Un’ottima attività a livello nazionale, una classifica italiana raggiunta di 2.5 e qualche esperienza a livello ITF non sono bastate ad Asia Fontana. La giovane tennista nata a Varedo, ma con un passato recente al TC Gallarate, ha intrapreso la carriera college in cui potrà abbinare lo studio in università americana con l’attività agonistica ad alto livello. È noto, infatti, come gli addetti ai lavori e le strutture delle università statunitensi siano rinomati in tutto il mondo e tanti giocatori professionisti siano passati da queste esperienze prima di intraprendere la loro carriera ad alto livello.

Per conoscerla meglio, capire a fondo la sua scelta e farci raccontare qualcosa in più sul mondo dei college l’abbiamo raggiunta (telefonicamente, ndr) e le abbiamo fatto qualche domanda.

Innanzitutto come stai, dove ti trovi e in che periodo della stagione siete?
“Sto bene, grazie. In questo momento sono nel mio college, la Austin Peay State University a Clarksville. È un periodo molto intenso sia a livello tennistico che a livello scolastico perché stiamo entrando nella spring season. Questa parte della stagione è quella dove si accumulano tutti gli impegni a livello di campionati inter-scolastici e ci si allena molto per essere sempre nella condizione migliore quando si scende in campo. In questo momento sto esprimendo un ottimo tennis e spero di poter continuare così per aiutare la mia squadra ad ottenere buoni risultati”.

Collegandoci a quello che ci hai appena detto, ci spieghi come funziona la stagione tennistica nei college?
“Certamente. Ci sono tante cose da dire perché qua l’organizzazione è molto meticolosa. Intanto la divisione principale sta tra fall (autunno, ndr) e spring season (primavera, ndr). Nella parte autunnale della stagione ci si allena molto e si giocano o tornei individuali o incontri amichevoli con altri college. Questo sia per mantenere un certo feeling con i match ed anche per confrontarsi con tante giocatrici differenti. Quando poi si entra nel periodo della spring season, si entra nella fase calda ed importante della stagione tennistica. In questi mesi si gioca la cosiddetta regular season dove si sfidano tutti i college che fanno parte della tua stessa conference. Per me è la prima volta quindi non conosco perfettamente tutti i parametri per cui si può far parte di una conference. Ovviamente ce ne sono più di una e quello che conta di più è il budget ed il prestigio della scuola”.

Facciamo un piccolo passo indietro. Come mai hai scelto l’esperienza nei college?
“La risposta è abbastanza semplice. Era la scelta migliore per me in questo momento della mia vita, dentro e fuori dal campo. Qui l’ambiente è fantastico e mi permette di crescere molto a livello di tennis, di studio e anche a livello umano. Noi ragazze della squadra femminile di tennis viviamo sempre insieme e quindi si viene a creare un legame quasi famigliare. Ho trovato delle brave ragazze oltre che validissime giocatrici e compagne di avventura. È normale che in squadra ci sia un pochino di concorrenza, ma per ora siamo riuscite a mantenere un bel rapporto e non portare fuori dal campo le scelte che vengono fatte dai coach”.

Facciamo ora una chiosa sullo studio per poi tornare a parlare di tennis. Come riesci a conciliare i due impegni?
“Non è facile, ma il college è organizzato benissimo anche da questo punto di vista. Io, personalmente, ho scelto l’indirizzo di marketing e mi sto trovando ottimamente. Ognuna di noi ha un advisor (consigliere, ndr) che ci aiuta a fare le scelte giuste, o per lo meno, le migliori per noi. L’advisor organizza la nostra settimana di lezioni in base agli allenamenti e mantiene anche i rapporti con i professori. Noi dobbiamo solo scegliere il nostro percorso e loro prenotano per noi le lezioni all’orario migliore e con il miglior insegnante. Questo ci aiuta tanto perché ci viene tolto l’impegno mentale di dover organizzare tutto, che probabilmente è la cosa più difficile. C’è una grande considerazione per l’atleta, senza però dimenticare il rendimento scolastico. Se non si rispettano gli impegni e le scadenze, oppure non si studia in maniera adeguata, vengono presi provvedimenti anche dal lato sportivo”.

