Classe 2004, è nato a Brescia il 5 gennaio, Truosolo è alla sua prima stagione con la maglia del Varese. Una vita calcistica in nerazzurro, quella di Nicolas: “Puoi proprio dirlo, sono stato undici anni all’Atalanta, dagli 8 ai 19. Prima di allora un’esperienza di sei mesi all’Inter (sempre nerazzurri ndr), poi ho avuto la fortuna di poter andare a Bergamo e non mi sono più mosso fino all’inizio di questa stagione”.

Un settore giovanile importante quello della Dea, come ti ha formato e cosa ti ha dato.
“Ho passato praticamente metà della mia vita con l’Atalanta, tra allenamenti e partite per oltre dieci anni, capisci che, scuola a parte, la mia vita era li. Calcisticamente mi ha insegnato tutto quello che so e se ancora oggi sogno di poter fare il calciatore lo devo sicuramente a tutti i mister che mi hanno cresciuto in questi anni. Anche a livello personale sono cresciuto tanto grazie a quello che mi è stato trasmesso”.
Hai parlato di mister: ne hai qualcuno in particolare che ti senti di ringraziare?
“Ho imparato da tutti, ognuno di loro mi ha insegnato tanto e devo ringraziarlo. La scorsa stagione, nella Primavera, Giovanni Bosi ha segnato una tappa importante per me. Non ho praticamente mai giocato ad inizio stagione ed ero un po’ demotivato, lui mi ha sempre tenuto sul pezzo, mi ha dato fiducia in una partita e poi mi ha fatto giocare con continuità. Mi ha fatto capire cosa mi stavo perdendo disamorandomi del calcio, mi sono rimesso in carreggiata e ora sono qui”.

Sei qui, come è avvenuto il tuo passaggio al Varese?
“Ho fatto tutta la preparazione estiva con la Primavera dell’Atalanta ed ero pronto per una nuova stagione. L’ultima settimana di lavoro mi hanno detto che avrei avuto poco spazio, che per loro ero importante, anche per i miei 11 anni in nerazzurro, che però avrei giocato poco. Così con il mio procuratore ci siamo guardati in giro e in soli due giorni sono arrivate alcune richieste tra cui quella del Varese: non ho avuto dubbi e in poche ore mi sono ritrovato biancorosso”.
Ti è cambiata la vita.
“Assolutamente si, abito a Brescia e non mi sono mai allontanato da casa. Con i miei genitori ci siamo sciroppati sempre dei gran chilometri per andare agli allenamenti, ora è diverso. Abito con Bigini e Scarpa e non ti nego che loro mi sono stati di grande aiuto. E’ nata un’amicizia vera, ci supportiamo e ci aiutiamo l’un l’altro, sono molto felice di questo rapporto”.
E la scuola?
“Sto cercando di diplomarmi. Quest’anno studio online per arrivare a fine anno e poter sostenere l’esame di maturità, studio Amministrazione Finanza e Marketing”.
Ci hai parlato della famiglia, un punto di riferimento per te.
“Papà Marco e mamma Paola sono sempre con me, mi sostengono e non si perdono mai una mia partita. Ho anche una sorella, Elena, e un fratello, Andrea, che sono più grandi di me, anche loro due punti di riferimento fondamentali in tutta la mia crescita. Non posso però dimenticare, parlando di famiglia, Caos, il mio splendido cane. E’ un incrocio tra un pastore tedesco e un bastardino, ha 4 anni e… lo adoro”.

Venendo all’attualità domenica contro la Caratese è stata la tua partita. Nel giro di tre minuti sei passato dalle stalle alle stelle: un’ingenuità che è costata un gol, una punizione che è valsa un gol.
“In settimana ho ripensato tanto a quei minuti finali del primo tempo e ti posso assicurare che ho pensato molto di più all’errore commesso che al gol fatto. Ancora adesso mi rimprovero da solo per come mi sono intestardito nel controllare la palla invece che rilanciare: un errore grave che non posso più permettermi di ripetere. Sulla punizione vincente ti posso dire che ci ho provato perchè spesso in settimana mi alleno su questi calci. Era un tiro cross, una via di mezzo che ha confuso il portiere, è andata bene. Ma è andata meglio quando l’ha messa dentro Pastore a fine partita e abbiamo vinto 2-1, questo è quello che conta davvero”.
Una dedica per il gol?
“L’ho fatto immediatamente a fine partita di persona, ora approfitto di varesesport per farlo pubblicamente: il gol è tutto per mio papà Marco”.
Cosa è cambiato nel Varese in questo ultimo periodo… vincente?
“Abbiamo svoltato, forse più con la testa che con altro. Ci siamo sempre allenati bene, concentrati, dando tutto, poi la domenica non arrivavano i risultati. I tre nuovi innesti hanno portato, oltre al gioco, qualcosa di importante in spogliatoi e questo ha aiutato tutti noi a pensare più positivo. Sono certo che stiamo uscendo da questo periodo buio e continueremo a dare gioie ai nostri tifosi”.

Michele Marocco

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