La fine dell’anno si avvicina e, con esso, il tempo di tirare i bilanci sui primi mesi dell’anno. Per farlo, abbiamo contattato il Presidente Onorario del BasketBall Gallarate e Membro del CDA di Pallacanestro Varese Thomas Valentino.

Intanto, al giro di boa del campionato, come valuta la stagione del BasketBall Gallarate fino adesso?
“Sono molto soddisfatto. Abbiamo fatto solo due giri a vuoto per motivi diversi, ovvero la sfida con Pavia in casa e quella del Campus con Varese. A queste ci accostiamo le imprese fatte, che dimostrano che si fanno questi campionati non per le vittorie ma per il percorso. Lo scorso anno non c’erano mai grosse esultanze al termine delle varie vittorie perché sapevamo che avremmo voluto e dovuto esultare solo a giugno, festeggiando la promozione in B, ovviamente discorso a parte per i derby con Busto. Quest’anno invece, sapendo che il nostro obiettivo è un altro, bisogna gioire per ogni vittoria, come quella fuori da ogni pronostico contro Vigevano o anche per alcune sconfitte, come quella con Legnano, figlia di alcuni discutibili episodi arbitrali, che ci lascia la convinzione, forte, di essere sulla strada giusta. E’ un viaggio da goderci che deve permetterci di esultare ed essere grati di quello che abbiamo fatto. Ad oggi non si può che parlare bene di Gallarate per tutto, dal lavoro del settore giovanile a quello della Prima Squadra”.

Negli ultimi giorni si è parlato tanto dell’extra piuttosto che del campo per gli spiacevoli fatti di Legnano. La società ha preso però una scelta forte, sollevando dall’incarico il proprio tesserato coinvolto nei tafferugli post partita. Perché?
“Io personalmente non condanno la persona in questione, perché ho avuto il modo di conoscerla e apprezzarla a 360 gradi. Sono uno che pensa che sbagliare sia umano mentre perseverare sia diabolico. Qui si parla di un errore, non c’è stata perseverazione. E’ altrettanto vero, però, che a volte l’errore assuma dei contorni che vanno oltre i codici morali, regolamentari ed istituzionali di una società. Solitamente si dice che l’abito non fa il monaco, mentre qui lo faceva eccome, in quanto diretto rappresentante della nostra società. Un episodio spiacevole, per il quale non potevamo, come società, prendere una decisione diversa da quella che è stata poi presa”.

Abito, quello del BBG, che ieri è stato insignito della più alta benemerenza civica, “I Due Galli Cittadini”. Quanto è orgoglioso di ciò?
“Moltissimo. Abbiamo fatto lo scorso anno qualcosa di importante più per la città che per la società sportiva in sé, nel senso che il basket poi va per la sua strada, l’evento sportivo nasce al primo di settembre e muore alla fine del campionato. Parlando invece della città, quello che è stato fatto l’anno scorso rimarrà per sempre nella storia di Gallarate e la città lo ricorderà con una benemerenza eterna. Sono orgoglioso dei miei ragazzi, dello staff, dei manager, di tutti coloro che lavorano in società e probabilmente siamo ancora più testardi dopo questo nel volere che, a livello politico, si dia maggior peso a tutto questo. Spiace che le stesse persone presenti alla consegna delle benemerenza, abbiano dimenticato poi tutto quando si è parlato della questione palazzetto dello sport, attaccando l’idea di costruirlo. Siamo di nuovo ad affrontare una situazione dove si cerca di fare il bene della città ma tanti non apprezzano e bloccano la crescita. Per noi questo sarà un motivo di riflessione e vedremo come andare avanti, magari ci concentreremo di più sui giovani con l’ottimo lavoro che sta facendo il nostro Direttore Generale Francesco Fogato e il suo team”.

