Se l’ultima giornata del Regionale Juniores B fosse una serie tv sarebbe sicuramente “24”, con quell’orologio digitale a scandire simultaneamente i tempi e le azioni di tutti i personaggi coinvolti nella trama. Con il Verbano già campione e la coppia Valceresio-Sestese in possesso del pass per i playoff, l’intreccio della storia passa alla zona retrocessione, nel quale un finale è già stato scritto (Cantello Belfortese retrocesso) ma ben altri sono ancora da compilare. Se l’Arsaghese può giocare con la consapevolezza di passare inevitabilmente dai playout per sopravvivere, Accademia BMV, Cuassese e Barbaiana puntano lo sguardo verso quegli ultimi due slot che significherebbero retrocessione diretta.

La Cuassese di mister Filippo Ferrarotto è obbligata a superare l’Arsaghese per tentare l’aggancio, attendendo però i risultati dagli altri campi, con Accademia BMV e Barbaiana a ospitare rispettivamente Besnatese e Cantello Belfortese. A parlarci del sabato che verrà ci pensa Andrea Siciliano, uno dei protagonisti della stagione biancorossa, cogliendo l’occasione per parlare dell’annata che va concludendosi e di molto altro.

Andrea, si preannuncia un sabato ad alta tensione.
“Esattamente, per noi sarà fondamentale provare a superare l’Arsaghese, ma siamo nella condizione in cui dobbiamo necessariamente osservare l’operato delle nostre dirette concorrenti e sperare che i loro risultati possano favorirci. I dieci punti che ci separano dalla Real Vanzaghese purtroppo creano i presupposti per una terza retrocessione, pertanto siamo obbligati a vincere quanto gli altri. Come sarà dura per noi, lo sarà anche per i nostri avversari: non abbiamo più scuse”.

Per voi è stata una stagione comunque ricca di emozioni, nella quale sei riuscito a marcare il tabellino per quattro volte: mica male per un difensore.
“A dire il vero sono arrivato a Cuasso con l’etichetta da difensore, ma di fatto ho giocato in ogni posizione: centrale di difesa e centrocampo, terzino, ala e attaccante. Sono quello che in genere viene chiamato jolly, mi colloco dove richiesto e cerco di dare il meglio. Questa duttilità penso abbia riscontrato l’interesse sia di mister Moschella che di mister Ferrarotto, ringraziando entrambi per il lavoro svolto assieme. È stata una stagione di alti e bassi, nella quale abbiamo avuto modo di approcciare a due idee di calcio diverse ma molto utili a noi giovani per imparare e acquisire esperienza. Con Ferrarotto ne abbiamo beneficiato sotto il profilo del gioco, acquisendo una nuova consapevolezza, ma anche l’apporto di mister Moschella nella prima parte di stagione è stato fondamentale. Senza di lui non sarei arrivato a Cuasso”.

Potendo scegliere, che ruolo preferisci fare?
“Ora come ora ti dico l’ala sinistra, perché mi piace sfruttare corsa e velocità, puntare l’uomo cercando la via del gol e aiutare in fase difensiva”.

Hai avuto modo di essere convocato anche con la prima squadra e accumulare minuti in campionato.
“Proprio così, sono stato chiamato quattro volte riuscendo sempre a scendere in campo, seppur per pochi minuti ma molto utili per accumulare esperienza. Anche con loro ho avuto modo di essere schierato in vari ruoli, dalla difesa all’attacco. Stando con i grandi si può respirare un clima differente, poiché approcciano agli allenamenti e alle partite con maturità, abbinando grinta e supporto reciproco”.   

Difendi i colori della Cuassese dalla scorsa estate, ma il tuo passato è legato a due squadre che quest’anno hai affrontato da avversario.
“Esattamente. Ho iniziato tra le fila del Bosto, società con la quale sono stato molto bene e ho avuto il piacere di essere capitano nella mia ultima stagione a Capolago. Eravamo una formazione che aveva la tendenza a vincere con le piccole e a faticare con le compagini più blasonate. Nel 2020 venni contattato dalla Sestese di mister De Stefano per far parte della rosa appena sbarcata nel campionato regionale. Abitando a Varese, non era certo una meta comoda da raggiungere, ma rappresentava una chance che non potevo ignorare. Iniziammo il torneo molto bene, racimolando nove punti in quattro partite, prima che il Covid costringesse la Federazione a sospendere i campionati. La seconda stagione invece è stata condizionata da un infortunio che mi ha costretto a stare fermo per parecchio tempo. Chiusa l’annata, la scorsa estate mi ero ripromesso di avvicinarmi a casa e si era creato il presupposto per tornare al Bosto, ma la società gialloblu non è riuscita ad accordarsi con la Sestese per via del premio di preparazione e tutto è sfumato. C’è stato anche un avvicinamento con la Valceresio che ho preferito però non approfondire”.

Un’estate movimentata.
“Ero ormai rassegnato, credevo che avrei perso la stagione. Già ponderavo l’idea di iscrivermi in palestra, quando mi è arrivato un messaggio inaspettato sul cellulare: mister Moschella mi scriveva dicendomi che la Cuassese era interessata a me, invitandomi al campo per parlarne a quattr’occhi con lui e i fratelli Pedoja. Quella comunicazione mi riempì di gioia, la stessa che ho provato quando ho visto quel prato così curato in ogni dettaglio, davvero impeccabile. Mi sono trovato bene fin da subito e per loro il premio di preparazione non era un problema, perciò non potevo rifiutare”.

Hai da poco compiuto diciotto anni, quindi frequenti ancora le scuole superiori. Spesso si dice che combinare studio e sport può risultare difficile: tu come riesci a convivere con questi due impegni?
“Non sono l’unico ragazzo che fa attività sportiva in contemporanea allo studio, conosco miei coetanei che si allenano praticamente tutti i giorni riuscendo comunque a trovare il tempo per studiare. Personalmente riesco a gestire bene le due cose, dando importanza ad entrambe. Può sembrare scontato, ma è fondamentale non procrastinare, cercando di stare al passo con i propri oneri in maniera costante”.

Oltre allo studio e allo sport, ti stai muovendo anche in ottica lavorativa, in contrapposizione con quel luogo comune che vede i giovani poco invogliati a buttarsi nel mondo del lavoro. In qualità di persona che sta per affacciarsi a questa realtà, come la vivi?
“Molto serenamente, voglio fare le mie esperienze e voglio capire cosa fare della mia vita, non avendo ancora chiaro quale strada professionale intraprendere. La mia intenzione è quella toccare quanti più ambiti possibili per far si che possa scattare quella scintilla che sappia indicarmi la via. Sinceramente non do molto peso a certe opinioni comuni, piuttosto sposterei l’attenzioni sul tempo che i genitori dedicano ai figli e su quanto effettivamente sanno su di loro. Ho amici e compagni di scuola che già alternano scuola e lavoro, amministrando quindi delle entrate economiche proprie, trovando comunque il tempo per fare sport e vita sociale. Penso che nella maggior parte dei casi i giovani si impegnino tanto, senza però vedere riconosciuti i loro sforzi”.

Dario Primerano

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