Tommy Marino? Se giri con un microfono nascosto sulle tribune del PalaBorsani parlando di lui, ovvero del playmaker titolare del Legnano Basket, sentirai dire: giocatore orgoglioso, caparbio, ridondante, tenace, egoista, coraggioso, superbo, sfrontato e, via di questo passo, un aggettivo dietro l’altro, si potrebbero riempire un paio di pagine. Tutto ciò perchè sul conto di Marino, tra gli oltre 1300 spettatori mediamente presenti ogni domenica sulle tribune dell’impianto castellanzese, probabilmente non raccoglierai mai due pareri uguali. 

Però, nostra idea, a questo elenco mancano almeno tre definizioni: unico, insostituibile, divisivo. Unico perchè, lo dicono i numeri, Marino è presente, primeggiando, in tutte le statistiche importanti. Insostituibile perchè, lo raccontano benissimo le cronache delle partite, quando Marino non è in campo il Legnano Basket gioca una pallacanestro diversa, meno efficace, di minor qualità, con poco ritmo e idee di gioco oggettivamente scadenti.

Divisivo perchè parte del pubblico, quello incontentabile per definizione, quello che fa “buuu” ad ogni minimo errore, non sembra apprezzare il modo di stare in campo prodotto dal regista senese. Senza però valutare che, molto spesso, Tommy recita per due: canta e porta la croce;  è mente e braccio della squadra e, altrettanto di frequente, finisce con l’essere il boia e anche l’impiccato in un gruppo che, in stagione, non ha certo brillato per personalità.

Così, dopo la sconfitta casalinga subita contro la Libertas Livorno, Legnano Basket si ritrova al sesto posto in classifica ben distante dalla vetta e, per ora, anche dall’obiettivo posto in subordine: il quarto posto.  

Marino, come sempre “anema ‘e core” di Legnano Basket, ripensando al “losing effort” – 15 punti, 5/12 al tiro e 6 assist realizzato contro Libertas – dice: “Quello che ho fatto non conta nulla se alla fine il risultato ottenuto dalla squadra è stato negativo. Purtroppo contro la Libertas siamo incappati in una terribile giornata al tiro e, cifre alla mano,  mai ci era capitato di chiudere una partita al PalaBorsani con appena 62 punti segnati e soprattutto con i nostri quattro esterni che, in totale, fatturano solo 14 punti, peraltro con percentuali pessime. Così, in una delle gare più importanti della stagione abbiamo vissuto un pomeriggio balisticamente disastroso e quella livornese, squadra esperta e fortissima, anche senza incantare è uscita dal PalaBorsani con due punti complessivamente meritati”.

Tu, in qualità di playmaker, hai cercato di tenere unito il gruppo sui due lati del campo e di sviluppare al meglio il tuo lavoro: quanto ti delude la sconfitta?
“La delusione del post-Livorno è stata solo parziale perchè le sconfitte, aggiungo di misura, contro top-team come Livorno o Vigevano, ci stanno. Invece, quando rivolgo indietro lo sguardo e rifletto sul nostro percorso, vedo almeno sei-sette occasioni per essere veramente deluso e amareggiato. Quindi, la verità è che la posizione al vertice ce la siamo “ballata” in altre gare che, sulla carta, sembravano essere alla nostra portata. Mi riferisco, per esempio, alle partite perse contro Sangiorgese, Pavia andata e ritorno, Oleggio, le due Montecatini. In quelle gare non siamo stati all’altezza e, in ogni caso, abbiamo commesso errori imperdonabili per una squadra che aveva  messo nel mirino l’alta classifica”

Tuttavia, se parliamo di lotta per le zone nobili la sensazione, e purtroppo i numeri, dicono che Legnano Basket non sia esattamente attrezzata per questa corsa. Dietro a Tommy Marino, quasi sempre MVP, a Mike Sacchettini, a Jack Leardini, gli altri si sono visti solo a tratti…
“Ribadisco: dei riconoscimenti personali non me ne frega nulla. Avrei preferito essere indicato sempre come il peggiore in campo, pur di avere tanti punti in più in classifica per il mio Legnano Basket. Poi, è chiaro, in diverse occasioni sono stato costretto a forzare la mano scatenando qualche mugugno di disapprovazione, ma anche queste cose fanno parte del gioco e colpiscono i giocatori che, dimostrando coraggio, non si tirano mai indietro. Io, in carriera, mi sono sempre preso le mie responsabilità perchè è il mio dovere e perchè, sotto il profilo caratteriale, non mi sono mai nascosto. Credo di essere, anzi, lo sono certamente, uno che guarda la partita negli occhi e, ne sono consapevole, questo mio atteggiamento innesca critiche, spesso gratuite. Ma dal mio punto di vista essere giocatore, essere un leader è soprattutto questo e, piaccio o no, finchè avrò un pallone in mano continuerò a farlo. Infine, il mio compito è anche quello di aiutare i compagni perchè quando giochi partite di elevato livello tecnico, fisico ed emotivo si verificano delle situazioni che non puoi controllare. La tensione spesso annulla la voglia di fare e si trasforma in un micidiale “boomerang” che ti colpisce alle spalle. E, purtroppo, al nostro gruppo è capitato diverse volte”.

Il campionato, dopo la sosta per la Final Four di Coppa Italia, riprende e, per voi, ci sarà subito un impegno da brividi: la trasferta a Livorno in casa della Pielle: come descrivi il vostro futuro?
“Premessa: con Piombino e Herons Montecatini che nell’ultimo turno hanno messo a segno colpacci clamorosi a Vigevano e Omegna, la “faccenda” per il quarto posto diventa sempre più complicata. Però, detto questo, il mio pensiero è tanto semplice quanto pragmatico: dobbiamo fare la corsa solo su noi stessi e sulle nostre prestazioni. In sintesi significa solo una cosa: il quarto posto è ancora a portata di mano, ma dovremo vincere tutte le 8 partite che ci rimangono o, quantomeno, portare a casa una serie da 7 vittorie in 8 gare. Insomma: servirà una vera impresa ma, avendo un calendario più che favorevole, è l’unica speranza che ci rimane per rimettere decorosamente in piedi la nostra stagione e arrivare a giocarci i playoff con la serenità di chi ha fatto il proprio dovere fino in fondo”.

Massimo Turconi
Foto FB Legnano Basket

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