Con 180 minuti d’anticipo rispetto al termine della stagione, domenica 23 aprile la Vogherese ha raggiunto aritmeticamente la promozione in Serie D. Il percorso dei ragazzi di Giacomotti è stato il vanto di un’intera città, dove il calore dei tifosi e la vicinanza alla squadra sono stati l’emblema fuori dal campo di questa cavalcata verso il successo.

Tra i giocatori simbolo di questa piazza vi è sicuramente Andrea De Toni, che sta per concludere la sua quarta annata con le strisce rossonere sul petto. Arrivato a Voghera dopo una lunga carriera sui campi di Serie D e Lega Pro, con le maglie di Lecco, Pordenone, Taranto e Pavia, il portiere classe 1994 sta pregustando insieme ai compagni la festa ufficiale che esploderà al triplice fischio dell’ultima giornata, la gara casalinga contro l’Ardor Lazzate in programma questa domenica 7 maggio. La degna e meritata chiusura di una stagione che per il numero 1 era stata scombussolata dalla severa sentenza del giudice sportivo dopo la baraonda del derby di andata contro l’Oltrepò: un episodio lontano, ormai definitivamente alle spalle, che non ha in alcun modo scalfito la costanza e determinazione dell’estremo difensore, fiero di quanto ottenuto insieme alla squadra.

Cosa rappresenta una vittoria del genere, coronamento di una stagione passata in gran parte in solitaria al primo posto?
“È una soddisfazione incredibile, soprattutto perché abbiamo disputato un campionato lungo in una categoria dove non ci sono partite facili, dato che anche le squadre sulla carta più agevoli possono nascondere insidie, come il campo o alcune loro caratteristiche di gioco. Vincere non può mai essere dato per scontato e farlo così, restando da fine ottobre/inizio novembre in testa, è veramente un grande risultato. Anche l’anno scorso avevamo fatto un buon campionato, ma eravamo partiti male e avevamo rincorso le prime fin da subito… e quando passi tanto tempo a rincorrere, alla fine la stanchezza si fa sentire. Quest’anno, invece, siamo riusciti a stare sempre davanti; non per questo la vittoria finale è stata più facile, ma sicuramente partire con questo vantaggio ci ha aiutati”.

In effetti, sin dalle prime partite l’impressione generale era che questa Vogherese avesse una marcia in più. Questa consapevolezza vi ha reso ancora più forti? O ha anche aumentato la pressione?
“All’inizio, in realtà, c’erano alcune perplessità riguardo alla squadra, perché avevamo perso l’intero reparto difensivo, che l’anno scorso era uno dei più forti della categoria, e quindi eravamo partiti con questo grosso punto di domanda. Secondo me, però, i nuovi difensori si sono comportati addirittura meglio e ci abbiamo messo poco a trovare la quadra. Sin dal ritiro estivo abbiamo creato un gruppo molto forte e questo affiatamento ha fatto la differenza”.

Con 26 gol subiti, di cui solo 9 nella vostra roccaforte, siete la seconda miglior difesa del girone, con la miglior differenza reti in assoluto. Qual è il fattore più importante per ottenere questo risultato?
“Se casa nostra è un fortino è perché ci sentiamo più forti grazie al pubblico. Penso che in Eccellenza nessuno abbia un tifo come il nostro, neanche altre piazze importanti come Pavia, dove c’è comunque un buon seguito. Per noi è come scendere in campo con un giocatore in più e la consapevolezza di essere forti, unita al sostegno dagli spalti, ci ha portato dove siamo ora. Il fatto è che si è creata una forte alchimia tra la squadra, lo staff e il pubblico, che non solo in casa ma anche in trasferta ci dà sempre una grossa mano. Penso che quando si va a giocare su altri campi sapendo di avere tante persone al seguito, si ha un motivo in più per non sottovalutare l’avversario e per affrontare sempre ogni partita come se fosse una finale. Ecco, credo che questo sia stato uno dei vantaggi di questa stagione”.

