Nella buona stagione disputata finora dalla Besnatese c’è di sicuro lo zampino di Nicola Brivio: il difensore non ha saltato una partita e, per quanto nasca come terzino, nelle ultime gare ha ricoperto il ruolo da centrale a causa dell’infortunio del capitano Comani, ottenendo peraltro ottimi risultati. Nonostante gli impegni sempre maggiori e una già lunga carriera alle spalle, il classe ’90, non vuole appendere gli scarpini al chiodo: “Finché potrò dare il mio contributo, continuerò a giocare“, con la speranza di poter vincere un campionato, impresa che ancora non gli è riuscita.

L’obiettivo della squadra di Rasini è quello di continuare a disputare un buon campionato, mettere al sicuro la salvezza per poi eventualmente puntare a qualcosa di più. Una delle caratteristiche della Besnatese di quest’anno è la resilienza: molto spesso, infatti, i biancazzurri sono andati in svantaggio, ma hanno sempre avuto una reazione positiva. Nell’ultimo match contro l’Ispra, Brivio e compagni sono andati sotto per ben due volte, riuscendo a riagguantare il risultato in entrambi i casi. C’è però qualcosa da migliorare: queste situazioni di svantaggio nascono da cali di concentrazione che avvengono all’interno delle partite. Per Brivio non c’è un problema su cui poter lavorare, ma probabilmente solo stanchezza e qualche infortunio di troppo.  

Ora arriva il Saronno, in quella che sarà l’ultima partita prima della sosta: la capolista sta vivendo un ottimo periodo di forma e arriva dalla vittoria contro la rivale Base 96: sarà una partita dura ma la Besnatese non rinuncerà al suo gioco e proverà a rendere difficile la vita al Saronno.

Ripercorriamo insieme la tua carriera; quali sono state le tappe della tua storia calcistica?
“Dai 10 ai 16 anni ho vissuto negli Stati Uniti, di conseguenza durante questo periodo non ho giocato. Quando sono tornato in Italia ho cominciato negli allievi del S. Alessandro, che si è poi fuso con la Gallaratese. Ho avuto la fortuna che nella prima giornata di campionato con la squadra maggiore il terzino titolare si è infortunato e quindi sono riuscito a mettermi in mostra fin da subito. Dopo sono andato nel Novara anche esordendo in prima squadra. Avevo 18 anni e voglia di giocare, quindi ho preferito andare in prestito. Nel frattempo, ho iniziato l’università e ho preferito dare la priorità a quello: ho preso una borsa di studio vicino a Miami e quindi sono tornato negli USA, questa volta però giocando anche a calcio. Una volta tornato, ho giocato nel Cassano, poi a Ponte Tresa e da tre anni a questa parte alla Besnatese”.

Quali sono i vostri obiettivi stagionali?
“A inizio anno siamo partiti con l’idea di disputare un buon campionato e giocare bene a calcio. Il nostro obiettivo è mantenere la categoria, poi vedremo se nel corso della stagione ci sarà la possibilità di puntare a qualcosa di più. Per ora stiamo rispettando i nostri piani e ci sono tutti i presupposti per continuare nel nostro percorso. Con un girone di ritorno di livello, i playoff potrebbero essere alla nostra portata”.

Crescere implica anche vedere aumentare gli impegni e non sempre è facile conciliare tutto: cosa ti spinge a continuare a giocare? 
“La ragione principale è che mi diverto ancora molto, inoltre è un momento di svago dopo il lavoro. Con l’aumentare degli impegni gli allenamenti possono essere un peso qualche volta, ma vivere lo spogliatoio, stare insieme, come gruppo, ripaga gli sforzi fatti. Ho avuto anche la fortuna di trovare una società per bene, un allenatore con le idee chiare e che vuole esprimere un bel gioco: anche questo mi ha spinto a non smettere. Finché riuscirò ancora a dare il mio contributo alla squadra sarò lieto di continuare a giocare”. 

Hai ancora qualche soddisfazione che ti vuoi togliere?
“Ho giocato e superato i playout, affrontato e vinto i playoff, sono retrocesso e sono salito di categoria: ho vissuto praticamente tutte le esperienze che un campo da calcio può offrire.  L’ultima soddisfazione che vorrei togliermi è vincere un campionato, perché nel corso della mia carriera non mi è mai successo. Indipendentemente dalla categoria, riuscire a conquistare un titolo sarebbe la ciliegina sulla torta della mia carriera”.

A causa dell’infortunio del capitano Comani, stai giocando da difensore centrale, peraltro con ottimi risultati: avevi già giocato in quel ruolo?
“Io sono sempre stato terzino: le mie caratteristiche principali sono la corsa e la forza nell’accompagnare l’azione. Era già capitato di dover giocare come centrale, ma sempre in emergenza: ho buone doti atletiche e nel gioco aereo, inoltre mi ritengo bravo tatticamente quindi anche in questo ruolo riesco a dire la mia. Un vecchio allenatore a Gallarate una volta mi ha detto che se avessi giocato tutta la carriera da centrale avrei potuto raggiungere livelli anche più alti. Non saprò mai se avesse ragione, ma non mi pento della scelta: giocare come terzino mi è sempre piaciuto di più”.

Nell’ultimo match siete andati sotto due volte, ma siete riusciti a riagguantare la partita in entrambi i casi.
“In questa stagione quando siamo andati sotto, abbiamo reagito, non sempre conquistando punti, ma dimostrando comunque un buon atteggiamento. Nell’ultima partita, contro un’ottima squadra come l’Ispra, siamo riusciti a recuperare due volte lo svantaggio: questo dimostra che non ci arrendiamo mai. Nelle ultime partite non siamo stati continui nei 90 minuti: quando siamo concentrati, riusciamo ad esprimere il nostro gioco, ma abbiamo troppo spesso blackout. Ne abbiamo parlato e stiamo cercando di migliorarci. Purtroppo, non penso che ci sia un vero e proprio problema: se ci fosse sarebbe più facile risolvere la situazione. Penso che questi cali siano dovuti più che altro da stanchezza e qualche infortunio”.

La prossima partita sarà contro una delle favorite alla vittoria finale, come affronterete il match?
“Giocarci l’ultima partita prima della sosta contro il Saronno potrebbe motivarci. Loro sono in un ottimo periodo di forma e non sarà facile affrontarli. Il mister conosce bene le squadre avversarie e saprà preparare al meglio la partita. Dovremo concentrarci sulla fase difensiva, ma senza rinunciare ad attaccare: ci piace giocare e non subire le partite”.

Giovanni Enrico Civelli

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