I Caccia, dinastia nobilissima nella pallacanestro a Busto Arsizio. I Caccia: tre fratelli – Luigi classe 1959, Giovanni classe 1961, Vittorio classe 1963 e un cugino, Carlo, classe 1958 che, ça va sans dire, per età è giustamente considerato il capostipite di questa conosciutissima e importante famiglia cestistica bustocca. Un quartetto che attraversando un intero ciclo di settore giovanile, dalla categoria Allievi agli Juniores nella Cestistica Bustese poi confluita nell’Omega Bilance, è approdato anche alla prima squadra negli d’oro, leggi decennio ’70, della pallacanestro a Busto Arsizio. Quattro giocatori, ma soprattutto quattro splendidi uomini che grazie a buonissime qualità tecniche e fisiche, attaccamento, talento, disponibilità, passione, impegno, “fede” e grandissimo amore per il basket sono stati capaci di bucare, almeno in minima parte, l’impenetrabile cono d’ombra che, è storia, sono numeri, è cruda realtà, ha sempre impedito ai ragazzi “Made in Busto” di trovare affermazione, visibilità, soddisfazioni nella loro “alma mater”.

I Caccia, quattro giocatori che per taglia fisica e “scolarità tecnica” sarebbero adeguati e di alto livello tecnico anche oggi. Purtroppo non esisterà mai alcuna contro prova, ma la sensazione è questa: date un centrone coi fiocchi a questi quattro moschettieri, infilateli in una ideale, e virtuale, macchina spazio-tempo e vedrete che un paio di campionati nelle serie minori sarebbero in grado di vincerli a mani basse anche nel presente rinnovando così storie di successo già presenti nel loro passato perchè, è giusto sottolinearlo, ognuno dei quattro di cui si sta parlando ha nel suo palmares almeno un paio di campionati conclusi al primo posto. Insomma, belle storie di pallacanestro che, come annunciato in premessa, prendono il via da “Charlie”, il primo a declinare il verbo del basket in famiglia.

CARLO CACCIA

Carlo, playmaker velocissimo, 182 centimetri di classe, reattività, esplosività in possesso di un passaggio due-mani-petto che avrebbe incantato anche il grande Bill Bradley, maestro riconosciuto nel coprire facilmente i 24 metri del campo (le misure di allora…). Carlo, svelto nell’andare al ferro contro tutti aveva nel palleggio-arresto-e tiro eseguito in tempi rapidissimi e con grande potenza il suo pezzo forte, ma allo stesso tempo, grazie a visione di gioco decisamente panoramica sapeva smazzare assist al laser per chiunque. Esistono fotografie che ritraggono un Charlie ancora implume adolescente, ma già pronto a sfidare senza alcuna paura ragazzi delle classi ’55, ’56 e ’57, quindi più grandi e grossi di lui.

“I miei primi passi nella pallacanestro sono datati fine anni ’60. In quel periodo inizio a frequentare i corsi di minibasket, allora una vera novità, organizzati dalla Cestistica Bustese. Il club raccoglieva squadre abbastanza eterogenee formate anche da ragazzi più grandi, classi ’55, ’56 e più strutturati fisicamente. Si giocava tutti insieme un clima già da battaglia. Prima di tutto perchè i palloni non abbondavano e se volevi la palla te la dovevi conquistare e, in seconda battuta, perchè dovendo combattere con la concorrenza dei grandi stavi in campo solo se riuscivi a combinare qualcosa di buono. Insomma, nel mitico al PalaAriosto, valevano già allora le dure legge del campetto”.

Cosa succede dopo i primi approcci?
“Dopo alcuni anni più che discreti a livello Allievi e Cadetti la svolta per me e per tutti i ragazzi della Cestistica Bustese avviene nella primavera del 1976 quando l’Omega Bilance, società che di fatto è priva di settore giovanile, conquista la promozione in Serie C, assorbe la Cestistica Bustese formando una società unica con una struttura piramidale che partendo dal minibasket arriva, appunto, fino alla serie C. Nella stagione 1976-1977 ho i primi veri contati col basket senior. In quell’anno noi juniores classe 1958, ’59 e ’60 siamo chiamati a turno ad allenarci con la prima squadra che, allenata da coach Franco Passera, disputa un buon campionato gettando le basi per l’anno successivo, 1977-1978, in cui conquista la promozione in serie B. Per me è la stagione di un importante “battesimo” perchè, complice un infortunio a Sergio Bazzani, coach Passera mi butta in campo come secondo playmaker che esce dalla panchina per dare fiato e qualche minuto di riposo al titolare Fredy Bessi. Da esordiente assoluto in categoria che, giusto ricordarlo,allora era la terza dopo serie A e B me la cavo abbastanza bene raccogliendo consensi sia dal coach, sia da compagni più esperti come, appunto, Bazzani, Bessi, Lepori, Lana, Lesica, Rossetti, Sergione Crespi, Sabatini, Merlin e compagnia. Al termine del campionato, dopo gli spareggi a 3 contro Cremona e Biella conquistiamo la serie B. Tuttavia, l’anno seguente, stagione 1978-1979 con l’arrivo di altri giocatori, primo fra tutti Maggiotto proveniente dalla Xerox Milano di serie A, sono costretto mio malgrado a lasciare l’Omega per cominciare la mia carriera nelle serie minori. Prima tappa: Gorla Maggiore”. 