Tornando, invece, al campo, anche negli USA avete un ranking individuale nazionale? Come funziona?
“Si abbiamo l’UTR. È molto diverso dalla nostra classifica FITP. Prima di tutto, qui i punti non si accumulano ma ad ogni partita disputata il ranking cambia. Ovviamente, di base, se si vince migliora e se si perde peggiora. Ma non conta solo vincere o perdere. Anche il risultato con cui si vince o si perde è importante, infatti, ad esempio, se si è perso con una giocatrice più forte ma combattendo fino all’ultimo l’UTR si alzerà leggermente, nonostante la sconfitta. Ai fini della classifica contano sia gli incontri dei tornei individuali sia gli incontri nei campionati a squadre. Un ulteriore modo di prendere o perdere punti sta anche nei risultati delle avversarie affrontate prima: se salgono di ranking automaticamente sali anche tu, e viceversa. Le differenze con l’Italia sono tante e penso di non dire un’eresia se affermo che negli Stati Uniti sono organizzati molto meglio. Anche a livello di programmazione la differenza è abissale”.

Abbandoniamo adesso gli USA per un attimo e riavvolgiamo il nastro. Come hai iniziato a giocare a tennis e ad appassionarti a questo sport?
“Sinceramente, un po’ per caso. Ho iniziato a giocare perché due amiche di famiglia giocavano e spesso mi invitavano a farlo con loro. Così un giorno mi sono decisa a provare e ho scoperto sia che mi piaceva ed anche che ero abbastanza portata. Ad un certo punto ho dovuto scegliere se fare nuoto o tennis agonistico e, direi fortunatamente, ho scelto il tennis. Da lì ho cominciato un bel percorso di crescita. Ho girato un po’ di circoli in Lombardia. Sono stata quattro anni a Cesano Maderno dove ci siamo tolte tante soddisfazioni a livello Under e siamo arrivate anche seconde in Italia. Adesso sono tesserata per il Quanta Club Milano, ma la mia sede principale per gli allenamenti prima di partire è stata Gallarate. Mi sono da subito trovata molto bene con i vari maestri. Mi è arrivata la sensazione che siano sempre pronti ad insegnarti qualcosa di nuovo per farti progredire”.

A livello internazionale, per ora, hai giocato poco. Pensi che possa essere uno step da fare in futuro?
“Sicuramente. Avendo fatto un liceo statale non avevo tempo per poter girare e giocare tanto a livello juniores. Ho provato a giocare qualche ETA (tornei internazionali Under 16, ndr) e ITF (Under 18, ndr) ma con poca continuità. Quest’anno dovevo andare due settimane a Monastir durante le vacanze di natale ma mi sono infortunata e non sono potuta partire. Un peccato veramente. Spero comunque di avere la possibilità di giocare ITF qua negli USA durante la fall season che arriverà”.

Per concludere, quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
“A livello scolastico sicuramente l’obiettivo è sfruttare al meglio questa opportunità e finire il college. A livello sportivo, per il futuro prossimo, sono convinta di poter fare una buona stagione e di poter aiutare la squadra a raggiungere un buon piazzamento. Se, invece, parliamo di obiettivi a medio-lungo termine, il mio sogno è quello di poter fare la giocatrice professionista e lavorerò con tutta me stessa ogni giorno per coltivarlo. A chi dice che chi va nei college non farà mai il professionista rispondo che questa è un’esperienza molto formativa. Magari si arriva un po’ più tardi al salto nel circuito maggiore, ma è indubbio come si arrivi più pronti e maturi. Fa tutto parte di un percorso. Ognuno sceglie il proprio ed io sono convinta, ad oggi, di aver fatto la scelta migliore per il mio”.

Filippo Salmini

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