
Il successo in campo di questa stagione della Pallacanestro Varese passa dalla pianificazione e gestione, ovviamente, dei conti societari e delle risorse impiegabili non solo sul mercato ma anche nelle tante attività che il nuovo corso biancorosso sta portando avanti.
Risorse che da più di un decennio a questa parte sono frutto anche e soprattutto, verrebbe da dire, dell’incessante lavoro e dell’enorme passione del Consorzio Varese Nel Cuore, che ha permesso alla Pallacanestro Varese di sopravvivere e che ora è garanzia di continuità e solidità anche del nuovo progetto targato Luis Scola.
Delle evoluzioni e dell’annata corrente, che sta regalando grandi soddisfazioni in campo come fuori, ne abbiamo parlato con il numero 1 di Varese Nel Cuore, Alberto Castelli.
Castelli, a lei non piace mai troppo parlare di campo, però è impossibile non chiederle come stia vivendo questa stagione di grandi soddisfazioni, dopo anni sportivamente molto complicati?
“Dal punto di vista sportivo è oggettivo che quest’anno ci si stiamo divertendo, questo è assolutamente evidente. Hai ben detto che io non sono solito parlare di queste cose perché non mi ritengo un profondo conoscitore di pallacanestro però è altrettanto vero che, dopo dieci anni che faccio questo tipo d’attività e dopo 30 anni che vado al palazzetto, penso che qualche cosa l’ho imparata anche io (ride, ndr). Ci stiamo divertendo non solo per il numero di gare vinte ma per la tipologia di gioco che la squadra sta mettendo in campo. Una caratteristica che mi sta profondamente colpendo è il vedere i giocatori prendere decisioni in campo con la testa molto libera, senza troppa paura dell’errore e questo ovviamente aiuta e aumenta la fiducia, in più la velocità di movimento non solo del pallone ma anche degli uomini nel cercare di smarcarsi per trovare la soluzione migliore è davvero un qualcosa di coinvolgente ed entusiasmante. E’ un piacere vedere un basket così, non penso di essere l’unico a dirlo e i vari sold-out consecutivi del Lino Oldrini ne sono la diretta dimostrazione”.
Ecco, proprio toccando il tema dei sold-out, le chiedo quanto è importante per la società avere questi incassi dopo gli anni di pandemia che avevano azzerato la voce a bilancio degli introiti da botteghino?
“Ti do un dato approssimativo ma sostanzialmente reale. Se si prende l’importo dei biglietti venduti nelle ultime due stagioni, la somma degli incassi varia tra i 500 ed i 600 mila euro in totale. Una stagione normale, senza playoff, è una stagione da 850.000. Quindi, ragionando sempre su due anni, si parla di 1.700.000 euro di incassi nella normalità, si capisce bene come balli un milione tra la normalità e le annate del covid e quanto questo incida sui bilanci. Da un punto di vista economico, d’entusiasmo e di quello che tutto ciò genera è un gran movimento che si sta riattivando e di cui siamo molto contenti”.
L’ingresso di Scola come azionista di maggioranza non ha tolto il ruolo del Consorzio che rimane parte centrale della Pallacanestro Varese. Ad oggi, la situazione di Varese nel Cuore qual è?
“Una situazione molto serena. Io ho auspicato per anni che ci fosse un’entrata significativa con qualcuno che ci potesse dare una mano. Quando è emersa in qualche modo la possibilità che questo qualcuno fosse Luis siamo stati tutti contenti e capaci di incentivare questo tipo di soluzione. Quando poi Scola ha dimostrato l’interesse a fare questo passaggio, da noi c’è stata grande apertura. Non ci abbiamo messo molto a trovare un accordo e generare poi quello che si vede oggi. Da parte nostra, come Consorzio, c’è stata grande gioia e un senso anche di grande sollievo, perché oggi la realtà biancorossa sta andando in una direzione nella quale, con grande sincerità, dico che noi probabilmente non saremmo stati in grado di portarla. Il nostro grande merito è stato quello di salvare la Pallacanestro Varese, però in tutto questo metto anche i nostri limiti, perchè per capacità, tempo e cultura, noi nella vita facciamo altro e non ci si improvvisa capaci di fare quello che invece sta facendo Luis, in due giorni”.
Oltre che i risultati di campo, questo nuovo percorso sta già portando risultati a livello di appeal per nuovi investitori?
“Assolutamente sì. Dal punto di vista degli sponsor già quest’anno abbiamo rilevato un aumento delle sponsorizzazioni ed è chiaro che, a fronte di un progetto più sostanzioso e organico e che ha il grande vantaggio di non essere il progetto dell’oggi per domani ma pluriennale, questo ha sicuramente permesso e agevolato che o gli sponsor presenti o quelli nuovi, si affacciassero alla Pallacanestro Varese con uno spirito ed intenzioni diverse, non più solo per dare una mano ma come un investimento che possa dare un ritorno anche alla propria azienda. C’è da dire che i cambiamenti non avvengono mai dall’oggi al domani, c’è un percorso da fare nel quale affronteremo le difficoltà che ci saranno, ma la direzioni intrapresa è quella giusta”.
Non posso non chiederle a che punto siamo dell’accordo con gli australiani, con la nuova dead line del 15 febbraio che si avvicina..
“Premesso che in questo momento nessuno sta perdendo tempo, anche se l’immagine da fuori potrebbe sembrare questa, io credo che in questi giorni sapremo quale sarà la conclusione di questa vicenda. I rapporti con gli investitori australiani li tiene direttamente Scola che è l’artefice principale della cosa. Ci sono stati in questi mesi una serie di passaggi tecnici e burocratici che hanno rallentato il raggiungimento e la conclusione dell’accordo. Sono convinto che nel mese di febbraio una soluzione definitiva si troverà, non so ancora dire quale”.
Lei è più positivo o negativo sull’esito finale della vicenda?
“La domanda è più che legittima, la risposta però purtroppo in questo momento è interlocutoria: sono convinto che una soluzione si troverà ma vediamo cosa succederà. Tutti noi ci auguriamo che per il bene della Pallacanestro Varese si possa andare verso una certa direzione, però vediamo..”
Chiudo chiedendole, tra la vittoria della Coppa Italia e un possibile percorso nei playoff stile quello degli Indimenticabili, cosa sceglierebbe come traguardo per la fine della stagione?
“Domanda impossibile a cui rispondere (ride, ndr). E’ chiaro che un trofeo a Varese non lo alziamo da parecchi anni e farlo sarebbe il modo migliore per iniziare questo nuovo percorso. Vuoi che non sappia io quanti patemi d’animo abbiamo vissuto in questi anni e quanti risultati scarni abbiamo poi dato ai tifosi? Lo so bene, oggi siamo qua perché in passato siamo stati bravi a sorreggere la società pur non avendo risultati entusiasmanti. Un trofeo avrebbe un valore enorme, per un verso, per l’altro a me interessa che ci sia un percorso che vada avanti il più a lungo possibile e poi lì arriveranno delle soddisfazioni. Viviamo un po’ alla giornata, intanto le due situazioni grazie a Dio non sono alternative una all’altra. Già domenica con Milano penso vivremo una bella giornata, ci sarà da divertirsi contro una squadra fortissima che ogni due per tre inserisce un giocatore nuovo di altissimo livello. Vedremo cosa accadrà, faremo la nostra partita come sempre e poi guarderemo il tabellone”.
Alessandro Burin