A pochi giorni dalla grande festa che vi aspetta dopo l’ultima partita, che sensazioni si percepiscono in tutto l’ambiente rossonero?
“C’è un entusiasmo incredibile. Domenica ci sarà un corteo, la settimana dopo saremo convocati in comune e quella successiva ci sarà un’altra festa a cui ci hanno chiesto di partecipare. Erano anni che Voghera non vinceva e si è risvegliata questa forte passione attorno alla squadra. Secondo me, la differenza tra Voghera e le altre piazze è che qui ti senti un giocatore a tutti gli effetti, perché quando cammini per strada, la gente ti ferma e fa domande. È una città molto coinvolta, che vive di calcio, quindi sia quando le cose vanno bene che quando vanno male, tutto ciò che riguarda la squadra viene amplificato. In una stagione strepitosa come questa, l’interesse del pubblico è stato un plus”.

Per te in particolare, l’ultima partita della stagione avrà un sapore ancora più speciale…
“Domenica arriverò a cento presenze e non poteva esserci giornata migliore per festeggiarle. È un piccolo traguardo, ma una grande soddisfazione. Domenica scorsa ho siglato la novantanovesima entrando negli ultimi cinque minuti, perché era giusto che giocasse il nostro giovane (Kristian Lorenzon, ndr). Quando ero squalificato ha fatto molto bene, quindi ne approfitto per fargli i complimenti”.

Aprendo una parentesi personale, come hai vissuto questa stagione in cui ti sei visto obbligato a un lungo periodo di stop?
“Quando ti capita uno stop del genere, l’unico modo per uscirne è lavorare il doppio di prima. In quel periodo mi sono allenato duramente per migliorarmi e non pensare troppo alla squalifica, e penso che sia stato questo il segreto per tornare ai livelli di inizio stagione. Dieci partite sono tante, soprattutto per un portiere, perché lontano dal campo si perdono distanze e situazioni di gioco. Fortunatamente, però, dal punto di vista mentale sono molto forte e non mi sono arreso. Oltre a questo, tutto l’ambiente mi ha sempre fatto sentire la sua vicinanza. Dopotutto avevo commesso un errore, ma tutti quelli che mi conoscono sanno che tipo di persona sono, quindi non mi è mai mancato il loro appoggio. Se al contrario mi fossero andati contro, sarebbe stato difficile riemergere. C’è anche da dire che dopo il mio rientro ci sono state partite in cui ho subito pochi tiri e alcune domeniche mi sono addirittura sentito uno spettatore non pagante (ride, ndr). Doveroso il ringraziamento alla difesa, che è stata superlativa in tutti i suoi membri, con Bacaloni, Allodi, Puka e Galimberti che hanno fatto un’ottima stagione”.

A chi vorreste dedicare gli sforzi e le gioie di questa annata?
“Prima di tutto dedichiamo questa vittoria a noi stessi, perché sappiamo bene quanto sangue sputiamo in allenamento e quanta voglia avevamo di toglierci questa soddisfazione, in primis noi ragazzi arrivati nel 2019, che abbiamo creduto nel progetto quando Voghera era praticamente in macerie. Già all’epoca avevamo sposato la causa, nonostante tutto, e penso che questo titolo sia il giusto premio per la decisione presa. Una dedica d’obbligo va ovviamente al Presidente, che in questi quattro anni ci ha seguito quotidianamente motivandoci a tornare in Serie D. Anche in tempi non sospetti, è sempre stato convinto che questa squadra avrebbe raggiunto l’obiettivo, tant’è che è stato il primo a credere nella promozione e uno dei grandi artefici di questa impresa. Ci siamo riusciti da squadra, in cui ovviamente sono inclusi il mister, lo staff tecnico e la dirigenza, a cui va un’altra dedica speciale. Ringraziamo anche la città e i nostri tifosi e un pensiero personale è per tutte le persone che mi sono state vicine nei momenti difficili”.

Guardando all’immediato futuro, potremmo a breve rivederti tra i pali della Serie D?
“Quando quattro anni fa decisi di venire qui, arrivavo dalla retrocessione in Eccellenza col Pavia, quindi sin da allora il mio obiettivo è stato di tornare in D con la Vogherese. Ora che ci sono riuscito, vorrei che Voghera continuasse ad essere casa mia”.


Silvia Alabardi

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