In che senso?
“Nel senso che sentire dalla minoranza parlare di palestra speciale, invece che prendere sul serio la questione palazzetto mi fa riflettere. La minoranza continua a guardare il dito mentre noi indichiamo la luna. Si continua a parlare del niente, senza accettare di buon gusto un’idea che farebbe bene a tutti. Poi, per carità, io capisco che faccia tutto parte del gioco politico dire che prima del palazzetto ci sono altre cose da fare, come ad esempio sistemare le scuole. Ma il palazzetto è il cugino stretto delle scuole, perché senza un impianto sportivo come si deve dove va il bambino finita la scuola? Abbiamo palestre obsolete, campi da calcio inesistenti. Quindi se non sosteniamo società di privati come il BBG, come può essere la Virtus, la pallavolo, il karate, quello che volete, in una struttura adeguata, la società non cresce e pertanto non include il ragazzo che dopo scuola non sa dove andare. Le esigenze sono correlate, è la solita volontà di autocelebrare se stessi che blocca tutto. Dire che si ristrutturano le scuole fa fare i titoloni, mentre fare un palazzetto non è abbastanza nobile? E’ meglio tenere questi ragazzi in casa come automi inchiodati davanti ad una playstation o in giro per strada a 14 anni con la sigaretta in mano, trovandotela poi sul ciglio della strada o sui gradoni della chiesa? Perché questi sono i problemi di una città che non crea una struttura che possa far crescere le società sportive del territorio cittadino, non dandogli la possibilità poi di accogliere i ragazzi che il pomeriggio escono da scuola. Scuole comunque decorose e non fatiscenti. Rendiamo il dopo scuola dei bambini adeguato, diamo una mano alle società gallaratesi, non al BasketBall Gallarate, a tutte. Non si può pensare che siano sempre e solo i privati a portare avanti tutto. Senza strutture non si può crescere. Costruire il palazzetto non vuol dire dare vita ad un mausoleo del sindaco, ma creare aggregazione, posti di lavoro, centri di riunificazione sociale, aree ludiche dove i bambini studiano e poi fanno subito attività sportiva. Dove si può creare tutto questo nelle palestre di oggi a Gallarate che, per quanti interventi vengano fatti, sono sempre in condizioni davvero critiche? Senza tenere conto del risparmio che si farebbe al Comune stesso, evitando di continuare a fare interventi su interventi per sistemare un qualcosa che dopo due mesi è punto e a capo. Non è che facendo il lifting ad un’ottantenne la si rende una ventenne”.

Da Gallarate a Varese, parlando di campo. Con Trieste è arrivata una vittoria tanto importante quanto sofferta. Pensa che questa tendenza della OJM di non riuscire a gestire le partite possa diventare un problema nel corso della stagione?
“C’è un concetto molto americano della pallacanestro a Varese, non solo in campo ma anche a livello di atteggiamento. Io adoro tutto quello che sta succedendo in casa Pallacanestro Varese, ma è chiaro che i tifosi e tutti noi dobbiamo abituarci a questa tendenza. Continuiamo a segnare tanti punti ma anche a subirne molti perché si gioca sulla scia delle partite di regular season NBA di novembre, dando poca importanza alla fase difensiva e molto spettacolo con quella offensiva. Con Trieste Bartley entrava in area come un coltello nel burro alla fine. Siamo sulla stessa linea della partita di Verona e Pesaro, dove tutti gridano allo spettacolo clamoroso, come chiaramente è, ma è normale che questo ti porta a vivere partite con momenti di up and down continui. Se oggi però, invece che entrare il terzo tempo di Brown fosse uscito, non saremmo qui a parlare della grande Pallacanestro Varese ma sarebbero tutti qui pronti a criticarla. Ci vuole equilibrio nelle cose, pur sapendo che questa squadra, oggi gioca così e costruisce i suoi successi su questo basket al quale non siamo abituati”.

Dal campo alla società, le chiedo se ad oggi è previsto un intervento sul mercato per sostituire Reyes?
“No e le motivazioni sono chiare: mettere oggi in squadra un giocatore è più deleterio che rimanere così. Intanto, chiunque si trova sul mercato ad oggi è un’incognita che va inserita in un contesto di gioco ben definito e che va valutato almeno per tre settimane/ un mese. Insomma, fa prima a tornare Justin che ad integrarsi quello nuovo. In più, siamo convinti che la squadra abbia le risorse per sopperire all’assenza, come ha dimostrato Librizzi domenica facendo una signora partita. E’ finita l’epoca Coppa dove si comprava la qualunque e poi si trovavano i buchi enormi di bilancio. Oggi c’è una gestione corretta, ponderata, che non vive alla giornata ma che ha progettualità e che sa chiaramente come affrontare anche le situazioni di apparente difficoltà”.

Per quanto riguarda invece la trattativa con il Pelligra Group, a che punto siamo?
“Inizio con il dire che siamo estremamente uniti come CDA, che stiamo cercando di portare a termine l’approvazione di bilancio, rispettando le aspettative. Attendavamo un ingresso di capitali importante da parte degli australiani che, ad oggi, non è ancora arrivato e la cosa, non nascondo, che un po’ di fastidio lo crei. Varese merita rispetto, merita di essere tratta con priorità e non deve essere la seconda scelta di nessuno. Portiamo avanti la stagione, come detto fin da principio, come se non ci fosse alcuna trattativa con il gruppo Pelligra ma attendiamo sviluppi. Intanto però ci muoviamo con il famoso piano B, perché ora parliamo di una situazione che doveva essere chiusa mesi fa e che invece a gennaio non viene nemmeno computata. Cerchiamo quindi di invertire una tendenza pericolosa non solo per noi ma anche per chi magari vorrebbe entrare e che viene bloccato da quest’incertezza che non fa bene a nessuno. Ripeto, come sempre detto, se qualcuno vuole entrare e fare il bene della Pallacanestro Varese lo accogliamo a braccia aperte, a patto che le promesse fatte vengano rispettate”.

Alessandro Burin

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