L’amarezza è ancora forte, fortissima in casa Pallacanestro Varese dopo l’eliminazione in Coppa Italia subita contro Pesaro ne quarto di finale di mercoledì 15 febbraio.

Una sconfitta che ha lasciato il segno in casa biancorossa varesina, con tutto un popolo, squadra compresa, che dopo l’uscita di Milano contro Brescia pregustava la possibilità, concreta e reale, di potersi giocare la competizione fino alla finale di domenica 19 febbraio.

Non è stato così ed ora bisogna fare i conti con i rimpianti ed il rammarico per quella che ha le sembianze di una grandissima occasione persa. Ne abbiamo parlato con il Consigliere della Pallacanestro Varese, Thomas Valentino, che ci dice la sua sullo stato dell’arte sul possibile accordo con il Pelligra Group.

Valentino, quanta amarezza c’è per l’uscita dalla Coppa Italia?
“C’è amarezza e rammarico per come alcuni giocatori hanno approcciato a questo appuntamento così importante. Mi è dispiaciuto vedere un approccio assolutamente sbagliato da parte di alcuni, in un contesto bellissimo ed importante, davanti ad un pubblico straordinario che avrebbe meritato uno spettacolo diverso. Si prenda esempio da come Giancarlo Ferrero è entrato in campo trascinando la squadra nonostante fosse un mese più o meno che non giocava. Ecco, forse, ripeto, qualcuno avrebbe dovuto prendere esempio da lui. Poi possiamo parlare di tanti fattori che hanno influito sul quel primo quarto ma il dato finale è che non esiste fare un quarto di finale partendo 29-12 con tutte quelle palle perse. Una gara del genere, con una partenza così ad handicap, non la vincerai mai. La rabbia aumenta per come poi la squadra ha dimostrato di saper ribaltare la situazione, lasciando l’amaro in bocca per non aver completato la rimonta, lasciando quel senso d’incompiutezza che ci portiamo dall’eliminazione e che in qualche modo ricalca l’uscita con Cremona di qualche anno fa”.

Proprio l’approccio era stato il problema anche della gara di campionato con Pesaro. In Coppa Italia come lei ha sottolineato, questa situazione si è ripetuta: colpa dei giocatori o dell’allenatore?
“La domanda è assolutamente pertinente. E’ chiaro che, dopo una sconfitta così bruciante, è difficile ed anche sbagliato trovare un solo colpevole. Io penso che sia i giocatori che l’allenatore abbiano le proprie responsabilità in questa sconfitta: sui giocatori l’ho appena detto e lo ribadisco, purtroppo qualcuno non ha forse capito l’importanza della gara per come ha approcciato alla stessa ed ha perdurato con questo atteggiamento per tutti e 40 i minuti di gioco. Dal punto di vista dell’allenatore, dico che forse qualche situazione si sarebbe potuta gestire in maniera diversa. Faccio un esempio, il fatto di aver ridotto così considerevolmente le rotazioni ci ha portato ad arrivare alla partita di mercoledì stanchi e questo ha pesato. Lo stesso problema lo si è evidenziato poi in partita, dove penso che una maggior rotazione, soprattutto nel ruolo di 4, vista la gran forma del capitano e sugli esterni con un Librizzi che un po’ di fiato ed energia l’avrebbe potuta dare, si sarebbe potuta attuare. Poi è chiaro che in quei momenti il coach legge la partita in una certa maniera e opera di conseguenza, In campionato avevamo sofferto moltissimo il gioco di Charalampopoulos e così è stato anche mercoledì”.

Tra i più in ombra della partita c’è stato sicuramente Justin Reyes, è preoccupato dell’involuzione del portoricano?
“E’ vero, ha giocato una brutta partita ma non sono preoccupato. Justin con Milano pochi giorni prima, secondo me, aveva fornito una prova solida e concreta. Ricordiamoci sempre che arriva da un infortunio importante e ha bisogno di tempo per recuperare la forma migliore. Poi è chiaro che, essendo per noi un giocatore fondamentale, quando rende meno dei suoi standard si nota ancor di più ma ritengo che non ci sia nulla di cui preoccuparsi”.

La sconfitta contro Pesaro dà continuita alla statistica stagionale che vede Varese uscire sempre sconfitta dalle sfide con le realtà che la precedono in campionato. Pensa che questo trend potrà cambiare da qui alla fine della stagione, anche in ottica possibile accesso ai playoff, o no?
“Penso che sia davvero difficile poter cambiare questo trend, soprattutto per il budget e la struttura che hanno le società che ci precedono in campionato. In più, ricordo come queste squadre, a differenza nostra, hanno operato mosse sul mercato in questi mesi, mentre noi portiamo avanti il progetto che abbiamo deciso di seguire da settembre. I tifosi potranno contestarlo dicendo che forse un aggiustamento a livello di roster la società potrebbe farlo ma rispondo, dicendo, che siamo convinti di avere una squadra competitiva, con risorse importanti anche dalla panchina che vanno però utilizzate. Come già detto altre volte, il nuovo corso è molto attento alla stabilità economica societaria e non vogliamo commettere gli errori fatti in passato, rischiando di creare quei buchi che ci hanno costretto poi negli ultimi anni a fare salti mortali per dare una buona stabilità alla società”.

Secondo lei questa sconfitta avrà ripercussioni, soprattutto mentali, sul gruppo?
“Sinceramente non lo so, mi auguro di no. La nostra è una squadra matta, nel senso buono del termine. E’ capace di non esaltarsi dopo una grande prestazione e di non deprimersi dopo una sconfitta cocente. Dobbiamo resettare e ripartire ancor più forti già dalla gara con Napoli, che sarà un banco di prova tanto importante quanto difficile”.

Il bastone è stato ampiamente usato, ora passiamo alla carota: quanta soddisfazione cè nell’aver riportato Varese tra le grandi in una manifestazione come la Coppa Italia?
“Moltissima, per tutto quello che ci sta dietro, per il grande lavoro fatto dal Consorzio, dal Trust, dagli sponsor, da tutti in questi anni e per chi sta guidando questo nuovo corso con grande competenza come Luis Scola e Michael Arcieri. E chiaro che l’amarezza ora è più grande della soddisfazione, perché una squadra che recupera dal 29-12 dimostra di poter fare quello che vuole se ha l’approccio giusto, però rimane la convinzione che questa non debba essere una comparsata ma che Varese sia sulla strada giusta per tornare davvero grande”.

Infine, non posso non chiederle lo stato dell’arte della trattativa con il gruppo Pelligra. Settimana scorsa qualcuno ha scritto di un accordo fatto tra le due parti, intanto però nessuna firma si è vista sui contratti..
“Io di nome faccio Thomas che si rifà a Tommaso. Ecco, proprio San Tommaso è famoso perchè non ha creduto finchè non ha visto. Bene, in questa vicenda ormai, io, ho assunto questa posizione. A me le serie tv, fatte di tanti episodi che sembrano non finire mai, non piacciono, preferisco i film che hanno un inizio, uno svolgimento ed una fine, che finora non è arrivata”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui