Continuano le riflessioni in casa Pallacanestro Varese dopo la dura eliminazione ai quarti di Coppa Italia contro la Carpegna Prosicutto Pesaro. Detto che ogni sorta di valutazione va circostanziata ad un gruppo che sta facendo una stagione altamente sopra le righe, come proprio la Coppa Italia ha dimostrato, per budget e differenza di roster con le altre realtà nei primi post della LBA, in casa biancorossa si cerca il bandolo della matassa per riprendere subito a vincere dopo 3 sconfitte consecutive.

Ed allora, andando ad analizzare la prova di Torino contro i marchigiani, se a Varese viene sempre imputata, giustamente, una fase difensiva non ottimale, contro Pesaro balza all’occhio come veri problemi Varese li abbia avuti anche in attacco. Una cosa che a voler ben vedere si era già vista anche contro Milano: Varese è rimasta parecchio sotto la propria media punti stagionale, che la vede prima in classifica con 91,2 punti realizzati mediamente a partita.

Con Milano ne erano arrivati 75, con Pesaro sono stati 80 e volendo allargare ancor di più il discorso, in questo girone di ritorno solo una volta Varese è rimasta in media, quando contro Tortona ha segnato 91 punti, a fronte però di 103 subiti, perché sia con Trento che con Brescia, la OJM aveva chiuso sulla sirena dei 40′ con 80 punti segnati.

Un trend eloquente di come, a dispetto del girone d’andata, Varese abbia un po’ perso quella potenza di fuoco che l’aveva contraddistinta finora. I perché di questo sono molteplici: in primis le difese avversarie che hanno studiato e cercato contro misure al gioco biancorosso, limitando innanzitutto il cervello della OJM, Colbey Ross, portandogli una pressione costante, chiudendogli spesso e volentieri le penetrazioni centrali e cercando di caricarlo di falli, attaccandolo spesso e volentieri in uno contro uno. In secundis, Varese ha perso un po’ di quella fluidità e velocità di manovra che fino a qualche settimana fa era tratto distintivo del gioco biancorosso. Con Pesaro, giusto per fare un esempio, è capitato spesso di vedere una squadra molto ferma nelle 5 posizioni, con poco movimento e che facesse tanto affidamento all’invenzione del singolo, come possono essere stati i break firmati da Johnson e Ferrero. Altro motivo della minor prolificità offensiva biancorossa di queste ultime settimane è sicuramente la poca distribuzione di punti nel roster, con Woldetensae, De Nicolao e Caruso che faticano molto ad andare in doppia cifra, caricando di responsabilità i già bersagliati dalle difese avversarie Ross, Brown e Johnson, con il solo Owens ad alleggerire questo peso con le sue prestazioni.

E’ lampante, poi, quanto in tutto questo contesto stia pesando il momento no di Justin Reyes, vero bandolo della matassa di una fluidità di manovra perduta, in cui il portoricano ha la capacità di ergersi a mina vagante di un contesto tattico ben definito, con la sua capacità di offrire quel ventaglio di soluzioni, nel pitturato e sul perimentro, di atletismo ed esplosività che sta mancando alla OJM.

Infine, si evidenzia moltissimo come Varese abbia abbassato drasticamente le proprie percentuali nel tiro da tre punti, frutto non solo dei demeriti dei biancorossi, che stanno passando un momento di stanca stagionale anche legittimo per certi versi, quanto risultato di, come dicevamo prima, un adeguamento maggiore delle difese avversarie, che poche volte lasciano tiri aperti ai biancorossi.

Un quadro generale che fa capire quanto mai sia proprizia questa pausa per recuperare energie fisiche e mentali in casa Pallacanestro Varese, per resettare l’ultimo periodo e cercare la scintilla che permetta ai biancorossi di tornare a macinare gioco e punti come fatto fino a qualche partita fa, perché la lotta playoff, da qui alla fine della stagione, sarà più agguerrita che mai.

Alessandro Burin

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