Per la prima volta da quando è tornata tra i professionisti, la Pro Patria non ha guadagnato il diritto a disputare i playoff. Il mancato conseguimento cambia però di poco (o di nulla), la valutazione sulla stagione biancoblu. Tanto più che nelle precedenti 4 occasioni aveva comunque messo insieme un solo passaggio di turno (l’anno passato a Lecco), accompagnato da 3 sconfitte sul campo e una a tavolino per mancata partecipazione nel post Covid 2020.

Ma quanto vale davvero il 2022/23 tigrotto? Ai punti (50), per salvezza acquisita e dimensione raggiunta l’annata è da considerarsi in ogni caso positiva. Un fatturato sportivo superiore ai 45 della stagione scorsa e ai 47 (con l’algoritmo) del già citato 2019/20 ma inferiore ai 57 (con 37 gare) del campionato da matricola (2018/19) e ai 61 (da record e quinto posto) del 2020/21. Da quando la Lega Pro ha allargato a 28 il numero delle partecipanti alla post season (2016/17), solo in 4 casi su 21 (sommando i 3 gironi), quota 50 non è stata sufficiente a raggiungere gli spareggi promozione. Precedenti che rendono il playoff lisciato dagli uomini di Vargas una circostanza più prossima all’eccezione che non alla regola. Basti dire che nei raggruppamenti B e C per accedere alla fase successiva quest’anno non sono serviti rispettivamente più di 47 e 46 punti. Proviamo però a calcolare il peso specifico del 12° posto biancoblu utilizzando alcuni parametri economici.

Valore di rosa

Secondo Transfermarkt.it, la Pro Patria dispone della 15^ rosa del Girone A per un valore complessivo stimato in 3.85 milioni di euro. Nella classifica finale i bustocchi si sono così messi alle spalle 6 squadre che (in ragione del valore attribuito), avrebbero dovuto chiudere davanti (Juventus Next Gen, Triestina, Mantova, Pro Vercelli, Trento e Sangiuliano City). Ma sono anche finiti dietro a 3 club (Pergolettese, Virtus Verona e Arzignano), con una (teorica) valutazione inferiore. Il saldo rappresenta comunque una piccola over performance rispetto a quanto plausibilmente atteso.

Monte salari

Discorso sovrapponibile anche sul piano salariale. Secondo una ricerca pubblicata da La Gazzetta dello Sport (e riportata qui il 17 novembre), la Pro Patria dispone del 42° monte salari della categoria (15° del Girone A). Con un’esposizione inferiore al milione di euro, il club di via Cà Bianca ha sopravanzato (Juve esclusa), 6 società più generose con il proprio parco giocatori (Triestina sopra i 6 milioni, Pro Vercelli e Trento sopra i 2, AlbinoLeffe e Mantova sopra il milione e mezzo, Piacenza oltre il milione). Restando dietro a 3 squadre (le solite Arzignano, Pergolettese e Virtus Verona), che hanno liquidato stipendi (di poco) inferiori. Considerato che il Novara ha pagato salari per 3 milioni e mezzo per soli 2 punti in più dei tigrotti, l’investimento è da considerarsi in pieno attivo tecnico.

Valorizzazione giocatori

Con la più bassa età media del Girone (Juventus a parte), la Pro Patria può vantare una rosa assolutamente futuribile: 28 giocatori per 23.6 di età media (22.11 per un attacco genuinamente under). Un investimento che pagherà cospicui dividendi anche in sede di contributi al minutaggio. Voce di bilancio che potrebbe coprire più del 50% del budget richiesto. Sul piano della forza lavoro, l’operato del DS Turotti ha composto un organico di 23 giocatori di proprietà (8 con contratto in scadenza oltre il 30 giugno 2023 e 5 provenienti dal Settore Giovanile), più 5 a titolo temporaneo. Tra questi, Del Favero e Perotti hanno visto il loro valore sensibilmente lievitato, Vezzoni lo ha visto consolidare mentre Rossi (causa infortunio) e Gavioli (per limitatissimo utilizzo), possono considerare questa come (eufemismo) una stagione interlocutoria. Il resto della rosa si è in larga parte apprezzato. Con notabile riferimento a Ndrecka (valore più che raddoppiato rispetto al suo approdo allo “Speroni”), Ferri e Piran. Discorso a parte merita Pitou che da 2004 ha già catalizzato l’interesse di club di prima fascia. Chiaro come su JP32 (e lo stesso Lombardoni), la Pro Patria potrebbe decidere di passare all’incasso. Conciliando le ambizioni individuali con le necessità di cassa.

In sintesi estrema, se sul fronte tecnico la 12^ moneta non può essere considerata completamente soddisfacente, sugli altri piani rappresenta solo la trasposizione numerica del valore attribuito alla squadra. Andare ai playoff avrebbe forse cambiato la forma. Non certo la sostanza.

Giovanni Castiglioni

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