Passato al Gavirate dopo tre stagioni alla Sestese, Daniele Menegon è pronto a suonare la carica, sia dai pali che fuori dal campo, per avanzare a spron battuto verso l’obiettivo salvezza. Il girone di andata non è stato particolarmente generoso per i rossoblù, attualmente al quattordicesimo posto con sedici punti, solo due in più dalla zona retrocessione e cinque in meno dal primo slot fuori dalla zona playout. Contrariamente alle aspettative, e nonostante un avvio di stagione che era sembrato confermarle, il campionato ha poi preso una piega inaspettata per gli uomini di Caon, che hanno raccolto meno di quanto seminato. Con il girone di ritorno sul punto di cominciare, il portiere classe ’91 e i suoi compagni non vedono l’ora di esprimere il gioco che li contraddistingue per mettere nel proprio forziere non solo buone prestazioni ma anche punti preziosi.

Il girone di andata si era chiuso con due sconfitte consecutive dopo altrettante vittorie. Cosa è mancato, secondo te, per dare continuità fino all’ultimo?
“Ci è mancata di sicuro tranquillità, perché spesso, non solo nelle ultime partite, ma durante tutto il girone di andata, abbiamo dimostrato, purtroppo, di essere una squadra fragile. Fino a quando le cose andavano bene e le partite si indirizzavano nel modo giusto, riuscivamo a esprimere un buon gioco e a portare a casa punti; quando invece andavamo in svantaggio o ci facevamo rimontare, pur avendo il pallino del gioco in mano, come a Pontelambro, quasi sempre ci disunivamo. È capitato spesso, ogni tanto per sfortuna, ogni tanto per demeriti nostri, e ciò che è emerso è che abbiamo dei limiti nel gestire i momenti meno positivi all’interno di una singola partita”.

La sosta è forse capitata a fagiolo per ricaricare le pile. Come sta la squadra?
“Siamo ovviamente fiduciosi. È vero che l’idea che avevamo a inizio anno, di fare un campionato importante, si è molto ridimensionata, ma la squadra c’è e crediamo nelle nostre possibilità. Spiace sicuramente non poter contare su Roveda, che per noi era una pedina fondamentale, e aver perso altri elementi, primo tra tutti Pescara, ma la società ha fatto investimenti per raggiungere giocatori di esperienza, come Marinoni e Tartaglione. In questa sosta abbiamo lavorato tanto, quindi non vediamo l’ora di ricominciare”.

Parliamo di te. In questa prima parte di stagione non ti sei smentito e anche in maglia rossoblù hai già parato un rigore. Era Ardor Lazzate-Gavirate e dieci minuti dopo è arrivato il vostro gol. Quando si dice che un episodio puòcambiare la partita… Pensi sia la tua specialità?
“Vero. Spesso, forse, ci si ricorda più dei gol che dei rigori sventati, ma anche una parata del portiere è un plus non indifferente. Se poi riesce a portare dei punti, è di grande aiuto per il morale, sia personale che della squadra, perché può dare una scossa e iniettare più fiducia, proprio come è successo a Lazzate. Onestamente non sono uno di quei portieri che si prepara in anticipo per il calcio di rigore, ma vado semplicemente a sentimento. A volte ci si trova davanti un giocatore che si conosce più degli altri e di conseguenza si può avere qualche informazione in più, ma non scelgo prima la direzione: ogni tanto, per fortuna, mi va bene, ogni tanto no, ma onestamente penso di avere una buona media. Tengo il conto perché sono una persona precisa: per ora ne ho parati 20 su 63”.

Proiettiamoci verso la ripresa. I primi tre impegni saranno contro Vergiatese, Virtus Binasco e Magenta. Quanto si deciderà da questo inizio?
“Che siano partite fondamentali è fuori di dubbio, ma come in qualsiasi categoria il campionato non si deciderà a quindici giornate dalla fine. Certo è che bisogna partire nel miglior modo possibile perché sono tutte e tre nostre dirette concorrenti per la salvezza, oltre al fatto che vincere dà fiducia. Possono sembrare delle ovvietà, ma sono la realtà. Chiaro che se non dovessero arrivare i risultati che vogliamo e ci aspettiamo, dovremo avere la consapevolezza che quest’anno il girone è ancora più lungo e che quindi, impegnandoci ancora di più, avremmo comunque modo di recuperare”.

Quando la ruota non gira, il clima nello spogliatoio può fare la differenza. È questo un compito aggiuntivo per te e altri veterani come Esteri, Selpa e i nuovi arrivati Tartaglione e Marinoni?
“Chi ha vissuto più stagioni degli altri ha ovviamente affrontato più situazioni che magari possono essere riconducibili a quest’anno. Al di là della personalità o del carattere di ognuno, noi ‘vecchiotti’ abbiamo sicuramente un ruolo fondamentale nello spogliatoio, perché sappiamo cosa serve in momenti del genere. Poi chiaramente si può anche sbagliare, perché non si è perfetti e non sempre si hanno le parole giuste al momento giusto, ma sappiamo di dover dare l’esempio e trascinare il gruppo, non solo in campo, ma anche fuori. Una sconfitta o un periodo negativo possono abbattere l’umore generale e in quel caso dobbiamo mostrarci sempre positivi, ma allo stesso tempo realisti, per aiutare i giovani a tirar fuori quel qualcosa in più che magari non riescono a trovare dentro di loro”.

Quali saranno le parole chiave per svoltare e raggiungere quanto prima la salvezza?
“Innanzitutto continuità, la qualità che più di tutte ci è mancata nel girone di andata. Dopo le prime tre giornate eravamo tutti molto positivi, ma poi è bastato qualche ostacolo per scioglierci come neve al sole; quando finalmente abbiamo ritrovato il sorriso, di nuovo alla prima difficoltà ci siamo fermati bruscamente. Troppe volte abbiamo perso gare che non andavano come speravamo ma in cui avremmo potuto portar a casa almeno un punto, quindi dovremo migliorare sotto questo aspetto. L’altra parola che scelgo è ottimismo: ho molta fiducia in questa squadra e sono convinto che faremo un buon girone di ritorno che ci ripagherà degli sforzi con cui ci stiamo preparando”.

Silvia Alabardi

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