Uno dei temi più caldi pronto ad animare i prossimi mesi è sicuramente quello della riforma dello sport, con le novità annesse che porteranno a modificare il panorama sportivo dilettantistico e non.

Tra i vari campi che la nuova riforma andrà a toccare c’è la pallacanestro e per fare chiarezza su una tematica che negli ultimi tempi ha creato molti più dubbi rispetto alle risposte che ha saputo dare, abbiamo intervistato Francesco Fogato, DG del BasketBall Gallarate.

Intanto le chiedo di dissipare un po’ di nubi intorno alla nuova riforma sportiva, soprattutto in merito alla cancellazione del vincolo sportivo..
“Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. In questo momento i tesseramenti delle società valgono dai 13 ai 19 anni del ragazzo. Dall’entrata in vigore della riforma ogni ragazzo sarà libero di “firmare” dove vuole al termine della stagione. Fino ad oggi al 30 giugno scatta una sorta di “rinnovo automatico” del tesseramento; dall’entrata in vigore della riforma del primo luglio 2024 non sarà più così e ogni società avrà bisogno dell’approvazione del giocatore per rinnovare il “cartellino”. Viene così abolito il vincolo pluriennale”.

Le società come possono tutelarsi, perdendo il vincolo sportivo? Soprattutto rispetto ai premi legati alla crescita e sviluppo dei giocatori?
“Innanzitutto è stato mantenuto e riformato il sistema del “parametro”: con la riforma si ritorna alla vecchia parcellizzazione. Facendo un esempio molto banale: se io tessero (e alleno, ci investo, faccio crescere) un giocatore per il 50% del suo percorso giovanile, avrò, come ritorno, il 50% del valore del suo tesseramento senior per tutta la carriera. E’ chiaro che è una “rendita posticipata”: gli investimenti fatti oggi mi daranno i frutti domani (forse). Ma chi lavora nel Settore Giovanile sa bene che è cosi. E’ stata poi introdotta la possibilità di contrattazione tra società, permettendo da un lato a chi voglia investire, di farlo; chi vuole “monetizzare”, idem. Io non demonizzo a priori la circolazione di denaro nel basket giovanile: ci sono società che investono tanti, tanti soldi per portare avanti un lavoro serio; sono convinto che queste società possano impiegare i guadagni per alzare il livello degli investimenti. Chi voleva lucrare e lucrava prima sulla pelle dei ragazzi, lo farà oggi, domani e ancora dopodomani”

Il fatto che ci sarà questa libertà per i giocatori di cambiare squadra senza alcun vincolo, porta problemi alle società o no?
“Io penso che la questione sia molto semplice. Questa riforma è molto criticata perché noi in Italia non siamo abituati a risolvere i problemi che ci si pongono davanti, è più facile piangersi addosso che attivare un processo di problem solving o di investimento a lungo termine. Ti dirò di più, questa riforma può assolutamente essere vista, secondo me, come un’opportunità. Un’opportunità per le società di lavorare, investire le proprie risorse, umane ed economiche, in un processo di sviluppo che spinga i ragazzi a scegliere la propria società per giocare e crescere. Il vero problema è che tante realtà in questi anni hanno dato poca importanza all’area giovanile per spingere solo le prime squadre ed adesso si trovano di fronte a quella che può sembrare una situazione assolutamente insostenibile ma così non è. Io a Gallarate non ho mai trattenuto nessuno: abbiamo sempre prontamente informato le famiglie di ogni richiesta e risposto quando sono stati chiesti consigli in merito. Se un ragazzo decide di andare via è inutile forzarlo a rimanere. Io società, invece, devo capire il perché della scelta e fare le mie valutazioni; se posso migliorare, è giusto farlo. Se il ragazzo invece farà una scelta sbagliata, se ne renderà conto col tempo e sarà un suo personale momento di crescita. “Lasciar andare” oggi è vissuto come una sconfitta; a volte lo è, a volte è il contrario”.

Quante realtà hanno mosso o stanno muovendo remore verso questa nuova riforma?
“Tante, ma io ho una mia visione e la porto avanti. Ho già abbastanza da fare nell’HUB prima di guardare i giardini degli altri (ride, ndr). Non dico che tutte le previsioni della riforma siano perfette, ma sicuramente ci sono degli spunti positivi sui quali bisogna lavorare. Mi permetto solo una nota critica su “noi” dirigenti di Società sportive: che ci sarebbe stata la Riforma era noto da prima del Covid. Ora cadere dal pero e lamentarsi non mi sembra l’atteggiamento migliore”.

Possiamo quindi dire che questa nuova riforma può essere vista come una nuova opportunità e non solo essere demonizzata?
“Certo. Io per il lavoro che sto facendo a Gallarate ma più in generale nell’HUB del Sempione, la vedo e la devo vedere come un’opportunità. I conti li faremo con noi stessi tra qualche anno quando le prime “nidiate” di questo progetto arriveranno al mondo senior. Quest’anno abbiamo fatto esordire in campionati senior ragazzi del 2005, 2006 e 2007; questo è stato possibile grazie ad uno staff qualificato, ad allenatori coinvolti nel progetto e ad una vision comune.”.

Un altro argomento molto importante riguardante la riforma è il tema della contrattualistica sportiva..
“Ecco, qui secondo me le società dovrebbero maggiormente preoccuparsi. Non solo dei parametri che aumentano. E’ con la contrattualistica che si andrà infatti a creare un aggravio di costi che peserà sulle spalle delle società. Quelli che hanno un impiego nelle società, chi più chi meno, prendiamo ad esempio gli allenatori, saranno configurati come lavoratori. D’altra parte, c’è gente che lo fa di lavoro e non ha mai avuto una tutela. E’ una menata? Si, eccome. Costa? Si. Ma penso fosse inevitabile per garantire tutela ai lavoratori sportivi che, d’altro canto, dovranno essere consapevoli che le tutele costano. Riconoscendo giocatori e allenatori come lavoratori si dà valore a quello che fanno ed è giusto che sia così. Se poi c’è chi vuole andare avanti con altri metodi…non è affar mio. Noi, come Hub Del Sempione abbiamo già intrapreso la strada della trasparenza, abbiamo assunto come lavoratori dipendenti alcuni nostri collaboratori sportivi grazie all’operato di Luciano Milani che è riuscito a guardare al futuro già due anni fa e investire sulle persone grazie ai risultati del minibasket e del settore giovanile”.

Si passa così a vedere le società sportive non più come un passatempo ma come vere e proprie aziende..
“Io vedo il nostro HUB come un’azienda. Noi dobbiamo avere del personale il più qualificato possibile per avere poi il prodotto finale migliore possibile. Ci siamo strutturati e continuiamo a strutturarci con persone che hanno responsabilità e compiti in ogni area per questo. I volontari sono fondamentali così come le persone che prendono un rimborso, con la differenza che quest’ultimi non hanno mai visto riconoscersi alcun tipo di contributo pensionistico e questo non va bene. E’ giusto fare questo passo in avanti anche se richiederà uno sforzo da entrambe le parti”.

Alessandro Burin

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