Filippo Boni, difensore centrale classe 1995, nell’estate scorsa ha coronato quello che calcisticamente era un suo piccolo sogno: giocare con la maglia della sua città, il Varese.
Il presidente Amirante mi aveva già cercato in passato, durante la sua parentesi al MilanoCity e anche al primo anno di Serie D a Varese, l’estate scorsa quando ci siamo sentiti ho pensato subito: è la volta buona, non posso dire di no ai biancorossi. Ci siamo sentiti col Direttore Merlin e la trattativa è durata pochissimo, volevo venire a giocare qui, volevo tornare a casa”.
Ti aspettavi una situazione generale così complicata?
“Ovviamente no, la squadra allestita era di primordine e sono convinto che anche oggi, al netto del mercato di dicembre, siamo ancora un’ottima formazione. Sarà retorica, sarà la ripetizione di quanto già detto da altri, ma posso garantirti che in settimana il gruppo va a mille, ci alleniamo bene con la giusta concentrazione e intensità, poi la domenica…”

Ad inizio stagione sei stato utilizzato molto poco, ora riesci a ritagliarti i tuoi minuti. Pensavi di giocare di più?
“Sapevo di arrivare in un reparto che lo scorso anno aveva fatto molto bene e che quindi avrei dovuto sgomitare per conquistarmi il posto. I ragazzi mi hanno accolto molto bene e fin da subito mi hanno messo a mio agio, per questo, pur giocando poco sono sempre riuscito a stare sul pezzo. Grande merito va anche al prof Paolo Bezzi che in questo periodo mi ha aiutato molto. E’ arrivato il mio momento e mi sono fatto trovare pronto, vuol dire che il lavoro paga”.
Una situazione di classifica molto difficile per il Varese che domenica dovrà andare a Seregno contro una diretta concorrente nella lotta playout.
“La classifica dice questo, i numeri dicono questo e di solito i numeri non mentono. Sono convinto che avremmo meritato di raccogliere molto di più per quello che facciamo in settimana, ma la situazione è questa. Sono certo dei nostri mezzi e della possibilità di uscire dalle sabbie mobili ad iniziare proprio da domenica nello scontro diretto con il Seregno che non possiamo fallire. Testa bassa e lavoro duro per conquistare la salvezza: questo sarà per noi come aver vinto il campionato”.

A 16 anni eri alla SolbiaSommese in Eccellenza e poi hai spiccato il volo verso Verona
“Ho fatto una grande annata con i nerazzurri e questo mi ha permesso di poter andare a far parte del calcio che conta. Tra le varie offerte è arrivata quella del Verona per andare a giocare nella Primavera, il Verona di Sean Sogliano: non ci ho pensato nemmeno un minuto. Mi sono trovato benissimo con mister Pavanel, sono state due stagioni esaltanti, la seconda con la fascia di capitano indossata anche nella finale del Torneo di Viareggio. Ho anche fatto il ritiro estivo con la prima squadra nella stagione 2015-16 al termine del quale sono passato al Prato in Serie C. Mi porto una grande esperienza, tre panchine in Serie A e alcune in Coppa Italia”.

Prato, la tua prima vera stagione tra i grandi.
“E’ stata un’annata molto formativa sia come esperienza professionale che di vita. Il girone d’andata abbiamo fatto molto bene, poi nel ritorno siamo crollati fino ad arrivare a giocarci ai playout la salvezza. Siamo riusciti nell’impresa di restare in C ribaltando il risultato della gara di andata (2-0 ndr) contro la Lupa Roma. Se penso al 3-1 del ritorno con il gol salvezza realizzato all’85’ mi vengono ancora i brividi. Una bella annata con un grande mister come Roberto Malotti che mi ha aiutato molto a crescere”.

Pistoiese e Cuneo, altre due esperienze in Serie C.
“A Pistoia non ho giocato tantissimo ma è stata comunque una stagione positiva. Grande pubblico, una curva importante e una tensione da gestire in ogni partita che ancora oggi porto con me. A Cuneo ho giocato praticamente tutta la stagione anche se a fine campionato la società a iniziato a scricchiolare e l’anno successivo è fallita”.


La tua stagione alla Varesina, 2018-19, è stato un po’ come tornare a casa
“Dopo la stagione a Cuneo mi sono travato senza ingaggio e ho iniziato ad allenarmi con la Varesina della famiglia Di Caro con cui ero stato alla SolbiaSommese. Una società perfetta che allora gestiva il campionato di Eccellenza come una realtà professionistica, è stato un piacere ed un onore giocare una stagione con loro. Purtroppo abbiamo fallito il salto di categoria e questo ancora mi spiace”.

Sondrio, Nibbonioggiono, Villa d’Almè ed Este le tue tappe in realtà di Serie D prima di arrivare a Varese in questa stagione. Dopo le stagioni a Verona e la Serie C ti aspettavi di più dalla tua carriera?
“Nel mondo del calcio sono tante le persone che ci provano e che vogliono arrivare in alto. Io sono contento di quello che ho fatto e di come sta proseguendo oggi. Forse rimpiango qualche scelta sbagliata ma alla resa dei conti ho avuto la fortuna di giocare in piazze importanti e con giocatori veri, per ora questo mi basta. Ho 27 anni e ho ancora voglia di togliermi diverse soddisfazioni, iniziando da Varese”.
Giocatori veri ci dicevi, chi ti ha impressionato di più?
“Mattia Zaccagni, oggi alla Lazio, è a mio avviso un super giocatore. Ho vissuto con lui un anno a Verona e forse per questo sono un po’ di parte ma sono certo che continuerà a fare grandi cose. Mi sono allenato fianco a fianco con un campione come Rafa Marquez che in ogni situazione, in ogni allenamento non ha mai elemosinato consigli a noi giovani: campione e grande uomo. Nei miei top voglio anche inserire Corrado Colombo un grandissimo attaccante con cui ho giocato nella Pistoiese: in quella stagione mi ha aiutato molto”.
La tua partita da incorniciare?
“Stagione 2016-17, Serie C, undicesima giornata del girone di ritorno con la Pistoiese, dopo tantissima panchina finalmente arriva il mio momento nella gara contro la Cremonese. Vinciamo 3-1 in un ‘Melani’ gremito e io segno il gol del 2-1. Una grande emozione e una grande gioia per tutti i sacrifici fatti fino ad allora, mi sono fatto trovare pronto e poi ho avuto modo di giocare ancora”.  

Filippo Boni in privato
“Sono fidanzato da più di sette anni con Giovanna che abita a Varese. A novembre mi sono laureato in Economia Aziendale: una grande soddisfazione extra calcio. Ho sempre abbinato al pallone lo studio perché sono convinto che le due esperienze potevano aiutarmi a vicenda nel gestire le diverse situazioni”.
Una laurea per il futuro?
“Per ora la tengo li e poi si vedrà. Non so cosa mi riserverà il mondo del calcio, vedremo”.

Una semplice parola: grazie! A chi ti senti di dire Grazie?
“Sicuramente alla mia famiglia e alla mia ragazza. Mi sono sempre vicini, mi hanno seguito ovunque e mi sopportano ogni domenica che le cose non vanno come dovrebbero. Tanti mister mi hanno aiutato a crescere e ad andare avanti in questo mondo e per questo li ringrazio, ma un grazie enorme lo voglio dire ai miei compagni di questa stagione per come stiamo affrontando la situazione. Un vero gruppo che merita tanto e che sono certo non mi porterà a fallire nella stagione con la maglia della mia città”.

Michele Marocco

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