La sonora sconfitta della Juventus, travolta 5-1 dal Napoli nell’ultimo turno di Serie A, rimarrà scolpita nella memoria dei tifosi bianconeri e non. Già, perché non è così usuale vedere un risultato tanto ampio ai danni della Vecchia Signora e, non ce ne vogliano gli amici bianconeri, ma questo raro evento non può che essere il pretesto adatto per parlare di un’altra storica debacle.

1968, anno cruciale nel racconto del Novecento italiano. Giovanni Borghi, imprenditore varesino appassionato e rivoluzionario, ha investito nello sport cittadino sposando in particolar modo le cause della pallacanestro, del pugilato e del calcio. Quest’ultimo raggiungerà picchi mai più toccati proprio durante gli anni di presidenza del Commendatore, regalando alla storia cittadina e sportiva una data e un risultato che i tifosi biancorossi non posso dimenticare: 4 febbraio 1968, Varese-Juventus 5-0.
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Sembra finzione, fantasia, invece è tutto vero e lo spettacolo si consuma tra le mura amiche dello stadio Franco Ossola. Il Milan del Paron Nereo Rocco comanda la classifica con 25 punti, seguita da Juventus e Torino a quota 21. Fin qui nulla di strano, se non fosse che a fare da terzo incomodo tra le piemontesi, c’è proprio il Varese guidato da Bruno Arcari. La sfida in programma a Masnago è quindi un vero e proprio scontro diretto per il secondo posto: da una parte la freschezza biancorossa, dall’altra la solidità bianconera. Sulla carta non sembrano esserci siano dubbi, con il pronostico che pende fortemente per gli zebrati, abituati alle partite di vertice. Di contro, la squadra di casa può vantare un prestigioso 2-1 ai danni dei lanciatissimi rossoneri, guadagnato appena tre settimane prima.

Dominio juventino? Neanche per sogno, perché dopo mezz’ora il Varese è già avanti 2-0, grazie alle reti del giovane Pietro Anastasi e di Lamberto “Bebo” Leonardi. All’intervallo l’Ossola è in festa, incredulo di quanto sta avvenendo, ma timoroso che la forza della Juventus possa uscire fuori nella ripresa. Paura passeggera, spazzata via da un secondo tempo leggendario. Giovanni Vastola firma il 3-0 dopo appena dieci minuti, chiudendo di fatto la partita, ma il meglio deve ancora venire. Pietro Anastasi, indomito e indomabile, segna altre due volte, regalandosi una tripletta che lo consacra agli occhi dei varesini, degli italiani e della Nazionale, che ora non può più fare a meno di questo ragazzo venuto dal Sud per farsi grande al Nord.

A Varese è il tripudio assoluto: sconfiggere i campioni in carica è motivo d’orgoglio, ma farlo in quella maniera non ha alcun prezzo. La nobile decaduta ai piedi della provincia, con un risultato finale che ammutolisce ancor più il già silenzioso tecnico bianconero Heriberto Herrera. La vittoria fa sognare la città, con quel gruppo di ragazzi che adesso occupa la seconda piazza in campionato e punta a insidiare il Milan capolista, e poco importa se alla fine finiranno “soltanto” ottavi. Ora il Paese intero conosce il Varese Calcio e ammira le gesta di Anastasi, eroe delle due Italie.

A stagione terminata Ferruccio Valcareggi lo convoca per gli Europei casalinghi di quell’anno e lui ripaga la fiducia con il gol del 2-0 nella finale contro la Jugoslavia. La Juventus, scottata da quella bruciante sconfitta, si innamora di quel concentrato di estro e imprevedibilità a tal punto da non lasciarselo sfuggire. In estate la trattativa va in porto e Anastasi arriva a Torino, formando con Roberto Bettega una delle coppie più amate dai tifosi bianconeri.

Terminata la carriera calcistica, Anastasi non dimentica la città che lo ha scoperto e lo ha lanciato, scegliendo proprio Varese come sua dimora, creando un legame indissolubile con quella gente che lo ha coccolato come un figlio. Le centinaia di persone presenti al suo funerale, il 17 gennaio di tre anni fa, dimostrano l’affetto mai mutato negli anni per quel ragazzo del Sud che seppe rappresentare una generazione intera di emigrati, regalando un sogno ad occhi aperti ai tifosi biancorossi, imprimendo nei ricordi dei presenti e delle generazioni a venire una data e un evento impossibili da dimenticare: 4 febbraio 1968, Varese-Juventus 5-0.

Dario Primerano

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