi (32 su 35) figli del sacrificio e dell’impostazione tattica di altissimo livello, che Brown ha mostrato in queste prime 6 uscite, nettamente il migliore nella propria metà campo. Trascinatore con le sue doti di instancabile marcatore nell’1vs1 e di, scoperta dell’ultima ora, stoppatore, devastante nella partita con Scafati. Tutto ciò contorno di una conoscenza e visione di gioco di prim’ordine, come i 2.8 assist di media dimostrano e più in generale la gestione delle azioni che passano dalle mani dell’americano.

Qualità in campo che fanno a pari con la sua leadership e con il suo carisma nello spogliatoio. Un giocatore che all’apparrenza può apparire timido o schivo ma che in realtà nasconde una grandissima presenza in squadra, per questa Varese giovane ed in alcune fasi ancora inesperta, che si aggrappa al suo giocatore totale, completo, fate voi, insomma Markel Brown, niente di più e niente di meno di quello che solitamente si definisce top player.

Alessandro Burin

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