Non c’è un altro posto al mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”, scriveva il filosofo francese Albert Camus, grande appassionato di pallone, oltre che di letteratura. Il rettangolo verde è da sempre l’ambientazione perfetta di storie di grandi emozioni, ma alcune, in casi eccezionali, assumono i tratti di vere e proprie favole. Un esempio? Domenica 16 aprile, Vista Vision Stadium di Pero, Club Milano contro Vogherese. Al 48′ minuto del primo tempo, in pieno recupero, il classe 2003 Panzani, autore del primo gol, è costretto a uscire per infortunio. Al suo posto subentra l’ancor più giovane Carlo Minelli, alla sua prima stagione in Eccellenza, direttamente dagli Allievi Regionali Under 17. Un minuto dopo il suo ingresso in campo, poco prima del rientro negli spogliatoi, ecco che arriva la sua prima rete in Eccellenza, sotto una tribuna gremita di tifosi, in una domenica da leoni, contro la prima in classifica. Ma non finisce qui, perché questa gioia indescrivibile è destinata ad aumentare con il secondo gol al 18′ della ripresa, che sigilla la partita sul risultato di 3-1. Una giornata indimenticabile per l’attaccante classe 2005, piccolo grande talento biancorosso che ad agosto spegnerà diciotto candeline.

Partiamo proprio dalla favola di domenica. Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai visto la rete gonfiarsi?
“Non me l’aspettavo. Entrare dalla panchina in una gara così importante, toccare il prima pallone dopo pochi secondi e fare gol è stato come realizzare un sogno. Tutta la partita per me è stata incredibile”.

Lacrime di gioia, il forte abbraccio dei compagni e un’esultanza che rispecchia quello che hai provato…
“Penso che quell’esultanza dopo il secondo gol sia la copertina perfetta della giornata di domenica. Ho pensato di fare quel gesto perché volevo far capire a tutti che per me segnare quella doppietta era come se stessi sognando”.

Da inizio stagione, nonostante la giovanissima età, ti sei ritagliato man mano un po’ di spazio, subentrando dalla panchina in otto partite. Com’è stato l’impatto con il “calcio dei grandi”? E con che spirito stai affrontando questa esperienza?
“Sono arrivato in Prima Squadra l’8 agosto. All’inizio è stato molto difficile, perché mi ritrovavo di colpo con compagni di squadra più grandi, più maturi e in quel momento anche molto più forti di me. I ragazzi, però, sono stati veramente disponibili e sin dal primo giorno mi hanno aiutato molto a integrarmi nel gruppo e così mi sono ambientato benissimo, anche con lo staff. In campo non è stato facile trovare spazio, vista la forte concorrenza nel mio ruolo, ma penso di aver sfruttato bene i minuti che ho avuto a disposizione, quindi sono contento”.

In una rosa con un’età media molto bassa, tu sei tra i più giovani in assoluto. Ti sei sentito particolarmente “coccolato” nel gruppo? C’è qualcuno che più di tutti ti ha preso sotto la sua ala protettiva?
“Uno in particolare non lo trovo, perché in realtà tutti mi hanno sempre trattato benissimo. Essendo il più piccolo, ho sempre potuto contare sull’aiuto di ognuno di loro e a volte mi sono preso anche qualche sgridata (ride, ndr), ma sempre a fin di bene, per diventare ancora più parte del gruppo”.

L’anno scorso, con gli Allievi Regionali U17, hai messo a segno la bellezza di 29 reti. Cosa puoi raccontarci di quella stagione? Per te è stata la più prolifica del settore giovanile?
“Sì, e ho avuto la fortuna di incontrare mister Mandelli, che mi ha fatto crescere molto e mi segue tuttora. È stata una stagione molto bella, sia personalmente, a livello di presenze, prestazioni e gol, sia collettivamente, visto che abbiamo vinto il campionato regionale. Dopo un’annata così, c’erano tutti i presupposti per aspettarmi una chiamata dalla Prima Squadra, come poi è successo”.

Con i tuoi diciassette anni, com’è stato l’impatto con i ritmi della Prima Squadra, considerando anche gli impegni scolastici?
“Allenandoci tutti i giorni tranne il lunedì, inizialmente ho avuto qualche difficoltà. Poi, però, mi sono organizzato e ho fatto tutto il possibile per essere sempre presente sia a scuola che al campo. Visto che la mia strada dovrebbe essere quella di giocare a calcio, voglio mettercela tutta”.

Oltre a quella biancorossa, qual è la tua fede calcistica? C’è un idolo a cui ti ispiri?
“Sono juventino. Un idolo in particolare non ce l’ho, perché penso più a me stesso e a fare bene, però da quando ero piccolo mi piace molto Dybala. È un giocatore in cui mi identifico come caratteristiche di gioco, anche se lui è sicuramente più forte (ride, ndr)… Ma tra qualche anno, chi lo sa (ride, ndr)“.

Qual è il tuo sogno nel cassetto, per questo finale di stagione e per il futuro?
“Per adesso vorrei finire al meglio la stagione, sperando di giocare qualche altro minuto o spezzone di partita; anche in base a come andranno queste ultime gare, vedremo poi cosa succederà. A me piacerebbe restare al Club Milano, perché è una società che punta molto sui giovani e in cui mi sto trovando benissimo. Il futuro dipende da come evolve la situazione e la mia speranza è di arrivare il più in alto possibile”.

Chiudiamo ritornando al presente: a tre partite dalla fine (contro Virtus Binasco, Magenta e Sestese) e con l’obiettivo playoff a un breve passo di distanza, che aria si respira al Club?
“C’è molta grinta e determinazione per provare a ottenere quello che ci siamo prefissati a inizio stagione. Siamo convinti di potercela fare e avremo bisogno di tre partite perfette per andarci a prendere il posto migliore nei playoff”.

Silvia Alabardi
(foto di Alberto Locati)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui