Tanto più grande è la stagione che porti avanti quanto più le delusioni che possono arrivare sanno essere tanto forti da sconquassarti completamente ogni tipo di valutazione fino ad oggi fatta. La sconfitta della Pallacanestro Varese nel quarto di finale di Coppa Italia contro Pesaro per 84-80 fa male, malissimo, non solo ai tifosi ma anche e soprattutto alla squadra biancorossa.

Fa male, malissimo in primis nella testa, perché ancora una volta mette la truppa di coach Matt Brase davanti ad una grande realtà di questa stagione: quel gradino che pare montagna insormontabile di cui avevamo parlato dopo il derby con Milano si è dimostrato tale ancora una volta, inserobailmente, anche se non si parlava di campionato ma pur sempre contro una realtà che precede la Pallacanestro Varese nella classifica di LBA.

Fa male, malissimo nel morale, perché sconfitte del genere lasciano il segno, perché ti riconsegnano un verdetto troppo amaro per essere digerito senza alcun tipo di problema. Fa malissimo nel morale perché ti lascia un senso d’incompiutezza che, guardando invece a come Varese arrivava a queste Final Eight, al primo anno di un nuovo corso con nulla da perdere e tutto da guadagnare, non dovrebbe nemmeno esistere ma così è. Fa malissimo perché, inutile dirlo, dopo la sconfitta di Milano in semifinale con Brescia, tutto il popolo biancorosso, squadra compresa, sentiva l’odore del “sangue”, la possibilità di arrivare davvero a domenica per giocarsi un trofeo che avrebbe riscritto la storia non solo di questa stagione ma della stessa storia biancorossa.

Fa male, malissimo sul piano tattico, perché ieri sera, Pesaro ha dimostrato tutta la vulnerabilità di una Varese studiata, ingarbugliata dalla palla a due e domata per tutto l’incontro, al netto di assenze pesanti come Moretti, Mazzola e con un Cheatam a mezzo servizio. Fa male perché non si vuole essere polemici ma solo oggettivi nel constatare come Brase la sfida con Repesa l’abbia persa in quelle letture che hanno deciso il match, nei momenti clutch, così si usa dire, che hanno poi portato al risultato finale.

Fa male, malissimo, perché vedendo Giancarlo Ferrero e più in generale tutto il gruppo condurre una rimonta del genere, al netto di difetti e problematiche già descritte, al cui seguito c’erano più di 1000 tifosi, ci si sarebbe augurati un finale diverso.

Fa male, malissimo, perché la OJM per la prima volta in stagione incappa in una striscia di tre sconfitte di fila, da assimilare in una pausa lunga ed inesorabile che porterà i biancorossi a ripartire in campionato da una trasferta, quella di Napoli del 5 marzo da non sbagliare, perché fa male, malissimo e forse non sappiamo ancora nemmeno quanto e proprio già Napoli ce lo saprà dire.

Alessandro Burin

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