
Come anticipato da Antonio Rosati durante la presentazione dell’organigramma 20233/24 del Città di Varese, il lavoro biancorosso parte da lontano e si radica nel settore giovanile e nelle strutture, ma inevitabilmente è la Prima Squadra a catalizzare l’attenzione e, a fine giugno, tutto questo si traduce nelle aspettative che i tifosi nutrono sulla prossima stagione.
Davide Raineri e Corrado Cotta avranno il compito di costruire e guidare la squadra chiamata a riscattare l’ultimo anno nettamente al di sotto della attese ed entrambi, in piena filosofia societaria, dimostrano di avere le idee chiare. “Una squadra che non soffra – esordisce il direttore sportivo – si costruisce chiamando giocatori che conoscano il peso di questa maglia e che capiscano il valore del sacrificio, l’importanza di giocare in una piazza del genere. Siamo a Varese: basterebbe solo dire a ogni giocatore questa frase e valutare la sua reazione per capire se ci sono i margini per proseguire. Rinnovi? Sfido chiunque a guardare la rosa dello scorso anno e tagliar fuori tutti. Purtroppo qualcosa non ha funzionato, ma il valore dei giocatori non si discute: si parla con chiunque e si capisce se c’è la possibilità di andare avanti. Le ufficialità, comunque, arriveranno solo da luglio e nel momento in cui saremo certi della categoria“.
Dello stesso avviso il mister che, senza troppi giri di parole, esordisce dicendo: “Dal mio Varese voglio personalità. Voglio giocatori propensi al sacrificio, ma soprattutto pronti a vivere dal punto di vista mentale una piazza del genere. Chi fa questo lavoro trova stimoli ogni giorno e a Varese bisogna trovarne anche di più. Sono onorato della chiamata e sono pronto alla nuova stagione: inizieremo con una buona preparazione atletica per arrivare al meglio all’inizio del campionato e affrontare nel migliore dei modi la stagione. I tifosi? Mi ricollego al discorso mentale: bisogna essere in grado, società, mister e allenatori, di avere un rapporto chiaro e diretto con i nostri sostenitori per riuscire ad affrontare nel migliore dei modi successi e difficoltà. Non giriamoci intorno: Varese è una piazza ambiziosa, difficile, ma di riflesso può dare tantissimo“.
Matteo Carraro