Ti attende la “famosa” Gorlese prima-edizione della mitica “signora Borsani”
“Esatto, proprio così. Una tappa peraltro condivisa insieme ad altri compagni di viaggio delle giovanili: mio cugino Luigi, il compianto Gerry Bellotti, Maurizio Radice e Piero Monolo. Un quintetto super collaudato e già affiatato grazie alle innumerevoli partite giocate insieme tra Cadetti e Juniores. A Gorla, sotto il profilo cronologico, mi fermo ben cinque anni, dal 1980 al 1985, ma in realtà, complice un anno di stop nella stagione 1983-1984 per la rottura del tendine d’Achille, gioco solo quattro campionati ricchi di soddisfazioni cestistiche e umane con due campionati vinti in un’atmosfera bellissima e irripetibile”.

Cosa ricordi di quella Gorlese “prima maniera”?
“La prima sensazione che affiora, e Luigi che era con me penso possa confermarla, è quella legata al clima pionieristico che si respirava in società. La presidentessa Borsani era animata da buone intenzioni e adeguate risorse economiche, ma intorno occorreva costruire tutta la struttura societaria di un club che pochi mesi prima del nostro approdo era addirittura retrocesso in Prima Divisione. Insomma, bisognava ricominciare tutto dal principio e, appunto, ci sentivamo un po’ come i pionieri che affrontavano il famoso viaggio nel West. La signora Borsani e coach Donato Simioni allestiscono una buona squadra che a poche settimana dal via ufficiale della stagione, ottiene il ripescaggio in Promozione. Al termine di un campionato ci piazziamo al terzo posto che fa da buon viatico per l’anno dopo quando la corazzata-Angera, guidata nello spot di playmaker da mio cugino Giovanni, ci piazziamo al terzo posto che vale i playoff. Passati due turni di post-season nello spareggio per salire in serie D battiamo Rovagnate e festeggiamo anche noi il salto di categoria. L’avventura a Gorla per me prosegue con una stagione contrassegnata da un grave infortunio: rottura del tendine d’Achille che in pratica mi fa saltare tutta la stagione. Rientro infatti solo a ottobre del campionato successivo nel quale l’arrivo di coach Dodo Colombo, centriamo un altro traguardo: la promozione in serie C. Ma a quel punto io mollo il colpo, lascio Gorla nelle mani di Luigi che, bravissimo, insieme ai miei ex compagni rinforzati da un fenomeno come Mauro Buzzi Reschini guadagna una storica promozione in serie B. Io intanto mi trasferisco per un anno a Castronno, dopodiché torno al CAS Sacconago per un paio di stagioni in Promozione, ma siccome giocare a livelli più alti è comunque più stimolante, accetto l’offerta di Cassano Magnago guidata dal mitico coach Ermanno “Mago” Colombo. A Cassano gioco 4 campionati dal 1988 al 1992. Il primo anno da neopromossi ci assestiamo in serie D, ma nella seconda stagione grazie al buon lavoro in palestra, alla maggior conoscenza reciproca e ad un paio di innesti vinciamo il campionato e saliamo in serie C per ridiscendere di nuovo in D l’anno seguente. Infine, e qui si chiude il libro della mia avventura agonistica, gioco un altro campionato al CAS e dopo due stagioni all’Ardor Busto, a 38 anni suonati, appendo definitivamente le scarpe al chiodo nei tornei FIP. Ma, è chiaro, la passione per la pallacanestro non muore mai e insieme a gruppi di amici gioco per puro divertimento per altri 20 anni”.  

Come sempre, ti chiedo di citare il tuoi “Migliori All-Time”
“Mi proponi un compito francamente difficile, addirittura arduo, perchè avendo giocato tanti anni e in numerose squadre ho avuto il piacere di conoscere e frequentare tanti giocatori bravissimi e molto preparati. Tuttavia, dovendo scremare e scusandomi in anticipo per aver certamente dimenticato qualcuno, eccoti la mia squadra di “Top-players” divisa per ruoli. Come playmaker scelgo giocatori dai quali ho imparato tanto come Sergio Bazzani, Fredy Bessi e Luca Banfi; come guardie ali vado con Mauro Buzzi Reschini, Angelo Galmarini, Claudio Lesica e Carlo Dellacà; nel ruolo di centro scelgo Lupo Galmarini, Giorgio Briccola e Cesare Bonza. Come allenatori, tutti molto bravi, tecnicamente all’altezza e buonissime persone che ricordo con piacere scelgo Paolo Galli e Franco Passera per gli anni di Busto; Ermanno Colombo per Cassano Magnago; e a un trio di coach putroppo scomparso: Donato Simioni, Giovanni Canavesi e Dodo Colombo per il periodo alla Gorlese. Infine, in chiusura, vorrei dedicare un pensiero e un abbraccio speciale a due ottimi giocatori, ma in particolare a due stupendo amici come Valentino Schizzarrotto e Gabriele “Jerry” Bellotti che se ne sono andati troppo presto”.

Massimo Turconi

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